MarioCome sempre, mi ritrovo al Romeo's con qualche ora d'anticipo prima che la serata abbia inizio.
Oggi c'è stato lo scarico al locale, ed essendo arrivato prima, Giulio mi ha chiesto gentilmente di iniziare a sistemare le bottiglie in magazzino e riporre le mancanti negli scaffali del bar.
Il venerdì sera in genere c'è sempre tanta gente ed è difficile gestire tutto al meglio, specialmente se lo staff non è al completo.
Paolo infatti arriverà in ritardo e Martina stasera non ci sarà perché si sente poco bene quindi, di conseguenza, io avrò più lavoro da fare.
Ma di questo non importa perché più lavoro significa meno contatto con Claudio, anche se implica maggiore vicinanza fisica.Tra una cosa e un'altra ne approfitto per cambiarmi.
Mi sfilo la giacca di jeans e percepisco quel leggero brivido sulla pelle segno che l'estate sta finendo.
Inizio a cercare la camicia nel mio zaino.
Come sempre decisamente black.
Il nero è il mio colore.
È la somma di tutti i colori.
È eleganza e malinconia.Quel brivido lo sento scivolare lungo la schiena e avverto un leggero tremore quando mi sfilo la maglia ed improvvisamente mi sento osservato da qualcuno.
So di non essere più solo in quella stanza ed istintivamente mi giro e lo vedo di fronte a me.
Non avevo neppure avvertito il rumore della porta aprirsi.
Lo sorprendo a fissarmi e poi lo vedo abbassare subito lo sguardo sulle casse piene a terra.Mi copro velocemente con la maglia che mi ero appena tolto.
"Scusa.." sento l'imbarazzo nel suo tono "non pensavo di.." si blocca per poi continuare "Giulio mi ha mandato qui per.." indica le bottiglie affianco a lui.
Mi volto velocemente ed afferro la camicia "tranquillo" il mio tono è rigido e il fatto che sento i suoi occhi puntati addosso non mi aiuta.
Che cosa vuoi Claudio?
Mi abbottono la camicia e mi volto, quando lo vedo sollevare una cassa per riporla su una mensola.
Sbanda un po' forse per il troppo peso e senza pensarci "attento" mi avvicino a lui e lo aiuto.
"Grazie.." abbassa lo sguardo e china la testa.Mi abbasso per sollevare la seconda cassa quando lo vedo fare lo stesso e rivolgersi a me "aspetta ti.. aiuto " ed è un momento.
Le nostre mani si sfiorano ed i nostri occhi si fondono gli uni negli altri.
Ritraggo le mie quasi scottato da quel contatto e mi tiro indietro.
Vedo confusione nel suo sguardo "forse ce la fai da solo.." azzardo mentre torno verso il mio zainetto per finire di piegare i panni di cui mi ero svestito poco prima."Si.. forse si.." sento i suoi passi e percepisco la sua vicinanza.
"Mario.. forse.. dovremmo" sospira ed io chiudo gli occhi e stringo i denti "parlare non credi?"
E non so se è una semplice domanda o più un suo reale bisogno.
Sospiro e mi mordo il labbro nervoso e indeciso sul da farsi.
"Non mi sembra il momento" cerco di sembrare il più deciso possibile, ma forse non convinco nemmeno me stesso."D'accordo e quando potrebbe essere il.. momento? " il suo tono sa di necessità.
"Cla.." mi volto e incateno i miei occhi ai suoi forse per davvero dopo troppo tempo "sono cinque anni che se mi incontri per strada mi eviti, cinque anni che non mi degni di un ciao."
Respiro forte perché non posso permettermi di crollare adesso.
"Cinque anni che mi tratti come un appestato" stringo i pugni per non piangere "direi che il momento giusto è passato da tempo."Faccio per dirigermi verso la porta quando le sue parole mi trafiggono.
"Pensi che io non sia stato male?" urla contro di me.
Le mie gambe decidono di bloccarsi.
"Pensi che non abbia sofferto?"Alza ulteriormente il tono di voce ed io mi faccio piccolo sotto quelle parole che mi schiacciano.
"Ho avuto paura, della gente si, ma anche paura di me stesso."
Sento la sua voce che trema, ma non gli darò la soddisfazione di guardare i miei occhi che potrebbero tradire la mia voluta, se pur finta, indifferenza.
"Sono scappato è vero, ma l'ho fatto perché non ci ho capito più nulla"
si avvicina e mi afferra un braccio per costringermi a girarmi.
Per costringermi a guardarlo negli occhi."Io non ho una giustificazione da darti, né una da dare a me stesso. Semplicemente non so perché l'ho fatto."
Nei suoi occhi ci vedo la paura, la tristezza e il pentimento."Mi ripetevo sempre che era solo un momento e che si sarebbe risolto, ma poi non avevo mai coraggio di risolvere" stringe la presa sul mio braccio quando mi vede abbassare lo sguardo.
Claudio ha bisogno che gli creda, ma io proprio non ce la faccio.
"Mario.. non sapevo cosa fare volevo solo scrollarmi di dosso quella sensazione di disagio..."
Disagio.
Io per lui ero stato una sensazione di disagio.
A questo punto non ce la faccio più a stare zitto e attacco."Claudio ero ubriaco cazzo. Lo vuoi capire?!"
Punto il dito su di lui."Lo so Mario e ti chiedo scusa" il suo tono pacato non serve a calmare la mia rabbia.
Scrollo il braccio e mi libero dalla sua presa."No non lo sai, altrimenti affrontavi le cose parlando e risolvevi il problema"
Ed ora mi sento un vulcano che erutta fuori tutto quello che si è tenuto dentro per anni."Mario avrei volut.." non lo lascio finire.
"No non volevi, perché altrimenti lo avresti fatto, invece di prendermi per il culo mattina e sera con i tuoi nuovi amici".
Esplodo e gli restituisco quel dolore che mi ha causato e che sono stato fin troppo bravo a portarmi dentro.
"Ma sai che ti dico, ti meriti gente così, perché tu sei come loro.""Mario io non.." lo vedo abbassare lo sguardo in difficoltà.
E finalmente gli gridò a gran voce quella delusione immensa che ho deciso di non condividere mai con nessuno."Mi dicevi di non sentirmi sbagliato quando sei stato il primo a farmici sentire" colpisco una volta.
"Eri il mio appiglio" due.
"Eri l'unico che mi dava forza" tre volte.
"L'unico di cui mi fidavo, l'unico con cui mi confidavo".
Quattro, cinque, sei pugnalate gli avrebbero fatto meno male delle mie parole.Perché io se voglio, so come ferire Claudio.
"Mario lo sai che per me valeva lo stesso" la sua voce è bassa quasi come se mi stesse confidando un segreto.
"No Claudio, tu mi hai abbandonato a me stesso."
Lo vedo guardarmi ferito da quel veleno che gli stavo sputando volutamente addosso, ma non ce la facevo più.Doveva capire.
Prendo tutta la poca forza che mi resta ed incateno i miei occhi nei suoi adesso feriti.
Spingo fuori il mio rancore "non ti permetterò di farlo di nuovo."
Mi volto ed esco.
Lo lascio lì, a combattere con i suoi mostri.Solo con i suoi rimorsi.
«Pugnalami alle spalle perché tanto io non sento più dolore.
Se vuoi farmi male guarda in faccia e mira dritto al cuore »
• Fedez / Nel mio piccolo •
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Randagi
Fanfiction•Opera coperta da COPYRIGHT• Tutti abbiamo un cuore incompleto ed impieghiamo la nostra breve esistenza a cercare, forse invano, la parte mancante. Vaghiamo come randagi senza una direzione in cerca dell'amore. Perché la vita ci fa incontrare il nos...