Apro gli occhi lentamente, ci metto qualche secondo per ricordare cosa mi è successo, intorno a me c'è solo buio, cerco di alzarmi ma sento la testa girare vorticosamente. Resto seduta per alcuni secondi e i miei occhi iniziano ad abituarsi alla poca luce, sono sopra ad un matarasso che si trova a terra e con solo un lenzuolo, mi guardo intorno e non ci sono mobili, niente di niente, solo la porta, un gabinetto all'angolo e una piccola finestra sprangata con delle assi di legno, mi avvicino per cercarle di aprire ma niente, tuttto inutile.
Sento il respiro che accelera, mi sto facendo prendere dal panico e questo non va bene, non riesco a capire chi abbia potuto farmi questo, inizio ad avere paura, vedo una fascio di luce che entra da sotto la porta, mi avvicino al materasso e prego che non mi venga fatto del male ma prego sopratutto per il bambino.
La serratura scatta e la porta si apre di schianto, vengo accecata dalla luce che entra e stringo gli occhi in due fessure."Finalmente ti sei svegliata" quella voce, la sua voce. Il cuore smette per un attimo di battere, la pelle si riempie di brividi
"Tu?" Non so come ma le parole escono fuori da sole senza che io possa controllarle
"Chi ti aspettavi che fosse, sono mesi che ti sono dietro. Vedo che sei andata avanti ora esci con un ragazzo" avanza di un passo e io ne faccio uno indietro. Non mi sbagliavo, non ero paranoica, tutte quelle volte che mi sentivo osservata e in pericolo. Avrei dovuto stare più attenta, stupida, stupida, stupida.
"Cosa vuoi da me Francesco, perché mi hai portata qui?" Cerco di nascondere la mia paura è di sembrare forte, devo farlo, lo conosco e so che se mi mostro debole lui ne approfitterà.
"Sei stata molto maleducata con me, non puoi scappare così, cosa credevi che non ti avrei trovato. Non sei così furba Fifi." Appena sento pronunciare quel soprannome sento la bile risalire su per la gola, ma la costringo a scendere giù.
In un attimo si avvicina e stringe i miei capelli in un pugno
"Lasciami, mi fai male. Cosa vuoi da me?" Quasi urlo
"Non ti lascio, tu sei mia lo sei sempre stata hai capito" cerco di staccargli la mano dai miei capelli, ma non ci riesco
"Io non sarò mai tua e mai lo sono stata .." non riesco neanche a finire la frase che uno schiaffo colpisce la mia guancia, cado a terra come un sacco di patate
"Fai la brava fifi o uscirai da qui in una bara". Finalmente se ne va sbattendo la portaVorrei piangere, urlare, chiedere aiuto ma non so dove mi trovo e non posso permettermi di farlo arrabbiare, mi accarezzo lentamente la pancia.
"Non preoccuparti piccolo, ti proteggerò io"
Mi alzo e vado verso la finestra, cerco un piccolo spiraglio per capire dove mi trovo, mi aggrappo ad un asse e mi alzo leggermente, guardo nella piccola fessura che si trova fra le due assi, vedo solo terra e alberi, sono in un posto isolato. È inutile chiedere aiuto, forse non uscirò mai da questa stanza, mi lascio cadere pesantemente sul materasso e porto le ginocchia al petto.
Mille domande affollano la mia mante, come faranno a trovarmi, hanno già scoperto che mi hanno rapita, quanto tempo è passato da quando sono uscita di casa, mi copro la faccia con le mani. voglio solo uscire di qui e riabbracciare la mia famiglia, vorrei vedere il viso di Travis che si illumina, mentre con occhi pieni di orgoglio guarda il test, vorrei sentire la risata di ty mentre corre ad abbracciarmi e vorrei vedere lo sguardo forte e rassicurante di mia madre. Almeno loro sono al sicuro e con questo pensiero caso in un sonno profondo.Apro gli occhi e la stanza è ancora più scura, credo che sia sera, faccio per alzarmi ma inciampo in qualcosa mi avvicino per vedere meglio e c'è un vassoio con del cibo, c'è del pane, un bicchiere d'acqua e della pasta al pomodoro, uno dei miei piatti preferiti. Ha sempre fatto così, dopo avermi colpito ha sempre cercato di farsi perdonare, ma non questa volta, ora sono diversa e lui non ha più alcun potere su di me. Bevo l'acqua e do un morso al pane, sarà la gravidanza ma il mio stomaco non smette di brontolare, non vorrei ma devo mangiare, devo farlo per il mio piccolino.
Dopo aver mangiato il panino giro un po' per la stanza, sento i nervi a fior di pelle, sto impazzendo in questa stanza ad aspettare che lui rientri per ricevere altri colpi, mi avvicino alla porta e mi abbasso per vedere se riesco a guardare fuori, appena avvicino la faccia alla fessura si accende la luce nell'altra stanza, mi stacco subito e corro sul materasso, cerco di calmare il respiro ma non è facile.
Appena entra guarda prima me poi il piatto, vedo subita la sue espressione che si trasforma
"Non hai mangiato" afferma
"Si, ho mangiato il pane" si passa una mano fra i capelli in segno di frustrazione
"Vedi sei tu che rendi tutto difficile, io ci sto provando ad essere gentile ma tu mi sfidi di continuo" lancia il vassoio per aria e tutto il contenuto si rovescia e imbratta parte della parete e parte del pavimento.
" ma cosa vuoi da me? Dopo tutto questo tempo sbuchi dal nulla e pretendi chi sa cosa, tra noi è finita tanto tempo fa solo per colpa tua." Gli urlo contro
"Non mi meriti e prima ero solo troppo piccola per capirlo, ma ora tu non sei più niente, e puoi richiudermi per tutto il tempo che vuoi ma non mi avrai mai"
"Sta zitta"
"Sei solo un uomo piccolo è insicuro, puoi sentirti forte solo colpendo una donna perché sai bene che contro un vero uomo vali zero"
"Devi stare zitta" urla
Mi sbatte contro il muro e stringe le mani al collo, mi sento mancare l'aria è il peso delle sue mani sulla gola, cerco di prendere fiato mentre lui gode della mia espressione terrorizzata, ma non gli darò quello che vuole, nonostante il poco ossigeno sorrido con aria di sfida, lui vuole sentirsi forte e io farò di tutto per farlo sentire debole. Allenta di poco la presa e io ne approfitto per assestargli un calcio nelle palle, non sono sicura di colpire il punto giusto ma devo tentare.
Appena lo colpisco si piega in due dal dolore, né approfitto per dargli una ginocchiata in faccia, si accascia a terra e io corro verso la porta, non so dove andare ma l'unica cosa che faccio é correre, percorro un corridoio poi svolto a destra dove trovo la cucina e sul fondo c'è una porta, mi affretto a raggiungerla, pochi passi e sono fuori di qui, ma non riesco neanche a toccare la maniglia perché lui mi afferra per i capelli e mi sbatte con forza a terra, urlo dal dolore sento come tante piccole lamé nel polso sinistro, cerco di rialzarmi ma un calcio mi prende in piena faccia, sento il sangue che fuoriesce dal naso e dalla bocca, urlo, ma riesco a non piangere, vorrei scappare ma vedo tutto sfuocato.
"Sei solo una stupida puttana" dice con rabbia mentre mi afferra per i piedi e mi trascina nella stanza, cerco di aggrapparmi a qualsiasi cosa, ma lui tira più forte, sento le unghie che si alzano ma non demordo
"Lasciami, bastardo" urlo
"Mi hai rotto le palle" non so se è un pungo o un calcio, ma tutto diventa nero e indistinto, forse sono svenuta, forse sono morta, me lo auguro.
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Ricominciare a vivere
RomanceUna ragazza che ha affrontato di tutto nella vita conosce l'uomo che può aiutarla a superare tutto, ma lei sarà pronta per lasciarsi andare o il suo muro e troppo spesso per distruggerlo. È la mia prima storia quindi non siate troppo duri con me. Gr...