21 || Non Abbiamo Bisogno Di Nessuno

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C A P I T O L O  21
N ON  A B B I A M O  B I S O G N O 
D I  N E S S U N O

Aspettai che Cassandra se ne fosse andata per sedermi con Maria. Per tutto il film, sorrisi quando cantava e si lamentava di me quando le distraevo giocando con i suoi capelli. <<Smettila di fare così, tesoro>> Le sgridai prima di farle il solletico. Le sue risate erano musica per le mie orecchie.

<<Mamma, cos'è un...bastardo?>> disse silenzioso, dopo aver terminato il film, i suoi occhi guardavano per terra. Feci cadere il cuscino che tenevo in mano e la guardai con la bocca aperta in una 'O'
Bastardo? Da quando conosceva queste parole? Perché le stava accennando solo adesso?

<<Amore, non dovresti dire queste parole>> le dissi girando intorno alla sua domanda. Come potevo spiegarle in modo positivo? Quella parola, con tutte le altre, non ci dovrebbe essere nel vocabolario di una bambina di sette anni.

<<Lo so che è una brutta parola, mamma, però tutti lo dicono.>> mi disse, poggiando la testa sul mio grembo. <<Ma perché è una brutta parola?>> Per 'tutti' vuole dire i suoi compagni di classe. Perché lo dicevano? Inizialmente la parola bastardo non era una parolaccia; sono solo le persone che lo fanno sembrare negativo al punto da diventare sinonimo di 'cazzo' e 'vaffanculo'.

<<Un bastardo è una persona nata fuori dal matrimonio, quando la mamma e il papà non sono sposati.>> Le spiegai, ringraziando il dizionario. Era una definizione corretta e semplice. Annuii, capendo. Momenti dopo, mi chiese.

<<Sono un bastardo?>>

La sua domanda mi sorprese. Pensavo si fosse addormentata! All'improvviso compresi tutto, facendomi aggrottare le sopracciglia e stringere le mani. <<Perché mi fai queste domande, Maria?>> La girai per guardarla in faccia. Vedendola con le lacrime agli occhi arrossati mi provocò una stretta al cuore.

<<Lo sono?>> mi chiese di nuovo, ignorando la mia domanda.

<<Cos'è successo?>> Domandai. I suoi singhiozzi mi stavano preoccupando. Non era dolore fisico, uno che potevo curare con un cerotto o stringere i denti e andare avanti a testa alta, ma una ferita interna, che nemmeno il tempo può curare.
Io non leggo la mente, non so cosa le passa per la testa.

<<Giorno della famiglia.>> Mormorò, i suoi occhi si scurirono. Non sembrava più una bambina in questo momento.

<<Giorno della famiglia?>>

<<Sì.>> i singulti arrivavano uno dietro l'altro <<Tutti dovevano portare una foto della loro famiglia.>> spiegò lei. Scacciai le sue lacrime con il pollice per poi accarezzarle la guancia. <<Ho portato una di te e me e Alessia...>> cercai di ricordare chi fosse la bambina. Maria mi ha accennata una ragazzina di nome Alessia che era cattiva. <<Alessia... ha... ha detto che noi non siamo una famiglia. Una famiglia è composta dal papà e mamma.>> Mi disse tutto lentamente e gentilmente prima di scoppiare in lacrime. Il mio cuore subì una doppia stretta. Cosa faccio? Non sono la sua madre biologica. Non ne ho idea di chi siano i suoi veri genitori perché morirono quando lei aveva solo 2 anni.

<<Shh. Guardami, piccola.>> sussurrai gentilmente. <<Tu non hai bisogno di un papà>> Le disse, baciando la sua fronte. <<Io non ne ho bisogno.>> iniziai a baciare le sue guance rosse. <<Noi non ne abbiamo bisogno.>> i suoi occhi incrociarono le sue <<Okay?Tu hai me, e io ho te. D'accordo? Noi...>> feci un gesto, indicando noi due, prima di sorridere. <<...non abbiamo bisogno di nessuno.>>

Sentii le lacrime far capolino agli angoli degli occhi <<Solo io e te, mamma?>>

<<Solo io e te, tesoro.>> Dichiarai prima di prenderla in un abbraccio. <<E sai una cosa, amore?>> Le sussurrai all'orecchio.

<<Cosa?>>

<<Fa' desiderare loro quello che abbiamo noi.>>

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Appoggiai la tavolozza sul davanzale della finestra quando sentii il mio telefono squillare. Risposi al cellulare con un sorriso, vedendo il nome sullo schermo.

<<Hey.>>

<<Hey. Piccola Rossa.>> Il tono roco di Gabriele era musica per le mie orecchie. <<Che stai facendo?>>

Guardai il quadro con cui sto lavorando su. Era per la stanza di Maria. Dipinsi un giardino di fiori: rose, margherite e amarilli. Erano fatti di colori vivaci, adatto per una bambina come Maria. <<Sto dipingendo.>> Risposi, mettendo a viva voce così potevo continuare a dipingere.

<<Non sapevo che la mia piccola sapesse dipingere. Stai dipingendo me?>> Chiese, pieno di sé. Risi, immersi il pennello nel colore grigio.

<<Lo vorresti! Il mio mondo non gira intorno a te, Caro Alfa.>> Sbuffai. Forse si, forse no.

<<Ah sì? Beh, questo non va bene. Dobbiamo cambiarlo.>> Se fosse presente, nei suoi occhi avrebbero avuto una determinazione in loro. Quei occhi scuri causeranno la mia morte. Beh, la mia prossima morte. <<Hai qualche piani per le vacanze estive?>>

<<No, perché?>> chiesi, colorando una rosa.

<<Così, per fissare i giorni per qualche appuntamento e coccole. Niente di eccezionale.>>

Alzai un sopracciglio. <<Appuntamenti e coccole?>> Risi sotto i baffi. <<Sei così tenero, è carino. Chi lo sapeva che sarei stata io ad indossare i pantaloni in questa relazione.>>

<<Beh, sappiamo chi toglierà i pantaloni in questa relazione.>>

Sussultai. <<Gabriele!>>

<<Oh, è il nome che griderai>> Rise, facendo ridere anche io. Gabriele e io parlammo fino a mezzanotte. Scherzò e flirtò con me mentre dipinsi, tentando di non fare sbagli quando parole le uscivano dalla sua dolce e sporca bocca.

<<Buonanotte, Piccola rossa>>

<<Buonanotte>> gli dissi prima di riattaccare. Quando stavo per poggiare giù il telefono, mi arrivò un messaggio da uno strano numero con un codice di un'altra area.

'È stato deciso l'appuntamento con Ramiro. Fatti vedere venerdì alla stazione al tramonto. Se sei un minuto in ritardo, te ne pentirai amaramente.' - Camillo.

...cazzo.

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V O T A
C O M M E N T A

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Vampire Mate ( IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora