Claudio"Mi hai abbandonato a me stesso."
È vero lo avevo fatto.
Ero stato egoista, avevo pensato a me e non a noi.Avevo escluso il fatto che lui, una volta metabolizzato l'accaduto, sarebbe stato anche peggio di me.
E così procedeva da giorni.
Quelle parole mi tormentavano, perché ero consapevole di tutto il male che gli avevo provocato.
Sentirsi sputare in faccia la verità fa sempre male, soprattutto se a farlo è una persona a cui tieni.Specialmente se a farlo è Mario.
Quella sera, dopo tanto tempo, mi sono immerso nuovamente in quei due pozzi neri.
Occhi diversi rispetto a qualche anno fa, privi di emozioni.
O meglio le emozioni c'erano, ma io non riuscivo più a leggerle.
Percepivo il suo sguardo freddo e distante.Ho sempre avuto paura di un possibile confronto e forse è per questo che a suo tempo, non ho avuto nemmeno la forza di parlargli.
Da buon codardo, infatti, ho deciso di farlo tramite un messaggio senza dargli modo di replicare.
Solo ora mi rendo conto di quanto io mi senta triste e perso senza di lui.
Perché adesso capisco che, quella che per me era una situazione momentanea, in realtà si era già ben definita da tempo.Mi rendo conto che il mio temporeggiare era direttamente proporzionale alla distanza che ogni giorno si interponeva tra me e lui.
Sono solo.
Ma me lo merito infondo, anche se io ho sofferto quanto lui in tutti questi anni.Abbiamo sofferto in modo diverso è vero, ma abbiamo sofferto entrambi a causa mia.
Il fatto è che non mi sono mai preoccupato realmente di come potesse stare.
Io ero circondato di amici, mi sentivo bene con la mia immagine, ma non con me stesso.
Non mi mancava nulla, almeno in apparenza.Lui no, a parte me non aveva nessuno e per di più doveva accettare se stesso contando solo sulle sue forze.
Aveva sempre faticato ad aprirsi perché lui è così, da cento, ma ha paura di riceve meno di cinquanta.
Sento il telefono vibrare, ed i miei pensieri si interrompono.
È un messaggio di Alex."stasera Berfi's?" blocco lo schermo e lo ignoro, ma arriva una seconda notifica.
"Laura non fa altro che chiedermi di te dato che sei sparito"
Laura.
Mario mi aveva visto con lei al negozio di abbigliamento in cui lavora.
La tensione era palese quel giorno ed io, non so per quale motivo, ma davanti al suo sguardo mi sono vergognato.
Mi sono vergognato di ciò che voglio sembrare, ma che forse non sono.Digito velocemente una risposta al messaggio "Febbre. Per sta volta passo, ma di a Laura che la chiamo."
Sono giorni che sto chiuso in casa ed esco solo per andare al lavoro.
Questa situazione mi sta sfuggendo di mano, mi sento schiacciato.Non ce la faccio più a tenermi questo peso dentro, ho bisogno di parlarne con qualcuno, ma di certo non posso farlo con Alex.
Lui mi ha influenzato, Mario ha ragione, ed io non ho fatto nulla per evitarlo.
Anzi, in tutti questi anni l'ho assecondato nelle sue battute ed ho così contribuito a ferire Mario.
Ma ogni volta che lo facevo, ferivo anche me stesso.
Era una lama a doppio taglio che faceva male a me, quanto a lui.Ho bisogno di tornare a respirare, ma oltre ad Alex non ho nessuno.
Nessuno che sia capace di ascoltare.Penso e rimugino finché non arrivo alla soluzione più assurda, ma forse più sensata.
Paolo.
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Randagi
Fanfiction•Opera coperta da COPYRIGHT• Tutti abbiamo un cuore incompleto ed impieghiamo la nostra breve esistenza a cercare, forse invano, la parte mancante. Vaghiamo come randagi senza una direzione in cerca dell'amore. Perché la vita ci fa incontrare il nos...