Dieci 2.0

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Claudio

La serata è terminata da poco, e siamo tutti intenti nel sistemare il locale per poi, finalmente, tornarcene ognuno a casa propria.

Sono stanco, esausto, perché sono giorni che non riesco a dormire a causa di quel chiodo fisso che mi tormenta e non mi abbandona mai... Mario.

L'altra sera a casa di Paolo, ho potuto stringerlo di nuovo e coccolarmelo mentre dormiva e a sua insaputa.

Il mio fisico però ne sta risentendo, così come anche la mia mente, e sto cercando di mascherarlo il più possibile, ma tuttavia fallendo miseramente.

So che qui fuori ci sono Alex e il resto del gruppo ad aspettarmi li sento ridere e schiamazzare, consapevole del fatto che oggi hanno alzato un po' troppo il gomito.

Continuo a strofinare la pezza sul bancone, anche se per quanto è pulito mi ci potrei specchiare su, ma non mi muovo di qui perché Mario si sta andando a cambiare e non vorrei si creassero situazioni imbarazzanti come qualche settimana fa.

Sistemo le bottiglie nel bar e dopo pochi minuti lo intravedo avviarsi verso l'uscita sul retro.
Ed è in quel momento che decido di andarmi a cambiare anche io.

Il magazzino è gelido rispetto al locale, probabilmente perché ha una finestra che da sul parcheggio, che è aperta e bloccata così da tempo, senza possibilità di essere chiusa.
Si gela e cerco di sbrigarmi perché rischio di ibernare.

Sento delle voci arrivare distintamente proprio da quell'apertura.

È Alex che sta parlando con qualcuno, ma non riesco a seguire bene il suo discorso finché ad un certo punto non alza la voce, ma il tono ora è diverso, non più ironico.
È freddo e tremendamente serio.

Non riesco a capire a chi si stia rivolgendo e non gli do tanta importanza finchè non sento quelle frasi e mi paralizzo.

"eccolo il succhia cazzi"
"ti vedo come lo guardi"
"ancora non ti è passata la cottarella femminuccia?"

In quel momento capisco, realizzo perfettamente a chi sono riferite quelle parole.

Cerco di rivestirmi velocemente, corro fuori e raggiungo la voce di Alex.

La scena che mi si presenta davanti è orribile.
Mi fermo qualche istante paralizzato incapace di muovermi, di pensare o di agire.

Alex si sta accanendo con rabbia sul corpo di Mario accasciato per terra e con gli occhi semichiusi.

Mi sveglio dal mio stato di trans e mi precipito verso di lui scacciando via Alex e prendendogli il viso fra le mani
"Mario sono qui".

Entro nel panico quando vedo il sangue e Mario che non mi risponde nonostante io continui ad urlare il suo nome "Mario ti prego..".

Provo a scuoterlo, ma nulla.

Sento Paolo urlare da lontano, ma non capisco cosa sta succedendo sento tutto offuscato intorno a me.

"Paolo chiama un'ambulanza!"

L'aria inizia a mancare ed in questo momento non so più come si respira e forse neanche come si vive.

"Claudio stanno arrivando, calmati, cerchiamo di aiutare Mario"
Ma io non lo ascolto, continuo a carezzare il volto di Mario che non mi risponde.
"Mario ti prego dimmi se mi senti.."
È inerme, respira, ma non da segni.

Siamo entrambi chinati su di lui e l'ultima cosa che vorrei fare in questo momento è lasciarlo solo, ma so che posso contare su Paolo per qualche minuto.

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