Capitolo 8

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CAPITOLO 8

La mattina dopo non lo vidi, rimasi sdraiata sul materasso della stanza per molto tempo.
Non volevo alzarmi.
Volevo restare lì, l'unico posto che mi faceva stare bene per adesso.
Non c'erano preoccupazioni, non pensavo a niente e credo che fosse un bene, se mi fossi ripetuta mentalmente tutto quello che mi era successo in quel periodo....
Probabilmente sarei impazzita.

Talvolta smettevo di guardare un punto vuoto sul soffitto della stanza che avevo precedentemente individuato per guardarne un altro.
Non capivo se mi stavo annoiando o se ero semplicemente triste.
Optai per la prima, per quale ragione dovevo essere triste?
Per il fatto che lui mi ha dato uno schiaffo?
Ne ho presi tanti, da uomini come lui che sanno solo alzare le mani.

"Aiuto!"
Sollevai la testa di scatto quando sentii una voce urlare, pensai fosse un altra allucinazione ma la voce pareva umana.

"Per favore qualcuno mi aiuti!"
Era la voce di un bambino, mi alzai di corsa pronta per scendere le scale ma esitai alla fine.
No.....
Avevo davvero paura.
Paura di scendere e di ritrovare sangue ovunque e un bambino morto, di ritrovarmi lui....

Ma se non vado lo troverò comunque.
Ci pensai molto e scesi le scale, la voce intanto continuava a gridare.
"Qualcuno mi aiuti, vi prego!"
Cercai di velocizzarmi, arrivai in salotto e notai la porta spalancata di una stanza in cui non ero mai entrata.
Con timore entrai.

La prima cosa che vidi erano delle scale, misi un piede su un gradino e lo sentii scricchiolare.
Scesi le scale e mi ritrovai in un altra stanza.
Sebbene fosse abbastanza buio, poca luce penetrava da due piccole finestre a fianco di un mobile, ma la cosa che catturó la mia attenzione fu ciò che si trovava nel centro della stanza.

Un pozzo.

Lentamente feci qualche passo in avanti, notai da lontano che il pozzo era fatto di pietra e che era un po' rovinato.
Tesissima mi affacciai sul pozzo.
Non vidi niente, era tutto buio.

"Per favore aiutami...."
Sussurró qualcuno alla mia destra, presi uno spavento sentendo improvvisamente la voce così vicina.
Mi allontanai dal pozzo e guardai nella direzione della voce.
Un bambino che doveva avere sette anni era rintanato in un angolo della stanza.

Lentamente mi avvicinai.
"Stai bene?"
Chiesi piano e preoccupata.
"S-si, ti prego slegami"
Vidi che era legato con una corda a un pesante mobile.
"A-adesso cerco qualcosa..."
Dissi balbettendo, quella situazione mi faceva paura.
Cercai qualcosa di appuntito ma con scarsi risultati, guardai in un cassetto di uno dei tanti mobile e finalmente trovai un taglierino.
"Adesso ti slego"
Gli dissi sicura e determinata, dovevo farlo uscire da lì.

"T-ti prego fa presto,non voglio che ritorni..."
Non gli chiesi a chi si riferiva, nella mia testa lo sapevo già ma non volevo sentirlo dire.
Non volevo sentire la verità.
"Ho quasi fatto"
Dissi cercando di sbrigarmi, dopo altri tre movimenti con il taglierino, tagliai la corda.
Buttai senza importanza il taglierino a terra e presi tra le mie mani i polsi del bambino, come pensavo, erano rossi.

"Mi dispiac-"
Non riuscii a finire la frase che il bambino mi abbracció, sentivo che tremava dalla paura e come biasimarlo?
"Grazie, grazie"
Continuava a ripetere, come risposta ricambiai l'abbraccio.
Capii che stava piangendo quando sentii il mio vestito bagnato.

"Ti prego no, non piangere..."
Non sopportavo vedere il dolore di un bambino così piccolo davanti ai miei occhi.
Sciolse l'abbraccio e mi guardò.
"Ma io sto piangendo perché sono felice, mi hai aiutato, grazie"
Disse frettoloso, non potei fare a meno di notare quanto fosse dolce e adorabile.
Si formò un sorriso sul mio volto.

Tutto contento si alzò e indietreggió in direzione del pozzo.
"Grazie, grazie, sono felice"
Continuava con la sua buffa voce facendomi ridere e vedendo che ridevo continuava, sempre più vicino al pozzo.

"Grazie ancora, sono troppo felice, sono troppo felice e contento, graz-"
Una mano bianca spuntó dal pozzo e lo afferrò per la caviglia.
Non ebbe nemmeno il tempo di gridare che era già sparito dentro il pozzo.
"No!"
Gridai, mi alzai e avanzai verso il pozzo.

Una mano bianca uscì dal pozzo, si appoggiò su una roccia e poi spuntó l'altra mano che fece la stessa identica cosa.
Qualcosa nel frattempo si stava sollevando, sgranai i miei occhi quando vidi il clown uscire dal pozzo come un contorsionista.
"Ciao mia cara"
Disse sorridendo.

"C-che cosa gli h-hai fatto?"
Chiesi balbettando, ridacchió e si passò una mano sullo stomaco.
"Avevo un po' fame ed è stato uno spuntino meraviglioso"
Smisi di guardarlo e fissai un punto vuoto della stanza.
Morto.
Quel bambino era sicuramente morto.

Non parlammo per qualche minuto poi lo sentii ridacchiare.
"Che c'è ti ho tolto le parole di bocca?"
Chiese ridendo, quella raccapricciante risata...

"Perché?" La mia voce risuonó dura e severa.
Da qualche parte in questo momento c'è una madre che sta piangendo per la scomparsa del suo bambino, un bambino che rideva con me fino a qualche minuto fa e adesso lui è morto, solamente che lei non lo sa.
Non sa che non potrà mai più riabbracciarlo.
Smise di ridere.

"Perché? Perché? Perché?"
Ripeté iniziando nuovamente a ridere.
Fui disgustata.
"Come puoi fare questo a un bambino? Un bambino.
Sono le creature più innocenti del mondo.." esitai "Più di me..."

Inclinó la testa verso destra e mi guardò come arrabbiato.
"Come? Come?"
Si avvicinò a grandi passi verso di me, indietreggiai fino a toccare con la schiena il muro freddo.

I nostri volti a poca distanza.

"Ti dirò una cosa ragazzina"
Se fosse stato....qualcun'altro mi sarei molto arrabbiata con lui per il 'ragazzina'.

"Quegli esseri innocenti, come li chiami tu, io li odio, provo una forte rabbia nei loro confronti.
Quelle creature meravigliose, come le chiami tu, sono irritanti e provo gioia a farli soffrire e a strozzarli come se fossero galline"
Si avvicinò al mio orecchio.
"Quei bambini, sono il mio nutrimento preferito, amo dilaniarli e ucciderli, lacerare la loro pelle con i miei denti affilati e sentirli gridare di dolore.
Amo cacciarli, strapparli alle loro famiglie, privarli delle loro vite e dei loro organi interni e fidati quando ti dico che niente potrà mai farmi sentire in colpa"

Sussurró, la determinazione delle sue parole e il suo discorso mi spaventarono molto.
Erano le parole di un mostro.
D'un tratto abbassó lo sguardo e la mia vita venne circondata dal suo braccio.
Mi sollevò in avanti tenendomi stretta per la vita e appoggiò il mento nell'incavo del mio collo, chiusi gli occhi.
Il suo respiro sul mio collo, mi fece venire i brividi e mi sentii rilassata.
Respiró qualche minuto sul mio collo prima di staccarsi e lasciare la mia vita.

Riaprii gli occhi e lo guardai.
Sollevò un dito del suo guanto bianco e lo posò sulle mie pupille costringendomi a chiudere di nuovo gli occhi.
"Ciao ciao Rose"
Quando non sentii più il contatto sulle pupille li riaprii ma lui era già sparito.

Spazio autrice:
Allora mentre scrivevo questo capitolo ero super tesa, stavo scrivendo sulla poltrona di spalle ed ero ansiosa come se stessi vivendo quella scena.
Poi è comparsa mia nonna e tipo ho fatto un salto che spiderman si deve spostare.

Reputo questo capitolo abbastanza intenso, mi spiego.
Non credo sia un capitolo "pervy" (anche se alla fine avete sclerato dite la verità) ma comunque la scena del bambino ho fatto in modo che fosse più realistica possibile.
Aggiornerò lunedì sera e perdonatemi se trovate qualche errore ma vi ricordo che scrivo con il telefono.
A lunedì

𝐓𝐀𝐆, 𝐘𝐎𝐔'𝐑𝐄 𝐈𝐓- Bill SkarsgårdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora