Capitolo 17

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CAPITOLO 17

(Rose)

L'espressione di Pennywise si contorse,   dischiuse le labbra e strinse i pugni.
Io non osavo aprir bocca, ero scioccata dalla scena davanti a me.
"Puttana..."
Sibiló, sentii gli occhi inumidirsi e abbassai lo sguardo.

"Toglitelo"
Disse poi, si avvicinò a me e io indietreggiai.
"No!"
Sbottai contrariata.

Allungó una mano, afferrò il mio braccio e mi strattonó verso di sé.
"Ho detto, toglitelo"
Ripeté, con l'altra mano stracció la manica sulla spalla del vestito.
Feci per liberarmi ma finí per graffiarmi, solo allora vidi che al posto della sua mano era spuntato un altra volta un grosso artiglio nero.
Accortosi di aver toccato della carne mi lasciò andare, indietreggiai di scatto.

Con la coda dell'occhio vidi la mia spalla sanguinare.
La manica del vestito, ormai squarciata, cadeva a penzoloni sul mio braccio.
Mi accorsi che il sangue rosso acceso stava scendendo su tutto il mio braccio, mentre io cercavo di reprimere il dolore che la ferita mi causava.
Strappai la manica del vestito definitivamente e la legai intorno alla ferita, nel frattempo le lacrime sgorgavano bagnando il mio viso.

Strinsi ancora di più la fascia che avevo improvvisato e strinsi i denti.
Quando mi resi conto che la fascia riusciva a bloccare il sangue, spostai lo sguardo sull'artefice del mio dolore.

"Sei un mostro!"
Gridai tenendo stretta una mano sul braccio.
Mi guardò indifferente, e la rabbia che provavo venne repressa dalla tristezza.

Stanca, mi girai e corsi.
Scappai dalla mia stessa casa.

Corsi fino al parco di Kansas Street, mi sedetti su una panchina.
Guardai la ferita.
Sembrava non perdere più sangue ma non ne ero del tutto sicura.
Guardai anche il vestito, ormai mezzo stracciato e bagnato nel centro dalle mie lacrime.
Mi asciugai le ultime con una mano.

Perché l'aveva fatto?
Come aveva potuto?

Provavo a non pensarci ma il suo viso, la sua indifferenza nei miei confronti, mi tornavano in mente e non era nemmeno facile resistere al dolore del graffio.
Non si può cancellare una persona dalla mente se è incisa nel cuore.

"Rose? Sei tu? Ma..stai bene?"
Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi di Robert, non risposi.
Era a qualche metro da me, ma si avvicinò ancora di più.
"Gesù che diamine ti è successo?"
Mi afferrò il braccio causandomi involontariamente una fitta, mi piegai leggermente in avanti e tolsi il braccio.

"Non è niente"
"Non è niente?! Spero tu stia scherzando....guarda quanto sangue stai perdendo, ti porto subito all'ospedale"
Afferrò l'altro braccio (sano) e inizió a camminare.
"No!"
Dissi fermandomi con i piedi per terra.

Si girò di nuovo e mi guardó arrabbiato.
"Ascoltami Rose, perdi troppo sangue, il tuo bambino non ce la farà se muori, ti prego non costringermi a trascinarti in macchina"
Un'altra fitta mi fece ripiegare, toccai di nuovo la ferita e vidi che aveva ripreso a sanguinare.
Cercai di parlare ma mi venne il fiatone.

"Mi....sento"
Non riuscivo a parlare, era come se non avessi più ossigeno.
"Io...non mi sento...bene"
Era vero. La vista aveva iniziato ad appannarsi piano piano e sentivo uno strano ronzio nell'orecchio.
Feci per sedermi ma le mie gambe cedettero e mi ritrovai sdraiata sull'erba bagnata.

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Spazio autrice:

Capitolo corto, mi dispiace, non credo che  aggiornerò fino al 27.
Scusate ma ora sono in aeroporto e sto aspettando l'aereo per New York, quindi torno il 26 e vi prometto che il prossimo capitolo sarà molto lungo.
Scusate eventuali errori e buon Natale

𝐓𝐀𝐆, 𝐘𝐎𝐔'𝐑𝐄 𝐈𝐓- Bill SkarsgårdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora