Capitolo 13

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Sammy's pov

Mi rigiro tra le lenzuola, senza riuscire a prendere sonno.
Durante il mio "appuntamento" con Clayton, lui non ha fatto altro che complimentarsi con me per essere riuscita a trovare un ragazzo.
Quello che, però, non ha notato, è stata la mia incoerenza. Un attimo prima gli ho detto di stare ancora male per lui e l'attimo dopo ho confessato di avere un ragazzo.

Mi sono letteralmente arrampicata sugli specchi, e la mia brillante idea non mi sembra più così brillante.
Dylan è come un fratello per me, ma non me la sento di chiedergli una cosa così importante. Dovrebbe fingere di essere il mio fidanzato, tenermi la mano in pubblico e baciarmi.

Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, a quel fatidico giorno in cui Clayton mi chiese di essere la sua finta fidanzata.
Mi ricordo tutto perfettamente, mi ero ripromessa di non ricascarci ed invece eccomi qui.
Incatenata nella mia stessa bugia.
Uscirne non sarà così facile, io lo so bene.

Dylan accetterà, so che lo farà. Non è questo che mi preoccupa, piuttosto ho paura di combinare un casino e non riuscire a risolvere le cose con Clayton.
Lui potrebbe allontanarsi definitamente da me e decidere di provare a far innamorare quella ragazza.
Non voglio un'altra delusione, non riuscirei a sopportarla.
Ma come faccio? Mancano pochi giorni al ritorno di Tyler a Malibu e a quello di Clayton al college.
Senza Tyler nulla a senso e senza Clayton il mio cuore non esiste.

Mi sento tra due fuochi, inerme e senza speranze.
Mi odio per aver permesso a me stessa di provare amore nei confronti del biondo.
Non mi sarei mai dovuta innamorare di lui, dei suoi occhi così intensi e così sinceri.

Erano sinceri anche quando la sua bocca mentiva spudoratamente?
Si, lo erano...

Scosto le coperte dal mio corpo e vado a controllare la culla in cui dorme mio figlio.
Ha il visino rivolto verso di me e la boccuccia leggermente aperta.
È bellissimo con le sue guance paffute e i lineamenti del padre.
All'anagrafe si chiama Evan James Douglas ma non nego di desiderare che Fred lo riconosca come figlio.
Merita di portare il cognome Baker, così come merita di essere cullato dal padre.

Ecco perché, dopo pranzo, ho deciso che lo porterò da Fred.

****

Suono il citofono e aspetto. Una voce fuoriesce dall'altoparlante e la riconosco subito. Si tratta di Sylvie, la bella francesina incinta.

"Ciao Sylvie, sono Sammy." Apre il cancello e, a grandi passi, raggiungo il portone d'ingresso.

La porta si spalanca, rivelando la figura slanciata della ragazza.
Non sembra in forma, e so il perché.
La gravidanza può essere molto stressante e dolorosa, i primi mesi sono quelli più a rischio.
È così che ho passato i primi tre mesi di gravidanza, in vestaglia e con il colorito simile a quello di un cadavere.

"Ciao Samantha, accomodati pure."

La ringrazio e avanzo dentro casa con Evan tra le braccia.
Il bimbo si guarda attorno, spaesato, ed io faccio cenno a Sylvie di prenderlo in braccio.
La ragazza si illumina e si avvicina a noi. Le passo mio figlio e lei lo guarda con un amore che non riesco a spiegare.

Come faccio ad allontanare mio figlio da una famiglia come la loro?
Non potrei mai...

Dalle scale scende Fred, con accanto Clarissa.
Subito i miei occhi si riempiono di lacrime e, quando si fermano per osservarmi, mi butto tra le braccia della piccola.
Mi è mancata da morire e mi dispiace averla trascurata.
L'altro giorno ero troppo presa dai miei problemi ma adesso non permetterò a niente di mettersi tra di noi.
La abbraccio forte e lei inizia a piangere e a singhiozzare.

Un fidanzato per finta 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora