Ventisei

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Mario

I giorni passano, io provo a dimenticare e le cose con Claudio sembrano sistemarsi.

Ieri sera siamo andati a mangiare la pizza insieme e, per un secondo, mi sono quasi illuso di essere tornato indietro nel tempo, e di aver vissuto solo un brutto sogno.

Il lavoro in negozio mi sta distruggendo e la pioggia in questi giorni non aiuta il mio umore.
Mi mette tristezza, ma paradossalmente mi lascia uno strano senso di pace interiore.

Oggi stacco un po' prima, voglio tornare a casa e preparare la cena a Claudio.

Ha passato l'intera giornata dai suoi e stamattina era davvero entusiasta.
Sono felice abbia trovato la forza di raccontarsi, ma la cosa che mi riempie di orgoglio è il fatto che i suoi genitori non si siano fermati al giudizio e alla paura, ma abbiano accettato Claudio per l'uomo fantastico che è, a prescindere dalla sua sessualità.

Contro ogni aspettativa la sua confessione lo ha aiutato a ricucire i rapporti con loro, addirittura mi ha più volte proposto di andare a casa in veste di fidanzato, ma io non mi sento ancora del tutto pronto a questo passo.

Almeno finché non avrò accettato quello che mi è successo e sarò riuscito ad accantonarlo, più che superarlo.

Recupero le mie cose dallo stanzino dello staff e mi dirigo verso l'uscita del negozio mentre faccio cenno ai miei colleghi che sto andando via.

Oggi Verona è fredda, più del solito.
Sarà l'aria di novembre o il vento che tira, ma l'unica cosa che desidero è rincasare ed immergermi nei miei ambienti.

Percorro il centro velocemente e arrivo a casa.

Quando entro noto che Claudio ancora non è rincasato, così ne approfitto per mettermi all'opera.
Mi cambio velocemente e torno in cucina.

Apparecchio la tavola ed inizio a cucinare quando dopo una mezz'ora a catturare la mia attenzione è il rumore della porta che si chiude.

"Mariooo" è arrivato.

Sento i suoi passi farsi più vicini e lo vedo fare capolino in cucina tutto infreddolito con il suo cappellino nero ed il ciuffo abbassato che appena ne fuoriesce.

Gli sorrido mentre si avvicina per lasciarmi un bacio sulla guancia "Ciao.." mi sussurra sul collo mentre mi stringe i fianchi da dietro.

Sorrido anch'io per quel contatto innocente "vai a cambiarti che è quasi pronto."

Sbuffa "agli ordini capo" e si mette sugli attenti come un soldato facendomi sorridere, oltre che con la bocca, persino con gli occhi.

"Mario.." mi volto per guardarlo e lo vedo sparire in salotto per poi fare subito ritorno in cucina con un pacchettino fra le mani.

"Tieni.." me lo porge ed io lo guardo curioso e sorpreso.

"Cos'è?" afferro il pacchetto e mi faccio più vicino a lui.

"Aprilo no?" annuisco ed inizio a scartarlo, ma senza smettere di guardare quegli occhi verdi nemmeno per un secondo.

Poco mi interessa dei regali quando il regalo più grande sono quei due diamanti che brillano per me.

Quando scosto la carta dalla scatola resto sorpreso ed intenerito davanti al suo pensiero.

"Ho pensato ti servisse, non puoi andare in giro con quello" indica il mio telefono poggiato sul tavolo con lo schermo ormai in pezzi.

"Grazie.." abbasso lo sguardo spaesato perché il ricordo di quel momento mi scorre velocemente nella mente.

Per scacciarlo cerco l'unico modo possibile, mi avvicino a lui e decido di baciarlo prima lentamente, poi mi faccio trascinare dall'istinto.

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