|Sorridimi ancora| |Yū Nishinoya|

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ATTENZIONE! In questa shot sono presenti pensieri 'dark' e accenni velati al suicidio. Se siete sensibili, per favore, non leggete!
Restate al sicuro!



Everyday (everyday) I try and I try and I try
But everybody wants to put me down
They say I'm going crazy
They say I got a lot of water in my brain
Ah, got no common sense
I got nobody left to believe in
Yeah yeah yeah yeahOh, Lord
Ooh somebody, ooh somebody
Can anybody find me somebody to love?
(Can anybody find me someone to love)

-Queen.





Una leggera foschia aleggiava per l'aria tutt'attorno, offuscando la vista, trasformando le figure di persone, lontane o vicine che fossero, in sagome scomposte e irreali, nascondendo dettagli. Sembrava che quella nebbiolina così bianca avvolgesse il mondo, non c'era parte in cui si girasse in cui non la vedesse: era ovunque.
Era densa, e spostando una mano lentamente in aria quasi le parve di vederla muoversi, ma non c'era nulla oltre quel muro bianco da rivelare, solo altra nebbia. Provò nuovamente a smuovere la coltre opaca, e vide la propria mano venire inghiottita dalla nube, di cui quasi poté percepire la sostanza. Vedere per la prima volta la propria mano apparire nel suo campo visivo fu una sorpresa, dopotutto non era sicura di avere una mano. In quel momento, anzi, non era nemmeno sicura di sapere se lei stessa esistesse davvero, ma quando vide un qualcosa di sé, un qualcosa di concreto, che autenticava la sua esistenza, venir sommerso da quel soffice muro, la paura prese il sopravvento e il panico inondarono il suo corpo. Il fiato si fece più pesante e il respiro irregolare; il cuore le batteva all'impazzata e sentì un qualcosa di bagnato percorrerle ciò che apparentemente era il suo viso. Iniziò a divincolare le ora riscoperte braccia per aria, cercando di togliersi di dosso quella densità bianca che sembrava star attecchendo sul mondo come neve sull'asfalto. Un gigantesco vuoto le si stava formando all'interno dello stomaco e del cuore, sentiva i due organi aprirsi e sprofondare all'interno di quei buchi neri di paura dentro di lei. Iniziò a camminare per la prima volta, movendosi d'ovunque potesse, ma non c'era una destinazione, solo bianco attorno a lei. Con la sua consapevolezza di esistere ritrovata, ora la paura di sparire di nuovo la attanagliava dai più profondi meandri della sua anima, perché il suo corpo ora era la sua unica prova, l'unica cosa concreta in quel mondo di massa bianca fluttuante, e l'unica cosa che le avrebbe offerto un lasciapassare per un altro mondo, un mondo in cui il niente che ora l'avvolgeva non esisteva.
Voleva scapare da lì, raggiungere di nuovo i boschi e le praterie che la sua mente confusa e affaticata ricordava, voleva rivedere i brillanti colori dei fiori e rivedere i tramonti e le albe, voleva rivedere tante cose di quel mondo, ma all'improvviso si bloccò.
Perché lei era lì? Perché, se esisteva, si ritrovava in quel mondo in cui il nulla regnava sovrano sotto forma di nebbia chiara?
Ciò significava che anche lei non esisteva, ed era anzi parte integrante di quel nulla che ricopriva la terra sotto i suoi piedi. Ma, adesso che ci pensava, c'era davvero della terra sotto ai suoi piedi? E lei, aveva davvero dei piedi? La sua mente stanca, all'improvviso, prima di entrare nuovamente in uno stato catatonico, ricordò come tante volte avesse desiderato sparire nel nulla più totale, scomparire e non tornare mai più, ma se davvero scomparire significava finire in quel mondo bianco e vuoto, senza luce e senza oscurità, senza alcun tipo di odore o colore, allora preferiva indurare le sofferenze della vita piuttosto che sopportare il peso del nulla.
Si lasciò cadere, ed in quel momento un'allegra melodia pervase l'aria, sollevandola e cullandola per la nebbia, che la avvolse lentamente e dolcemente, come l'abbraccio di una coperta, fino a ricoprirla totalmente con ancora le note di quella musica nelle orecchie, fino a quando anche la punta del suo naso non fu immersa nella coltre bianca.
Il mondo ora da bianco era diventato nero, costellato da piccoli puntini grigiastri che parevano scendere come fiocchi neve pulsanti e circolari, ma le bastò riaprire gli occhi per rendersi conto di ciò che veramente la circondava, lasciandosi dietro quel nero che le dava alla testa. Quando sollevò le palpebre, la luce chiara le colpì gli occhi dolorosamente e fu costretta a bloccare la luce con il palmo della mano, lasciando che una smorfia infastidita le percorresse le labbra.
Sospirò piano, sentendo il leggero e acre sentore di tabacco bruciato mischiato al forte odore di pioggia. Abbassò lo sguardo, e vide vicino a lei un mozzicone di sigaretta bagnato, ma ancora parzialmente acceso. Il fumo propagato dalla sigaretta veniva diretto dalla corrente nella sua direzione, impregnando i suoi vestiti del suo odoraccio. Si guardò le gambe schiacciate contro il suo petto, le calze erano abbassate e i lividi violacei e neri era ora scoperti. Se ne toccò uno sulla coscia e fremette per il dolore, lasciandosi sfuggire un sibilo. Tirò su col naso, e si rese conto solo in quel momento di star piangendo, con le lacrime a scenderle lungo le guance fino ad atterrare sul maglioncino beige Si portò le mani al viso per asciugarsi le gote, ma il polso sinistro venne bloccato da un cavo bianco che, venendo tirato, le tolse qualcosa dall'orecchio sinistro, e percepì di nuovo i rumori del mondo. Non si era nemmeno accorta di avere le cuffie ancora addosso, nonostante la musica le pompasse ancora rumorosa nelle orecchie. Era sempre così, ogni giorno la stessa storia. Non poteva passare la pausa pranzo da sola, in pace, che quelle ragazzine piene di loro stesse la andavano a disturbare, buttandole cenere addosso, tirandole i capelli disordinati, strattonandola e spingendola a terra, rubandole il pranzo e i pochi soldi che si faceva dare dalla madre, ormai ridotti al minimo. Quel giorno non era stato diverso dagli altri; la pioggia di quella notte aveva giocato a loro favore e l'avevano spinta dentro ad una pozzanghera opaca, ridendole dietro e soffiandole il fumo addosso, approfittando dell'umidità in modo tale che l'odore le rimanesse appicciato al corpo, ai capelli, ai vestiti. E lei sopportava, era tutto quello che poteva fare. Non aveva le forze di sottrarsi ai loro soprusi, non aveva un carattere forte né dominante, era anzi fin troppo buona e permissiva, ma ciò non significava che non soffrisse. Le odiava, dal profondo del suo cuore, ma rimaneva zitta. Era convinta che se fosse rimasta passiva prima o poi si sarebbero stancate non vedendo alcun tipo di reazione, ma la realtà era in verità un'altra. La vedevano come un giocattolo, una piccola bambolina indifesa a cui potevano fare di tutto, su cui potevano riversare il loro stress senza conseguenze. In ogni caso, lei non avrebbe mai avuto il coraggio di farsi giustizia da sola, di ribellarsi o ribattere, perché era debole.
Si rimise la cuffia nell'orecchio, cercando di alzarsi, ma un nuovo dolore le pervase la caviglia destra. Abbassò di più la calza nera e vide un rossore circondarle la caviglia gonfia. Provò a toccarla, ma bastò sfiorarla per scatenare un dolore bruciante che le fece ritrarre immediatamente la mano. Ci avrebbe dovuto mettere del ghiaccio una volta a casa.
Con un mugolio disperato e dolorante si tirò su entrambe le parigine fino a sotto la gonna della divisa, coprendo i diversi lividi che le percorrevano le gambe, e si strizzò la gonna fradicia, fino a pochi secondi prima rimasta a mollo nella pozzanghera. Con le lacrime che le offuscavano la vista, si tolse il maglione beige e se lo avvolse attorno alla vita, in modo che le coprisse il fondoschiena bagnato. Zoppicando e con lo stomaco che gorgogliava dalla fame si avviò dolorante all'interno della scuola, con l'allegria della musica dei Queen nelle orecchie, così in contrasto con la situazione, ma al contempo stesso così rassicurante e dolce.
In quel momento ritornò con la mente al luogo bianco in cui prima si era ritrovata, e pensò che dopotutto non era così male. Almeno lì, nel bianco, nel nulla, il dolore non esisteva.
E mentre si avvicinava all'entrata, la leggera nebbia umida si addensava.


Haikyuu!! One Shots x Reader ||ITA||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora