23 || Appuntamento

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C A P I T O L O  23
A P P U N T A M E N T O

La settimana sembra volare in un istante e prima che me ne renda conto è già venerdì.

'È stato deciso l'appuntamento con Ramiro. Fatti vedere venerdì alla stazione al tramonto. Se sei un minuto in ritardo, te ne pentirai amaramente.' - Camillo.

Continuai a rileggerlo mille volte. Non ho mai incontrato una tribù in vita mia. Ne ho solo sentito parlare. Ci sono quattordici tribù in tutto il mondo. Non so i nomi e non mi interessa saperli, o almeno fino a ora.

Perché vogliono incontrarmi? Non ho infranto nessuna legge, non mi sono mai fatta conoscere nel mondo dei vampiri. Ho speso i miei ultimi cinquecento anni nascosta, quindi perché io?

<<Ciao Vale!>> Mi salutò Maria assieme alla sua amica Anna e la signora Ferro era davanti all'ingresso.

<<Come stai, tesoro?>> Mi disse dopo che abbracciò Maria. Le due bambine ridacchiarono prima di entrare in casa. Abbassai il finestrino e mi tolsi gli occhiali da sole.

<<Benissimo. Vedo che il signor Ferro sta falciando il prato.>> Rise. La famiglia Ferro era una piccola famiglia italiana di cui Anna l'unica figlia. Sono molto amichevoli.

<<Ah, sì! È così pigro che ho dovuto ricattarlo!>> Mi disse con il suo accento. <<Vuoi restare per cena?>> Mi chiese, mettendo le mani sulle tasche del grembiule.

<<Non oggi, signora Ferro. Verrò a prendere Maria domani pomeriggio.>>

Mi fece un piccolo sorriso, prima di salutarmi e rientrare in casa. La signora Ferro mi ricordò di un membro di una tribù che si prese cura di me. Da quando mia madre morì e mio padre era sempre impegnato, ebbi molti tutor. Erano sempre molto gentili e premurosi, o forse perché da piccola informavo sempre i miei genitori quelli che succedeva, come una spia. Raccontavo a mio padre tutto quello che vedevo, sentivo e annusavo per quanto fossi piccolo. Non ebbi molti amici per questo.

Ero quasi arrivata all'est del treno della stazione quando sentii il mio telefono squillare.  Sospirai, chiudendo lentamente gli occhi. Sapevo che era Gabriele. Ho appena oltrepassato il confine del suo territorio. Sarà stato avvisato.

<<Pron->>

<<Dove stai andando?>> Mi interruppe. Riuscivo a sentirlo respirare pesantemente.

<<Fuori.>>

<<Valentina.>> Mi disse con un tono severo. Non stava scherzando. Questo mi fece sorridere. Potevo immaginare le sue sopracciglia aggrottarsi e gli occhi scurirsi. Quello era la sua faccia arrabbiata. L'ho visto un paio di volte ma non era mai stato verso nei miei confronti, fino a ora.

<<Non preoccuparti. Tornerò questa sera.>> Spero. Era silenziosa per qualche istante, facendomi preoccupare un po'. <<Gabriel, tornerò.>> Gli dissi, parcheggiando fuori ad un  edificio di fronte alla stazione.

<<Va bene. Chiamami appena hai finito qualsiasi cosa devi fare.>> Mi disse prima di riattaccare. Aggrottai le sopracciglia. Era ovvio che era arrabbiato, ma doveva essere così maleducato? Innervosita, gli mandai un messaggio:

'Senti, solo perché hai il cazzo tra le gambe questo non ti dà scusante per non usare la materia grigia presente nella tua scatola cranica che porta il nome di cervello, nel caso non sapessi di averne uno.'

Scesi dalla macchina e lo chiusi prima di dirigermi verso la stazione. Era quasi le diciotto. Si farà presto buio. Morsi il labbro quando sentii il telefono vibrare.

'Lo so che sei una ragazza ma questo non significa che puoi usare la scusa di avere la figa tra le gambe per fare la debole.'

Che cazzo, Gabriele? Mi controllai a non mandargli un altro messaggio, gli tirai dietro tutte le parolacce e insulti che conoscevo. In quel momento avevo altre cose più importanti da fare.

Non aspettai a lungo prima che arrivò una Bugatti nera. Era Camillo. Inclinò il capo, indicandomi di salire.

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<<Dove stiamo andando esattamente?>> Chiesi finalmente, non supportando più il silenzio che riempiva la macchina. I miei occhi incrociarono i suoi attraverso lo specchietto retrovisore.

<<Questo non puoi saperlo. Goditi il viaggio.>> Disse con un sorrisetto in faccia facendomi aggrottare le sopracciglia. Si fermò di fronte a una fabbrica abbandonata. Quella che avevamo visto io e Maria l'altro giorno tornando a casa.

<<Una fabbrica abbandonata? Perché non mi sorprende questa cosa?>> Mormorai, uscendo dalla macchina. Camillo roteò gli occhi per poi mettersi gli occhiali da sole. Mi chiesi perché dato che è buio fuori.

<<Tieni quei commenti per te stessa quando sarai di fronte al nostro gruppo.>> Mi avvisò prima di prendermi il braccio, trascinandomi verso l'edificio. Dovrei essere spaventata per questo gruppo? Se si, mi dispiace di deludervi, ma no ho paura. I clan erano simili ai branchi. Sono solo un gruppo di vampiri con un nome. Che paura.

Non sapevo cosa mi aspettasse dopo essere entrata nell'edificio, ma non mi aspettavo di vedere persone ridere mentre si ubriacano. Il posto sembra una vecchia discoteca! Era piena, e l'odore di sangue fresco umano sulle finestre era l'odore più evidente. Deglutii. Forse sarò nei guai se rimango qui a lunga.

Camillo mi guidò verso il corridoio dove c'erano alcuni vampiri che danzavano e non si accorsero di me. Facevano i fatti propri mentre si divertivano. Questo è strano. Nessuno mi guardò, non che volessi essere guardata in primo luogo. Dubito che sapessero di me. <<Dai, vieni.>> Sussurrò Camillo prima di camminare verso un corridoio stretto. Le mura erano piene di fotografie di chi presumo erano i vecchi membri del clan. Nessuno di loro risaltava. I loro sorrisi monotoni e occhi rossi scuri mi fecero roteare gli occhi.

Raggiungemmo una enorme porta di legno.  <<Basta che entri, li guardi nei occhi e rispondi alle loro domande.>> Mi disse Camillo, lasciando andare il mio braccio. Aggrottai le sopracciglia.

<<Non vieni con me?>> Chiesi.

Scosse la testa. <<Ho svolto il mio compito:portarti qui. Adesso sarai da sola.>> Mi disse, distogliendo lo sguardo. Ispirai. D'accordo. Vado dentro poi esco. Ma perché mi devono fare delle domande? C'era solo un modo per scoprirlo.

Il cigolio della porta quando si aprì mi fece aggrottare le sopracciglia. La luce era oscura e sentii alcuni voci in sottofondo. Camillo chiuse la porta dietro di me facendomi lanciare uno sguardo truce alla porta adesso chiusa.

<<Vieni, vieni. Noi non mordiamo.>> chiamò una voce profonda maschile, facendo esplodere delle risate dal gruppo. Mi avvicinai a loro, vedendo un gruppo di uomini attorno al tavolo. Occhi scuri incontrarono i miei. <<Benvenuta, Zoe!>> Lo stesso uomo urlò, facendo applaudire tutti. Ma non prestavo attenzione a loro. I miei occhi si fermarono su uno dai capelli biondi che era all'angolo della stanza. I miei occhi si dilatarono.


<<Jacopo!>>

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D O M A N D E
•Cosa vogliono da Valentina?
•Chi sono?
•Cosa è successo a Jacopo?

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V O T A
C O M M E N T A

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Vampire Mate ( IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora