Quattro

3.1K 221 13
                                    

Claudio

Erano passati ormai un paio di giorni dalla sera in cui l'avevo rivisto e non riuscivo togliermi dalla mente l'immagine di quegli occhi scrutatori che per qualche minuto, mi avevano imbarazzato.

Occhi che un tempo, mi sarebbe bastato guardare pochi secondi per leggerci dentro quello che gli frullava nella mente.

Quella sera però non fu così, guardandoli non riuscii a carpirci nulla, se non estraneità.
Vedevo solo quel nero profondo trafiggermi e restituirmi il dolore che in cinque anni gli avevo causato.

Sapevo di avergli fatto male e di averlo ferito in modo irreparabile prima ancora di scrivere quel messaggio.

Ero sparito dalla sua vita lasciando il vuoto.
Ma questo non significa che il vuoto non me lo sia portato dietro.
Io ero tutto per lui esattamente così, come lui lo era per me.

Io, senza Mario, il vuoto ce l'avevo dentro.

Stupore, delusione e rancore, non sapevo quale sentimento prevaleva in lui.

Ero sicuro che ci potesse essere di tutto in quel nero, ma non odio.

Mario è un rancoroso, testardo e sa ferirti con uno sguardo più che con una parola.
Ma è incapace di odiare.
È puro, buono e la cattiveria non fa parte di lui.

Mentre nella mia mente scorrono a ripetizione le immagini di quell' incontro, il suono del telefono che squilla si fa spazio tra i miei pensieri. Sopra lo schermo compare il nome di Paolo.

Da quello che ho potuto vedere, è evidente una certa sintonia tra lui e Mario.

Non so per quale motivo, ma vederli così affiatati mi manda su di giri, forse perché mi ricorda quando noi eravamo ancora così uniti.

È normale che Mario dopo cinque anni abbia ampliato il suo giro di amicizie, infondo l'ho fatto anche io.
Ma egoisticamente avrei voluto che non lo facesse.

Ho sbagliato perché sono io ad essermene andato, ma pensare che qualcuno possa aver preso il mio posto ed istaurato con lui un rapporto come lo avevamo noi, non mi va proprio giù.

Scorro sul telefono per accettare la chiamata.

"Pronto" fingo un tono entusiasta.

"Ciao Claudio, Martina mi ha detto di dirti che questa sera vorrebbe mangiare una pizza per passare del tempo tutti insieme che non sia per lavoro, ti va di venire?" lui invece sembra davvero entusiasta.

"Si certo" chissà se ci sarà anche lui.

"Bene allora ci vediamo alla pizzeria vicino al Romeo's per le ... 21? Che ne pensi?"

"Certo va bene" sospiro un po' deluso perché il mio interlocutore non mi ha dato l'informazione che volevo.

"Perfetto, a dopo" lancio il telefono sul letto.

Paolo sembra una brava persona.
È disponibile, simpatico e anche se a primo acchito non sembrava aver grande fiducia nei miei confronti, devo dire di essermi trovato molto bene a lavorare con lui la scorsa sera.

Tuttavia l'essere all'oscuro di quello che è il suo rapporto con Mario, mi mette agitazione.

Perché è lì che va il mio pensiero appena chiudo la chiamata.
Mario.

Fra tre ore forse l'avrei rivisto e sarei stato a tavola con lui, cosa che non succedeva ormai da tempi remoti.
Tutto questo mi rende nervoso, allo stesso tempo dubbioso ed anche un po' impaurito.

E se Mario non avesse accettato di venire perché sa che ci sono io?
Continuo a tormentarmi inutilmente mentre mi abbottono la camicia anche se so che l'unica cosa che posso fare è aspettare stasera.

Randagi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora