Capitolo 25

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CAPITOLO 25
                  

E così la rubai.
Non fu un vero e proprio rapimento, perciò sì, la rubai a quel mondo schifoso.

La portai con me, nelle fogne.
Non si lamentò, ne gridò, aveva sempre voluto scappare da lassù.
Non sapevo perché non l'avevo ancora toccata, mai sfiorata, temevo forse di poterla rompere come una bambola?
Perché è questo che lei era, una bambola.

Adoravo vedere le sue smorfie quando il puzzo di fogna diventata insopportabile, adoravo vedere quando facevo qualcosa di strano o insolito per lei, come cercava di nascondere i suoi timidi sorrisi.
Ma mi provocava, eccome se lo faceva.

Non mi lamentai mai del suo modo di vestirsi, di come girava allegramente, per quelli che furono chiamati Barren molto tempo dopo, vestita come voleva.
Era uno spirito libero o forse, non le interessava.

Quando tornavo dalle mie battute di caccia, facevo attenzione a non farmi vedere, avevo paura che il sangue la paralizzasse, che tremasse e cercasse di scappare da me, ma non fu mai così.
Lei era davvero coraggiosa, poche volte provò paura in mia presenza e in quei momenti, riusciva a superarla.
La paura non la bloccava, l'accendeva.

Invece, mi sorprendevo di come le brillassero gli occhi dopo poco tempo che ero mancato.
E quando mi intravedeva mi saltava addosso, facendo aderire i nostri corpi, provocandomi oltre i miei limiti.
Solo allora, quei vestiti di colori molto chiari diventavano un ostacolo per me, una tentazione.
Avrei voluto strapparli e riempirli di sangue, ma (fortunatamente) si staccava qualche minuto dopo, guardandomi negli occhi e in quel momento, ero veramente fottuto.

Mi sorrideva, felice, e i suoi occhi parlavano per lei.
Le sue lunghe trecce che adorava farsi durante la mia assenza, le incorniciavano il viso rendendolo angelico, allora il desiderio di farla mia passava, e io ero felice.

                        Memorie del Circo
                               Atto terzo:
                                  Lolita

Un giro, due giri, tre giri.
Daccapo.
Un giro, due giri, tre giri.
Daccapo.
Un giro, due giri, tre giri.
Daccapo.

E così tutto il giorno.

La ragazza seduta sulla pila di libri che aveva trovato nelle fogne si alzò e prese fra le sue mani bianche un pezzo di vetro, anch'esso trovato tra i rifiuti.
Era fortunata che riuscisse a specchiarsi in esso.
Ed era ancora più fortunata, quando vide che le sue lunghe trecce erano venute bene.

Posò il pezzo di vetro e sventolò le sue trecce per l'aria, senza un preciso motivo solo per il gusto di farlo.
Dopo questo, si rimise seduta sulla pila di libri e strinse assieme le sue mani, si torturò una piccola pellicina e mosse nervosamente i piedi.
Continuò a concentrarsi sulla pellicina per un tempo che le parve infinito, annoiata decise di dare finalmente un occhiata al suo orologio.

Glielo aveva regalato suo padre, ma ancora non aveva trovato il coraggio di buttarlo via.

Ma quando sarebbe tornato?
Quanto ci metteva a cacciare?
E poi cosa cacciava?

Erano domande che Diane si faceva quotidianamente, tutti i giorni, senza mai trovare effettivamente una risposta.
'Probabilmente a Pennywise piace la carne' aveva pensato non molti giorni prima.
Tornava sempre macchiato di sangue, ma a lei non importava, forse non poteva mangiare altro.

Notò che il calzino sinistro era più basso rispetto al destro, colse quell'inutile occasione per rialzarlo e finalmente, fare qualcosa.
Aspettò un bel po'.

Poi sentì il solito rumore.
Si alzò e la sua testa scattò in direzione del corridoio delle fogne.
Il suono prodotto dai campanelli aumentò e subito, lei vide Pennywise alla fine del corridoio.

Senza aspettare che facesse o dicesse qualcosa, corse verso di lui e quando lo raggiunse, gli saltò addosso.
Strinse le sue braccia dietro al suo collo e Pennywise continuò a camminare, con lei attaccata a lui.
Fece qualche passo mentre i campanelli risuonavano e i pompon arancioni si muovevano, poi la appoggiò su un vecchio mobiletto.
Diane non si mosse, rimase ferma e guardò Pennywise davanti a lei in piedi che la osservava.

Lei gli rivolse soltanto il suo sorriso, e non poté mancare un commento di It.

"Sei sempre così allegra a quest'ora del giorno?" Chiese notando il suo sorriso, più strano del solito.
Lei scoppiò a ridere e si alzò.

"Sei buffo, be' in realtà..." si spostò un ciuffo ribelle dalla fronte.
"Volevo chiederti una cosa" disse alzandosi difronte a lui, era molto più bassa.

"Sai che giorno è domani?" Chiese sfregandosi nervosamente le mani.
Alzò lo sguardo e vide che Pennywise ancora non parlava.
"È il mio compleanno, e....vorrei tanto vedere le stelle"
Parlò, incrociò le dita e lanciò uno sguardo al clown per vedere la sua reazione.

Il clown in risposta, le dette le spalle e iniziò a girovagare per la grande discarica, seguito da Diane come un cane.

"Non capisco perché me lo domandi, non mi hai mai chiesto il permesso di andare"
Disse, continuando a girovagare, calciando qualche volta una o due lattine di Coca.

"In effetti è questo il punto, io volevo....speravo che tu venissi con me"
Il clown si fermò immediatamente, ancora dando le spalle a Diane.
Si girò lentamente e la guardò negli occhi.
"Vuoi che io venga con te?"
Lei sorride timidamente e annuì.

It non sapeva cosa fare.
Era una prova della Tartaruga? Doveva rifiutare? Accettare?
Forse doveva iniziare a credere a quelle cavolate che raccontava Chüd?

Lanciò un occhiata alla ragazzina, vide che guardava in basso e si sfregava le mani.
Non seppe cosa fare.
Non voleva rovinare niente.

Chüd l'aveva maledetto e lui aveva capito, nell'attimo esatto in cui stava per ucciderla, che era lei.
Era lei la ragazza della maledizione, dopo tanto l'aveva trovata.
Gli era bastato cercare bene e ora lei era lì.
Doveva solo tenersela buona e controllarsi  dal suo istinto, e sarebbe riuscito ad andarsene da quel posto infernale.
Lei era solo una pedina, anche molto stupida.

Eppure....
C'era qualcos'altro.
It cercava di non pensarci, ma sapeva che gli faceva piacere averla con sé.
Dopotutto, se era la ragazza della maledizione erano destinati a stare e a vivere una vita insieme.
Inoltre, la maledizione comportava il fatto di non essere più soli, lui era con qualcuno finalmente.

Si girò di scatto verso la ragazzina che alzò veloce lo sguardo.
"Accetto" disse prendendole le mani.
"Verrò con te domani"
Aggiunse, dopo l'espressione sorpresa, il viso della ragazza divenne rosso quando sentì che It aveva aumentato la stretta sulle sue mani.
Ma non le faceva male, era una presa protettiva.
Lo guardò negli occhi sorridendo, It in quel momento si sentì strano.

Non poté fare a meno di sorridere anche lui, mentre la presa sulle mani rimaneva intatta.

𝐓𝐀𝐆, 𝐘𝐎𝐔'𝐑𝐄 𝐈𝐓- Bill SkarsgårdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora