Parte 12

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All'ora di pranzo scendo giù a dare una mano alle ragazze per distrarmi. "Permesso!" Dico "Ciao Angel!" Dice Cammi. Silvia ride mentre guarda Celia tutta rossa "C-C-ciao" balbetta. "Stai bene? Hai la febbre?" E mi avvicino per toccarle la fronte con la mano. Diventa ancora più rossa. Strano. "Non hai la febbre ma cerca di riguardarti" dico. Annuisce. "Vi posso aiutare?" Chiedo "Certo stiamo facendo un dolce per risollevarvi il morale" la mia attenzione si quadruplica alla parola "Dolce". "Siete fantastiche" dico guardando Celia. É ancora rossa. Avrà il raffreddore. Dopo un'ora abbiamo finito manca solo lo zucchero a velo sulla ciambella. Motivo per cui sono in bilico su una sedia. "Stai attento" esclama Cammi "Tranquilla" "Chiamiamo Jack" dice Silvia "Oh mio fratello! Sai é alto" risponde Celia. "Chi é?" Le chiedo. "Jude Sharp" "Cosa?! Il depravato é qui?" Dico furiosa ma questo mi fa sbilanciare ancora di più e cadere all'indietro. "Attenta!" Urla qualcuno dietro di me. Dopo un po' apro un occhio "Sono morta?" "No stupida!" Sono a cavalcioni su Caleb. Si alza e si strofina la testa dolorante. Mi prende per i fianchi e mi sposta delicatamente"Oh scusa!" "Stai bene?" Chiede. Annuisco. Mi alzo e in punta di piedi gli prendo la testa e gliela giro "Sicuro di stare bene?" Annuisce e mi accarezza i capelli "Certo che pesi tu eh?" Sorrido "Neanche tu scherzi con il tuo enorme brutto carattere" "Ehm Angel..." Ci voltiamo verso Cammi. "Si?" Vedo che ha in mano il mio cappello. "Uh cavolo..." "Certo che sei sempre la solita sbadata" dice Caleb con aria rassegnata. Mi nascondo dietro di lui e gli stringo la maglietta in pugno come faccio sempre quando sono nei guai. Celia é sbiancata mentre Silvia con aria sbigottita mi dice "L'allenatore lo sa?" "Si e anche Hillman. Vi prego mantenete il segreto!" Le supplico. "Perché?" Dice Celia con gli occhi lucidi "Non lo so. Hillman non me lo ha detto..." Ma lei corre via. Guardo Caleb confusa. Forse non sta bene. "Tranquilla" risponde Silvia "Davvero? Grazie! Ma Celia sta male? Vado a vedere..." Ma caleb mi prende per il colletto e mi riporta vicino a se "Hai già combinato abbastanza danni" "Eh?" "Meglio che vada io" dice Silvia. Annuisco ancora più confusa. Guardo l'orologio. "Oh le 13,30! Devo andare!" "Vengo con te!" Dice Caleb. Lo guardo e annuisco. Sarebbe inutile provare a farlo desistere. "Dove andate? Il papà ha detto che non possiamo uscire!" Dice Cammi preoccupata. Rimetto il cappello che mi sta porgendo. "Deve é un'emergenza" dico e corriamo giù per le scale. "Mister noi dobbiamo uscire" dico seria. Non risponde e continua a sfogliare il libro. "La prego. In verità dobbiamo andare in ospedale." Lui ci guarda "va bene ma appena finite..." "Torneremo subito" lui annuisce e ritorna al suo libro mentre noi usciamo.

Appena siamo abbastanza lontani decido di togliermi il cappello. Mi volto verso Caleb che sta camminando con le mani in tasca. "Dimmi Caleb tu ci tieni a questo torneo?" Chiedo "Ovvio" "E come mai non cerchi di andare d'accordo almeno un pochino con gli altri? Dai loro una possibilità. In fondo l'hai data ad una svitata come me no?" Lui scuote la testa "E me ne pento ogni giorno" "Davvero?" Chiedo preoccupata. Fa un ghigno "Nah!" Sorrido "Posso chiamarti ora fratellone?" In tutta risposta mi guarda malissimo. "Fratellone!" Rido scappando avanti. "Se ti prendo..." Arriviamo davanti all'ospedale. L'infermiera Maria é alla reception. Mi conosce ormai da moltissimo tempo. É una donna sulla cinquantina, imponente, con capelli corti scuri e occhiali con il vetro talmente spesso che la fanno sembrare una talpa. Ma é dolcissima. "Angel! Piccola mia come stai?" Dice girando dietro il bancone e dandomi uno dei suoi soliti abbracci "mozza fiato" (letteralmente). Quando mi lascia riesco a rispondere "Alla grande Maria! É bello essere liberi!" "Mi fa piacere! Oh ma c'è anche Caleb! Come stai caro?" Lui so volta e borbotta "Non c'è male" ridiamo insieme. "Si imbarazza sempre" sussurro a Maria sghignazzando "Sembra un duro ma secondo me sta arrossendo" mi risponde. Caleb si volta effettivamente rosso e sbraita "Guardate che vi sento!" Ridiamo ancora più forte. Maria mi allunga alcune carte da firmare ed altre da portare al medico. Dopo vari esami di controllo faccio rientrare Caleb nello studio del medico. Lui lo guarda sconvolto. "I tuoi genitori?" Mi chiede. Sospiro. É nuovo "Se sa dov'è mio padre mi faccia il piacere di dirmelo" mi guarda ancora più incerto. Fortunatamente arriva un'infermiera che mi conosce e dice "É tutto a posto dottore non é la prima volta" "Va bene. Allora le tue condizioni sono stabili per ora. Tuttavia non deve sottoporre il suo corpo ad uno stress eccessivo. Aspettiamo i risultati degli esami appena fatti per una diagnosi completa ed una eventuale riduzione di medicinali" "Perfetto. La ringrazio infinitamente" dico alzandomi e facendo l'inchino. "Il prossimo controllo..." Ehm io non so se ci sarò" dico. Sorride. "Tranquilla pensavo all'anno prossimo tuttavia aspettiamo i risultati. Dovrebbero essere pronti per la prossima settimana. La chiamerò per un ultimo riscontro" annuisco "Arrivederci" e ce ne andiamo.

"Visto nulla di grave!" Dico a Caleb "Se lo dici tu" "Sei ancora preoccupato?". Non mi risponde e continua a camminare. Allora mi piazzo davanti a lui bloccandolo e sospiro "Quando prima ci hai sgridato pensavo avessi solo voglia di litigare ma dopo mi sono resa conto che in realtà anche tu pensi che il mister abbia qualcosa in mente" lui ghigna in tutta risposta. "Ovviamente. A proposito ho sentito che hai discusso con Sharp." Incrocio le braccia infastidita "É stupido" dico "Per me ti piace" "Cosa? Deve ancora nascere una persona in grado di essere amata da me più del calcio" "Vedremo!" "E poi se mai dovesse accadere risvegliami" dico ridendo. "Angel che ne dici di allenarci?" Strabuzzo gli occhi "Ma il mister ha detto..." "Il mister ha detto che non possiamo uscire dal dormitorio. Ma pensa. Le camere sono grandi. E anche i corridoi" Ci rifletto "Hai ragione! Ma che bravo il mio fratellone!" Dico scompigliandogli la cresta. "Già, già... Eh? Cosa hai detto?" Prima che lui realizzasse con l'enorme ego che si ritrova io ho avuto il tempo di andare avanti per diversi metri. "Torna qui!" "Non ci penso nemmeno!" Mi fermo di colpo.

AngelWhere stories live. Discover now