|The shy giant| |Takanobu Aone|

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Go! Go! Let's go! Let's go, Dateko!
Go! Go! Let's go! Let's go, Dateko!


Il silenzio avvolgeva le sue orecchie, accarezzandole dolcemente ed invogliandole, insieme all'oscurità della stanza, a continuare il riposo.
Sentiva il corpo pesante, gli arti sembravano atrofizzati, immobili, mentre gli occhi, anche se chiusi, le bruciavano.
Sarebbe voluta rimanere sotto alle leggere coperte per tutto il giorno, tutta la vita, se fosse stato necessario.
Stava così bene rannicchiata all'interno di quell'involucro caldo, che la proteggeva da ogni creatura si aggirasse per la sua stanza, nel buio.
Quando, però, la quiete venne interrotta da un'insistente squillo, tutte le sue speranze si sgretolarono.
Sentì il corpo appesantirsi ulteriormente quando cercò di liberarsi dal groviglio delle coperte che, durante la notte, sembravano averla intrappolata.
Lasciò che un mugugno gutturale le uscisse di bocca mentre cercava in tutti i modi di liberarsi da quel groviglio.
Iniziò a tirare calci da sotto le coperte, sentendo il caldo intensificarsi ad ogni suo movimento, fino a che, con un ultimo calcio, cadde rovinosamente a terra, portandosi dietro l'involucro caldo.
Infastidita, e con un ultimo scatto di rabbia, si tolse di dosso le coperte, alzandosi lentamente da terra, con la schiena dolorante.
Si rimise a sedere, anche se a tentoni, sul letto, tenendosi la testa tra le mani, mentre quel fastidioso squillo continuava a rimbombarle in testa.
Aprì lentamente gli occhi, che ripresero a bruciare più forte di prima alla vista della luce accecante proveniente dal proprio comodino.
Più scocciata che mai, allungò una mano verso il telefono spegnendo l'allarme della sveglia che, purtroppo, segnava l'inizio di una nuova giornata scolastica, dopo due giorni di totale riposo.
Si portò le mani al viso, strofinandolo furiosamente, ma si bloccò quando ricordò gli avvenimenti della scorsa settimana, che le misero una pesante ansia addosso.
Ricordava perfettamente come la settimana era iniziata.
Quella mattina era estremamente in ritardo, e le sue gambe corte di certo non aiutavano nella sua corsa sfrenata.
Una volta essersi cambiata di fretta e furia le scarpe, aveva girato l'angolo frettolosamente, non badando a chi avrebbe potuto essere ancora nel corridoio, finendo così per schiantarsi contro qualcuno.
Cadde a terra, e ancora un po' intontita dal colpo subito, e con la mano a massaggiarsi la fronte, alzò lo sguardo verso la persona contro cui era andata a sbattere, che a differenza sua, non aveva battuto ciglio allo scontro.
Davanti a lei si ergeva un'imponente figura, che con la sua ombra la oscurava del tutto.
All'inizio, [T/n] pensava di essersi trovata davanti un'orso tanto era grande, ma presto si accorse che non era un animale quello contro cui era andata a sbattere, ma un semplice ragazzo.
Questo, però, non impedì alle gambe della ragazza di tremare alla vista di due occhi così taglienti, che non promettevano niente di buono.
Il suo viso duro, da ogni angolazione lo si guardasse, sembrava scrutarla in malo modo, ed il fatto che non avesse le sopracciglia di certo non alleggeriva l'inquietudine che [T/n] stava provando.
Con ancora le gambe che le tremavano, raccolse velocemente la sua borsa e con un semplice "Scusami", se ne scappò via.
Da quel giorno, si era sempre sentita osservata, che fosse la mattina prima di entrare a scuola, durante i vari intervalli, a pranzo, e a volte anche quando usciva dall'edificio.
C'erano volte durante le quali le capitava di vedere lo stesso ragazzo dai capelli albini passare ripetutamente davanti alla sua classe, oppure nascosto dietro ad un albero, in cortile, alquanto inutile data la sua enorme stazza, che guardava verso la sua direzione, mentre lei mangiava il suo pranzo tranquilla su una panchina.
Quando invece lo incontrava per i corridoi, non poteva fare a meno di sentire i suoi piccoli occhi addosso, provocando in lei una sensazione di paura ogni volta che lo vedeva.
Non era mai da solo, anzi, era sempre accompagnato da un ragazzo dai capelli castani, meno alto e con un viso di certo più amichevole, ma era sempre lui a parlare.
Non aveva mai visto l'albino spiccicare parola, nonostante le volte in cui lo incrociava fossero poche, ma annuiva soltanto, o faceva qualche cenno.
Questo non fece altro se non aumentare la fifa che aveva [T/n], minuscola studentessa del primo anno, per quel ragazzo, che secondo lei faticava ad entrare in ogni porta esistente data la sua taglia.
Così, quando quella mattina si diresse verso la Date Tech, cercò di avviarsi verso la sua classe il più velocemente possibile, sperando di riuscire a confondersi nella marea di studenti dalla giacca verde acqua scuro e, pantaloni o gonna, grigi.
Si cambiò le scarpe, e appena si addentrò nei corridoi sentì la stessa sensazione di ogni giorno, quella di venir osservata.
Non si azzardò a guardarsi intorno, accelerò invece il passo, arrivando finalmente alla sua classe, dentro la quale entrò come una furia.
"Buongiorno [T/n]-cha-"
Hanako, la compagna di classe con la quale aveva legato di più, quando entrò in classe la salutò con un caloroso sorriso, ma tutto quello che ottenne fu una risposta sbrigativa.
"Non ora Hanako! Mi sta seguendo, devo nascondermi!"
Senza badare troppo a dove avesse lanciato la sua borsa, [T/n] si precipitò verso l'armadio della classe e, sfruttando la sua piccola statura, ci si raggomitolò dentro, chiudendo poi la porta di metallo.
"Dimmi quando è passato!"
La voce della [c/c] arrivò ovattata alle orecchie della amica, che sbuffò esasperata al comportamento della ragazza.
Aspettò paziente, lanciando qualche occhiata al corridoio, visibile grazie alla porta aperta, fino a quando non vide l'imponente figura dell'albino passare, e scrutare attentamente l'interno della classe, sempre con quel cipiglio agghiacciante in volto.
Il ragazzo al suo fianco, che [T/n] aveva riconosciuto poi essere il capitano della squadra di pallavolo della scuola, Kenji Futakuchi, di rimando, aveva cercato di trascinarlo via, e anche se lentamente, ci era riuscito.
Hanako, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, bussò sull'anta dell'armadio.
"Okay, è andato, puoi uscire ora."
Con uno scatto, l'armadio si aprì, rivelando la figura accucciata della ragazza, che aveva in viso un'espressione scocciata, come ogni mattina da una settimana.
"Grazie Hanako-chan."
Con l'aiuto dell'amica, [T/n] si alzò in piedi, stiracchiandosi poi la schiena, mentre Hanako la guardava con un misto di divertimento ed esasperazione.
Si portò una ciocca dei lunghi capelli corvini dietro l'orecchio prima di rivolgersi alla ragazza.
"[T/n], dovresti smetterla, non è carino da parte tua."
La [c/c], alle parole di Hanako, si bloccò con la schiena all'indietro, ancora intenta a fare stretching.
Si tirò poi sù, la confusione dipinta in viso.
"Carino? Sul serio, Hanako? Quel tipo mi sta stalkerando! E nemmeno tanto bene, vorrei aggiungere."
La corvina ridacchiò un poco all'enfasi con la quale aveva pronunciato quelle parole, ma riacquistò la compostezza velocemente.
"Ma dai, non esagerare! Te l'ho detto, non parla mai, ed è timido quando incontra gente nuova! Secondo me vuole parlarti ma non trova il coraggio."
"Ma come fai a saperlo? Non lo conosci nemmeno, e poi ho visto che anche tu tremi quando guarda dentro la classe, non mentire!"
[T/n] le puntò un dito contro, con fare accusatorio, mentre lei si grattava la testa imbarazzata, ed un leggero rossore le colorava le guance.
"M-me lo ha detto Kōsuke-kun.. S-sai, lui fa il libero ed è in squadra con quel ragazzo, quindi.."
"Quindi tu hai chiesto informazioni su di lui, al tuo ragazzo, vero?"
E quando Hanako ridacchiò, colta con le mani nel sacco, [T/n] avrebbe voluto farle fare un volo fuori dalla finestra, ma venne interrotta dal suono della campana, che annunciava l'inizio delle lezioni.
Si ripromise, comunque, di fargliela pagare, in qualche modo.

Haikyuu!! One Shots x Reader ||ITA||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora