Allarme

523 42 43
                                    

*10.00*

POV'S Sascha

Sono un vero idiota.
Ma cosa cazzo mi è preso??
È stato l'istinto...

...e anche l'eccitamento ha accompagnato...

Era troppo bello in quel fottuto momento!
Ed io ero solo con un asciugamano addosso!!
Se non fosse arrivato Papà a rompere, l'avrei baciato!

E forse anche fatto.

Guardo Ste.
È vicino a Surry.
Sta il più lontano possibile da me.
Miseriaccia.
Perché?
Perché proprio a me?

~~~~~~~

POV'S Stefano

"Davvero ieri sera mi sono ubriacato?!?" urla Sal, incredulo.
Ebbene sì, glielo detto.
Ma gli ho detto solo che ha bevuto, non che ha baciato Giuse.
"Ti prego, dimmi che non mi sono messo a fare lo scemo o peggio ancora, il pazzo!" dice Surry, afferrandomi un braccio.
Lo guardo.
Ha gli occhi spalancati e spaventati.
"Hai delirato un pochino, ma niente di che." gli rispondo, in tono pacato e tranquillo.
Tira un sospiro di sollievo.
"Meno male..." aggiunge lui, accennando un piccolo sorriso.
Ritorno a guardare davanti a me.
Sascha gira la testa.
Mi guarda e la rigira subito.
Con quello che mi stava per fare in bagno, non mi parla più e sta lontano da me.
Un po' mi dispiace...
Dopotutto, devo ammettere che mi piaceva.
Così attaccato a me, con le sue labbra vicinissime, così eccitante, con solo l'asciugamano che gli copriva solo il sotto di lui...
"Siamo quasi arrivati al bar." ci dice Giuse, in testa insieme a Sascha.
Non vedo l'ora, sto morendo di fame!

Un suono agghiacciante ci spaventa.
Tutti e quattro ci guardiamo intorno.
Questo suono sta riecheggiando per tutta Tokyo.
"Cos'è questo suono?!" chiedo spaventato.
La gente comincia a correre di qua e di là, spaventata.
"AL RIPARO!!" ci urla Giuse, indicando un piccolo portico di un negozio.
Sto per raggiungerlo, quando il mio braccio viene preso da qualcuno.
Dal marciapiede mi ritrovo dentro...

...una vecchissima cabina telefonica.

Colui che mi ha trascinato lì dentro?
Sascha.
"Perché mi hai portato qui?!" gli dico, ancora spaventato.
"Senti, se dovessimo morire, volevo solamente chiederti scusa per quello che ti stavo per fare prima. Non so cosa mi è preso, ma è stato tutto un grande errore! Voglio solo il tuo perdono Ste, ti prego." mi dice lui, frettolosamente.
Lo guardo negli occhi.
Sta per piangere.
Una lacrima scende solitaria lungo la sua guancia.
Mi metto a piangere anch'io.
Lo prendo e lo stringo fortissimo in un abbraccio.
"Sei perdonato, amico..." singhiozzo.
Lui mi stringe ancora più forte.
Se questi sono i miei ultimi istanti, sono i più belli di tutta la mia vita.

L'allarme smette di suonare.
Apro gli occhi bagnati.
Alzo la testa.
Sascha mi imita.
"Siamo...vivi?" dico io, smettendo di piangere.
Un sorriso mi compare subito in volto.
"SIAMO VIVI!!" urla Sascha, felice.
Ci diamo il cinque.
"Andiamo da Giuse e Surry." aggiungo.
Usciamo dalla cabina e li troviamo vicini vicini, sotto il portico, ancora un po' tremanti.
"Scampato pericolo..." commenta Surry.
"Ma...perché è suonata questa sirena? Cosa vuol dire?" chiede Sascha.
Nel mentre che parliamo, la gente ricompare, alcuni con il sorriso, altri ancora un po' spaventati.
"È stato un falso allarme. La sirena ha percepito una sonda e, pensando fosse un razzo, ha dato l'allarme. Ormai la Corea del Nord e l'America sono come cane e gatto. Si mandano dei regali poco piacevoli a vicenda." ci spiega Papà, preoccupato.
"Quindi, questo allarme ci dice se ci sta per cadere in testa un razzo?" chiedo.
Giuse annuisce.
"Speriamo che non succeda più una cosa simile..." commento, ripensando a quei pochi minuti di paura.

Niente ci può dividere...•SASCHEFANO• [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora