|Who cares| |Ryūnosuke Tanaka|

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The world's not perfect, but it's not that bad
If we got each other, and that's all we have
I will be your lover, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you
When the world's not perfect
When the world's not kind
If we have each other then we'll both be fine
I will be your lover, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you

-Alec Benjamin.

Il telefono di Ryūnosuke Tanaka segnava le sette e mezza di sera e il sole era ancora alto nel cielo azzurro. Seduto sul sedile del passeggero della machina della sorella, non riusciva a star fermo mentre l'auto avanzava lungo il suo percorso, avvicinandosi sempre di più alla sua destinazione. Ryūnosuke stava sudando talmente tanto che i pantaloni eleganti gli si erano attaccati al sedere e la pelata sgocciolava. Non era sicuro se la causa di tutto quel caldo derivasse dal riscaldamento rotto della macchina in una giornata estiva, o dalla preoccupazione che crescente lo stava divorando. Optò per la prima opzione, si rifiutava di essere agitato, nonostante lo fosse palesemente.
Continuò a battere le dita sul bracciolo della portiera, controllando con una frequenza di qualche secondo l'ora sul cellulare, assicurandosi di non essere in ritardo. Passò poi a battere le nocche sul vetro del finestrino, e al che la sorella sbottò infastidita.
"Ryū! Smettila!"
Ryūnosuke batté qualche volta le palpebre, voltandosi verso Saeko al volante, ma non rispose e tornò a guardare la strada mordicchiandosi l'indice.
Saeko lo guardò per un istante prima di tirargli una sberla sulla mano talmente forte da farlo urlare in un misto fra paura e dolore.
"Che cazzo fai?!"
"Smettila di morderti le mani! Agitarsi non serve a niente."
Ryū si guardò la mano sinistra, rossa e dolorante sul dorso, con occhi spalancati e bocca socchiusa.
"Ma ti pare che mi dai uno schiaffo?"
"Mi avresti ascoltata sennò?"
Ryūnosuke la guardò storto, sospirando un "Vaffanculo" sottovoce mentre scivolava con la schiena sul sedile nero. Da quell'angolazione faticava a vedere l'esterno, e forse era un bene. Non ci teneva a capire quanto mancava per arrivare, e se lo avesse saputo si sarebbe agitato ancora di più.
Sentì però Saeko sospirare.
"Ascolta: è normale essere agitati, ma..."
"Non sono agitato!"
La sorella lo guardò alzando un sopracciglio, sapeva che nemmeno lui ci credeva.
"...Ma vedrai che se rimarrai calmo e composto andrà tutto bene. So che è più facile a dirsi che a farsi, però devi provarci."
Ryū rise sarcastico, rialzandosi un po' sul sedile.
"Si, certo. 'Calmo e composto'."
Saeko sbuffò, stringendo maggiormente il volante. Sapeva di non essere il massimo con le parole, così come il fratello. Entrambi preferivano urlare sul campo piuttosto che inoltrarsi in discussioni troppo profonde e articolate.
Continuò a guidare, non parlando più per tutto il viaggio, sentendo però l'agitazione del fratellino sul finestrino e sul bracciolo della macchina.
Non sapeva che fare. Di certo se lo avesse preso in giro lui si sarebbe incazzato (non era quello che voleva), e finora dirgli di stare calmo non aveva funzionato, ma come poteva?
Sospirò pesantemente, abbassando il finestrino dalla sua parte per far entrare un po' d'aria e calmare i bollenti spiriti.
Guidò per pochi altri minuti prima di fermare l'auto in uno dei quartieri più popolari della prefettura, così diverso dal loro piccolo e limitato mondo. Vedere quelle enormi case disposte dei più avanzati sistemi antifurto la fece sentire talmente piccola al pensiero del piccolo lucchetto alla sua porta. I giardini ben curati le fecero tornare in mente che non annaffiava i fiori sul suo davanzale da mesi, e le poche persone, con i loro impercettibili dettagli che mai lei si sarebbe potuta permettere, le smossero qualcosa nello stomaco, e prese a guardarsi il semplice orologio da polso preso ad un mercatino dell'usato, con il cuoio azzurro rovinato e il vetro con una minuscola scheggia. Quando fermò l'auto, quella piccola macchinina se messa a confronto con i bestioni parcheggiati in bella vista sul vialetto, percepì chiaramente Ryūnosuke sobbalzare.
Rimasero in silenzio per un po', entrambi indecisi.
Saeko se parlargli o meno, e Ryūnosuke se scendere dall'auto o implorare la sorella di partire a tutto gas e tornare a casa.
Alla fine, solo Saeko si decise, voltandosi verso il fratello prendendolo per un polso.
"Ryū, ascoltami."
Ryūnosuke la guardò stupito, quel tono stranamente serio e gli occhi affilati della sorella ora più scuri lo avevano messo in allerta.
Mettendogli ancora più in subbuglio il maremoto del suo stomaco, come se già non bastasse.
"Capisco la tua agitazione, ciò che [T/n] ti ha detto non è di certo rassicurante, ma agitandoti finirai solo con il peggiorare la situazione. La tua unica soluzione è quella di prendere un bel respiro, e pensare positivamente. Sei un bravo ragazzo, perché non dovresti piacergli? Io e [T/n] crediamo in te."
La sorella gli sorrise dolcemente, ora stringendogli la mano tra le sue.
Ryūnosuke abbassò lo sguardo sulle loro mani, portandolo poi al sorriso di Saeko, e sorrise.
"Grazie.."
Si sentiva sinceramente sollevato. Sapere che la sorella lo supportava gli dava più energie in corpo e lo rinvigoriva, regalandogli coraggio e la forza per prendere in mano la situazione.
La sorella allargò il sorriso, tirandogli poi una pacca sul braccio, scuotendolo un poco per rianimarlo e (secondo lei) rimetterlo in forma.
"Bene! Ora, smancerie a parte, muoviti ad andare o farai tardi sul serio!"
In quel momento, Ryūnosuke si sentì tornare addosso tutta l'agitazione che Saeko gli aveva portato via e le gambe iniziarono a tremargli, ma la sorella non parve accorgersene impegnata com'era a frugare tra la roba nei sedili posteriori.
E mentre Ryū era impallidito, quella rispuntò con in mano un bel mazzo di rose rosa, che porse delicatamente al fratello.
"Meglio non dimenticarseli, mh?"
Ryūnosuke annuì, ringraziandola per poi scendere dalla macchina con le gambe molli come gelatina ed il cuore indebolito dall'agitazione.
Camminò lentamente verso casa di [T/n], stringendo forte il mazzo di fiori mentre con i denti si mangiucchiava l'interno guancia.
Non voleva ammetterlo, ma la paura lo stava divorando, e se la stava per fare sotto come un bambino di tre anni con ancora il pannolone. Ma lui il pannolone non lo aveva più.
Non riusciva nemmeno a focalizzare una tra le tante cose che potevano andare storte quella sera da quante gliene stavano girando in testa, e il vorticare di tutti quei pensieri gli stava facendo venire il voltastomaco, ma forse non era un a buona idea vomitare sul prato della fidanzata in quel momento.
Si bloccò a metà strada dal cancello della casa quando si sentì chiamare a gran voce dalla sorella, gelandogli il sangue da quanto cazzo stava urlando.
Si voltò con gli occhi spalancati e la mascella contratta, vedendo come Saeko fosse affacciata al finestrino con i capelli tinti di biondo che le svolazzavano sul viso ed un grande sorriso sulle labbra.
"Ryū! Quando sarai preoccupato, pensa che sto facendo il tifo per te come alle partite! Okay?"
Ryūnosuke strinse il pugno mentre la vena sulla fronte si gonfiava e annuì silenzioso, trattenendosi dal mandare a fare in culo la sorella per tutto il casino che stava facendo.
La salutò con un sorriso tirato mentre metteva in moto e sgommava via, non azzardandosi ad avvicinarsi nuovamente alla casa fino a che non l'avesse vista scomparire dai paraggi.
E quando finalmente Saeko fu sparita verso la loro modesta casa, Ryūnosuke si voltò verso la ben meno modesta abitazione della fidanzata, nuovamente sotto pressione dopo la pessima figura che gli aveva fatto fare.
Fece gli ultimi passi fino al cancello, le gambe tremanti e la testa che gli pulsava.
Bene. E ora?
Doveva suonare? Aspettare che gli aprissero? Tanto ormai lo aveva sentito tutto il quartiere!
Le dita parevano in preda alle convulsioni.
Il sudore iniziò a scendergli lungo le tempie, lungo il collo e lungo la schiena, continuava a battere i piedi a terra e a far girare il mazzo di rose, ma alla fine si decise, e suonò quel maledetto campanello.
Non era stata proprio una sua decisione: aveva agito forse preso da un impeto di coraggio.
O più probabilmente da un momento di pazzia isterica che lo aveva spinto a fare ciò che avrebbe dovuto.
Doveva essere forte, tranquillizzarsi e prendere un bel respiro come Saeko gli aveva detto. Mostrarsi debole gli avrebbe solo fatto fare una brutta figura, doveva invece mostrarsi composto, in controllo di sé e soprattutto doveva cercare di non dire troppe cazzate come suo solito.
Inspirò a fondo, e quando il cancello si aprì insieme alla porta d'ingresso, tutti quei buoni propositi andarono bene bene a farsi fottere.
Oltrepassò il cancello sentendosi barcollare, ed avanzò verso la porta d'ingresso dove [T/n] stanziava con un bel sorriso sulle labbra.
Era vestita con un semplice vestito nero, sobrio, coprente e poco aderente, ma a Ryū non dispiaceva, la trovava comunque molto bella con quel sorriso ad incorniciarle le labbra.
Ma non glielo disse, nonostante fremesse nel vederla così ben agghindata per lui, e solo per lui.
Si avvicinò esitante a lei, sorridendo debolmente e con le guance rosse.
"Hei."
"H-he.."
Tossì.
"Hei."
[T/n] ridacchiò, adocchiando poi il colorato bouquet che Ryū teneva nervosamente in mano, e sorrise ampiamente.
"Sono per me?"
Lo chiese così emozionatamente che ci volle poco iniziasse a saltare sul posto, ma si trattenne.
Vederla così fece calmare il cuore palpitante di Ryūnosuke. Si sentì più a suo agio, quasi fosse a casa sua.
[T/n] lo faceva sentire bene, gli addolciva le pene, rendendole più leggere.
Con un sorriso ora più sincero e grande, Ryū le porse le rose, che lei non esitò a prendere ed odorare, inalandone il dolce profumo.
Alzò lo sguardo dai petali rosati per puntarlo sul fidanzato.
"Grazie."
Gli si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulle labbra, sincero e dolce.
Gli sorrise e lo invitò ad entrare, nascondendo il suo nervosismo dietro al bel sorriso.
Una volta entrato, dei genitori di lei non ce n'era l'ombra.
Si tolse le scarpe, e seguì la fidanzata verso la sala da pranzo, ma solo all'entrata l'odore di una ricchezza che lui non avrebbe mai potuto assaporare lo travolse, intontendolo.
E quando Ryū vide la sfarzosità di quella tavola così ben apparecchiata, rigorosamente ordinata e sfarzosa quasi si sentì mancare.
Guardò la fidanzata andare a posare in un vaso le rose, sistemandosi poi i capelli raccolti in una coda elegante.
[T/n] pareva così a suo agio in quell'ambiente, si muoveva sinuosa come l'acqua e silenziosa come il vento, ma in tutta quella ricchezza, la sua sobrietà risaltava.
E Ryū lo apprezzò molto.
Lo capiva.
Ma, intanto, analizzava attento e in soggezione la casa così diversa dalla sua. Ordinata, sofisticata in ogni più minimo dettaglio e perfettamente curata.
Tutto quell'ordine gli metteva l'ansia.
I vasi antichi e attentamente decorati stanziavano severi sopra la dispensa dai vetri trasparenti, che lasciavano intravedere l'argenteria buona e diversi servizi di piatti, oltre a che molti calici di cristallo, che riflettevano il suo faccione rosso e la sua pelata.
[T/n] gli si avvicinò nuovamente, risvegliandolo aggrappandosi al suo braccio destro, sorridendogli rassicurante.
"Non ti preoccupare, andrà tutto bene."
Ryūnosuke le sorrise con le guance rosate, e sperò con tutto sé stesso che avesse ragione.
"[T/n]? Sei in sala?"
Una voce femminile arrivò dalla cucina, che aveva un'entrata collegata alla sala da pranzo in fondo a destra, e a Ryūnosuke si rizzarono i peli (non i capelli, per intenderci).
"Si, mamma."
Dalla cucina spuntò fuori la minuta figura della madre di [T/n], con i lunghi capelli castani raccolti in una treccia ed il grembiule nero a coprire il vestito elegante.
Si stava ripulendo le mani con uno strofinaccio, e quando entrò in sala da pranzo non parve stupita di vedere un'ospite.
I suoi occhi scuri e truccati finemente lo squadrarono da testa a piedi, taglienti e giudicatori.
Le sue carnose e scure labbra, colorate dal rossetto luccicante, si contrassero in una smorfia appena dopo qualche secondo, e non parve intenzionata a presentarsi o a dare ospitalità al nuovo arrivato.
Rimase invece immobile, impettita e rigida, aspettando una qualunque mossa, quasi lei fosse il cacciatore, e lui la preda.
Ryūnosuke deglutì spaventato dallo sguardo agghiacciante della donna e le mani presero a sudargli.
Provò a parlare, ma la bocca gli rimase impastata e solo qualche verdetto gli uscì di gola.
Grazie al cielo, [T/n] era lì per aiutarlo.
Gli strinse più forte il braccio, incoraggiandolo.
"Mamma, lui è Ryūnosuke Tanaka, il mio..."
"Sono Ryūnosuke Tanaka il fidanzato di vostra figlia è un piacere conoscerla signora!"
Ryū si era improvvisamente inchinato di fronte alla donna, quasi urlando e faticando poi a respirare per la velocità con cui aveva parlato.
Era rimasto lì, fermo immobile ad aspettare una mossa del cacciatore che, sorpreso dalla improvvisa presentazione, aveva spalancato gli occhi, indietreggiando un poco.
[T/n] a quel gesto quasi si era messa a ridere, ma aveva represso l'allegria ricordando l'ambiente in cui si trovava, e soprattutto con chi.
Il silenzio cadde teso e imbarazzante circondando l'aria, con Ryūnosuke che se la stava facendo sotto e [T/n] altrettanto.
"Che succede qui?"
Una voce maschile richiamò l'attenzione con il suo tono freddo, ma confuso. La madre di [T/n] alzò lo sguardo, forse quasi sollevata, e i due si girarono verso l'entrata della sala solo per trovarsi davanti l'alta figura dell'uomo di casa.
Era un bell'uomo dai classici capelli neri e la pelle chiara. Aveva lineamenti spigolosi, mascolini e un viso severo, dallo sguardo tagliente tanto quanto quello della moglie, enfatizzato dal piccolo paio di occhiali rettangolari.
Vestito con un semplice maglione beige e pantalone scuro, con quel petto e spalle larghe pareva incutere ancora più terrore nel cuoricino già palpitante di Ryūnosuke.
Nell'esatto momento in cui [T/n] si voltò verso il padre, il fidanzato ripetè la stessa identica scenetta fatta con la madre, un po' più impaurito e con la voce tremolante, oltre che esitante.
"S-sono Ryūnosuke Tanaka i-il... fidanzato di vostra figlia, è un piacere conoscerla... signore."
Ryū alzò leggermente gli occhi, deglutendo, solo per vedere gli occhi scuri dell'uomo su di lui, facendolo quasi cagare addosso.
Riabbassò gli occhi, intimorito, e aspettò che qualcuno parlasse, che qualcuno lo salvasse.
Voleva morire in quel momento, si sentiva di star affrontando qualcosa di immensamente più grande di lui, e avrebbe tanto voluto affondare nei meandri più scuri della terra piuttosto che affrontare una situazione tanto imbarazzante e coma di tensione.
Si sentiva la pelle madida di sudore e le mani appiccicose, il fiato caldo e la testa che gli pulsava dall'ansia.
Poi, una mano dalla presa forte gli prese saldamente la spalla sinistra, scuotendolo leggermente.
"Sono Iwao, il padre di [T/n]. Alzati."
La sua voce era stoica, pareva non lasciar trapelare alcun sentimento. Era seria, dal timbro basso profondo, da far gelare il sangue nelle vene.
Ryūnosuke si rimise con la schiena dritta esitante, guardando intimorito l'uomo mentre [T/n], dietro di lui, si mangiucchiava l'interno guancia dalla tensione.
Suo padre lanciò uno sguardo alla moglie, lasciandosi sfuggire un sorriso lieve, breve.
"E lei è mia moglie, Bunko."
"È un piacere conoscervi.."
La voce di Ryūnosuke si era ridotta ad un sussurro. Bunko lo guardava sprezzante, sempre con quell'aria di superiorità dipinta nei suoi taglienti occhi scuri e nel broncio che le sue carnose labbra creavano.
La donna si strinse le mani in grembo, raddrizzandosi con la schiena prima di distogliere lo sguardo da Ryūnosuke.
"La cena è pronta."
Detto questo si voltò nuovamente verso la cucina, non degnando più nessuno del suo sguardo e della sua presenza.
Iwao guardò la figlia, avvicinandosi poi anche lui alla cucina.
"Prendete posto mentre aiuto tua madre a portare in tavola la cena."
[T/n] gli sorrise, ma il bel gesto non le venne ricambiato.
"Grazie papà."
La [c/c] si voltò verso il fidanzato, prendendogli un braccio tra le mani per rassicurarlo e guidarlo verso la tavola.
"Vedrai Ryū, andrà tutto bene. Sei andato alla grande finora, cerca solo di mantenere la calma."
"Mhmh."
Il ragazzo annuì assente, fissando il vuoto mentre la fidanzata lo faceva sedere, quasi non fosse cosciente dalla tanta paura che aveva.
[T/n] ridacchiò sotto voce mentre il rumore dei piatti e delle posate si pervadeva nella cucina.
Prese una tovaglietta e gli asciugò la fronte dal sudore, promettendosi di non pulirsi la bocca con quel tovagliolo, per poi prenderlo per mano.
"Ryū."
Ryūnosuke si voltò quasi assente verso di lei, sentendo poi le labbra fresche di lei sulla pelle bollente della sua guancia, rilassandolo, calmandogli il turbine che aveva in testa e nello stomaco.
Gli sorrise.
"Ci sono io."
Gli strinse forte la mano e Ryū si perse per un secondo nei suoi brillanti occhi [c/o], che sapevano nascondere fin troppo bene la paura.
Le sorrise, stringendole la mano.
"Grazie.."
"La cena è servita."
I genitori rientrarono in sala da pranzo con le mani colme di piatti da portata, pieni fino all'orlo.
Ryūnosuke a casa sua quelle cose se le sognava se non erano occasioni speciali, il massimo che poteva sperare di solito era un po' di carne o pesce con del riso, ma su quella tavola c'era molto più di quanto avrebbe mai potuto permettersi.
Pesci e carni pregiate fumanti, quattro ciotole di riso, una grande ciotola di miso, e poi verdure, uova, tempura. Cose mai viste in casa sua se non essiccate in una scatoletta di ramen istantaneo.
Quando tutti furono a tavola e pronti a servirsi, Ryūnosuke stava ancora osservando ammaliato la vastità di cibo che quella sera aveva a disposizione, mormorando qualcosa di incomprensibile quando si augurarono un buon appetito.
"Allora Ryūnosuke, chi ti ha accompagnato qui?"
Ryū stava iniziando a servirsi di carne alla griglia con la bava alla bocca quando la domanda gli venne posta, risvegliandolo quasi di colpo.
"E-eh..? Oh... s-si, si mi ha accompagnato mia sorella. Ha ventun anni."
La signora Bunko, che gli aveva fatto la domanda, lo guardava attenta mentre il marito ascoltava.
Si versò dell'acqua nel bicchiere prima di portarsela alla bocca e parlare con il vetro a pochi centimetri dalle labbra colorate di rossetto.
"E dimmi... è sempre conciata in quel modo?"
[T/n] smise di masticare, irrigidendosi, mentre Ryūnosuke aggrottò semplicemente le sopracciglia, confuso.
"Mi scusi, in che senso?"
Dopo aver bevuto e aver lasciato un sottile strato di rossetto sul bicchiere, la donna tornò a guardarlo velenosa.
"Mi chiedevo se si colorasse sempre i capelli in quel modo e si agghindasse spesso con vestiti e gioielli così sgargianti."
Si mise in bocca del riso con verdure, mentre Ryūnosuke cominciava ad innervosirsi, ad agitarsi, e in [T/n] la rabbia prendeva a montare.
Ryū abbassò lo sguardo, un po' per pensare a cosa dire e un po' per evitare lo sguardo maligno della donna.
"È il suo stile... Un po' stravagante, m-ma è una brava persona! Mi aiuta sempre nei momenti difficili."
Mai si sarebbe immaginato di difendere sua sorella, lui di tutti che prendeva al volo ogni occasione per prenderla in giro e cercare di ridicolizzarla. Ma in fondo le voleva un bene dell'anima, era pur sempre sua sorella.
"Certo.."
La donna lo guardò scettica, afferrando un uovo con le bacchette.
"È vero, mamma. Sua sorella è una ragazza molto gentile con tutti."
[T/n] lanciò un'occhiata fredda a sua madre, quasi fosse un'avvertimento, ma sua madre era più brava a quel gioco.
Iwao intanto, si limitava ad osservare.
"E dimmi, come sono i tuoi voti a scuola?"
La signora Bunko si voltò con un sorrisino sul viso, sicura che con quella faccia da idiota che si ritrovava il fidanzato della figlia non potesse di certo avere dei buoni voti.
Ed aveva fottutamente ragione.
Sua sorella gli aveva detto di essere sé stesso, ma come poteva esserlo se faceva schifo?
La sua media era bassa, non come l'anno scorso, certo, ma di sicuro non era una media di cui i suoi genitori andavano fieri.
Strinse i denti, cercando qualcosa da dire per alleggerire un "faccio schifo a scuola".
"E-ecco... diciamo che va bene..."
"Qual è la tua media?"
Ryūnosuke spalancò gli occhi, colto alla sprovvista.
Voleva solo mangiare in pace e poi scappare via, perché quella donna doveva rendergli quella serata un'inferno?
"Non importa, Ryū."
[T/n] posò una mano sulla sua, sorridendogli pacata, rassicurandolo, facendolo sentire al sicuro dalla bestia.
"[T/n], non rispondere per lui. Non gli hanno mozzato la lingua."
"Quella che hai fatto è una domanda stupida."
Iwao alzò finalmente lo sguardo dal suo piatto, puntandolo severo sulla figlia, ammonendola.
"Attenta a come parli a tua madre, [T/n]."
La [c/c] abbassò lo sguardo digrignando i denti impiantandosi le lunghe e curate unghie nella carne dei palmi.
Era il turno di Ryūnosuke di supportarla.
Le accarezzò il dorso della mano, avvolgendolo con il suo palmo, prendendo parola.
"Non mi ricordo bene la media di tutte le mie materie, siamo ancora a inizio anno. Ho comunque tutto sotto controllo."
La donna lo osservava scettica mentre si serviva altra verdura e il marito tornava a mangiare indisturbato, ma pronto ad ammonire una seconda volta la figlia se fosse stato necessario, lasciando il lavoro sporco alla moglie che, sadicamente, si divertiva a vedere in pena Ryūnosuke.
Il silenziò calò per qualche minuto, lasciando tempo a Ryū di assaggiare il prelibato cibo che per la prima volta gli era stato servito su una tavola così lussuosa.
Finché una terza domanda non ruppe il silenzio, facendo vibrare le orecchie di [T/n] dalla rabbia.
"Ryūnosuke, che lavoro fanno i tuoi?"
Ryū poteva solo rispondere e trattenersi, non poteva di certo rifiutarsi di rispondere davanti ai genitori della fidanzata.
E anche se imbarazzato, umiliato da quel lusso che sa non avrà mai, e intimorito, si apprestò a rispondere.
"Sono..."
"Adesso basta! Siete ridicoli!"
[T/n] aveva lasciato cadere le posate sul piatto, causando un rumore stridulo e acuto, attirando l'attenzione della famiglia.
Sua madre intanto la guardava con gli occhi spalancati.
"Che cosa hai detto?"
La sua voce era indignata, scioccata, quasi l'avessero insultata, e aveva un tono di rabbia nel timbro, quasi la stesse avertendo co una minaccia sottointesa.
"Hai sentito bene! Che bisogno c'è di sapere queste cose?"
Il signor Iwaoi si raddrizzò sulla sedia, pulendosi la bocca con una calma agghiacciante mentre Ryūnosuke si sentiva un estraneo.
"[T/n], vedi di darti una calmata. Scusati immediatamente."
[T/n] respirò a fondo, guardando con occhi colmi di rabbia entrambi i genitori, e sbattendo le mani sul tavolo, facendo tremare tutti i bicchieri e le posate, si alzò in piedi, sotto lo sguardo confuso e per poco terrorizzato di Ryūnosuke.
"No, non mi scuserò affatto. Siete voi quelli che dovrebbero scusarsi! Non vi rendete conto che con queste domande state mettendo in imbarazzo Ryūnosuke? Perché vi interessa solo della sua famiglia e di quanti soldi abbia, ma non di come è lui veramente?"
La signora Bunko rise nervosa, sbattendo poi la mano sul tavolo, gli occhi colmi di fiamme mentre quelli del marito erano glaciali.
"Non capisci che lo stiamo facendo per te? Questo... teppistello, non è adatto a te! L'hai vista sua sorella?"
La donna lo indicò con un tale disprezzo che Ryū si sarebbe voluto mimetizzare cn la tappezzeria dietro di lui.
Dire che lo stavano umiliando quella sera era ben poco, ma ancora si tratteneva dall'urlare la sua rabbia. Erano adulti, per giunta genitori della sua fidanzata, e aveva già fatto abbastanza figuracce, non gliene servivano altre.
E poi, avevano ragione: non era ricco, non era un buono studente, viveva in una casetta in periferia e i suoi genitori guadagnavano il necessario per permettersi una mini vacanza ogni due anni.
D certo non era il principe azzurro e dalla folta chioma che [T/n] si sarebbe meritata.
Abbassò il capo, sconfitto, ma la voce di [T/n] glielo fece rialzare.
"Non sta a voi decidere chi è o non è adatto a me! Sono abbastanza grande per capire come va il mondo! E se devo decidere fra avere un ragazzo ricco e spocchioso e averne uno che si prende cura di me e mi ama veramente, allora scelgo il secondo! Non ho intenzione di farmi rovinare la vita da voi due, cazzo!"
Con fretta e furia, [T/n] afferrò il braccio di Ryūnosuke, facendolo alzare bruscamente da tavola per portarselo verso la porta d'ingresso.
"Vieni, ce ne andiamo. Afferra le scarpe."
Cercarono di fare più in fretta possibile prima che i genitori di lei, rimasti incantati per qualche secondo, si muovessero verso di loro per fermarli.
Già li sentivano urlare.
"Come ti sei permessa? Torna qui, IMMEDIATAMENTE! Non vedrai mai più quel ragazzo e non uscirai mai più di casa! Mi sono spiega..."
Quando Bunko e Iwao arrivarono davanti alla porta, [T/n] gliela aveva già sbattuta in faccia.


"Mi dispiace, non doveva andare così."
Il cigolio dell'altalena e il ronzare delle cicale accompagnò le parole colme di rimorso della [c/c], che immersa nella notte estiva e piena di stelle ancora versava qualche lacrima.
Ryūnosuke gliele asciugò con le nocche ruvide, accarezzandole poi la testa, consolandola.
"Va tutto bene, non piangere... Per favore?"
"M-ma hai visto come ti hanno trattato! Mi dispiace tanto!"
Gli si buttò addosso, rifugiandosi sul suo petto caldo, cullata dal battito veloce del suo cuore, e continuò a piangere.
"H-hei, va tutto bene, non è colpa tua. Piuttosto, che cosa farai una volta tornata a casa?"
La sentì singhiozzare.
"O-oh, che si fottano. Mi hanno stancato, non gli darò più retta."
Ryūnosuke aggrottò le sopracciglia, indeciso e preoccupato mentre continuava ad accarezzarle la testa e la visione dei suoi occhi colmi di lacrime gli offuscava la vista.
"Ne sei sicura? Potrei... non lo so, ospitarti per un po'?"
[T/n] sorrise. L'idea l'allettava, ma doveva risolvere quel problema da sola, ed andarsene di casa avrebbe solo peggiorato le cose.
Gli prese le mani e gliele strinse, grata.
"No, ma ti ringrazio."
Ryūnosuke sospirò, non sapeva che altro fare.
Si lasciò andare alla brezza, appoggiando la testa su quella di [T/n].
"Va bene."
Rimasero abbracciati sotto le stelle, guardando la notte scorrere e il presente diventare passato.
[T/n] si sentiva al sicura tra le braccia di Ryūnosuke, la faceva stare bene, protetta, e si innamorava di lui ogni giorno che passava.
Sorrise, con le guance ancora bagnata.
"Chi se ne frega."
"Cosa?"
Ryū la guardò confuso.
"Chi se ne frega. Chi se ne frega se ai miei genitori non vai bene? Io ti amo, non mi serve il loro appoggio, la loro benedizione. Mi basti tu, Ryū."
Ryūnosuke si sentì il cuore scoppiare di gioia a quelle parole che non riuscì a reprimere il primo vero e grande sorriso di quella giornata.
La strinse forte a sé, baciandole il viso in ogni dove, soffermandosi maggiormente sulle sue labbra soffici, su cui le sussurrò timidamente quanto la amasse.
Da quel giorno, se ne sarebbero fregati, e sarebbero rimasti solo loro due, insieme.

Angolo Autrice:
Okay, si ci sono. Scusate l'assenza, sono pigra e appena tornata da due settimane di Inghilterra.
Mi scuso per l'immenso ritardo, soprattutto per chi aveva richiesto la shot, spero che ci sia piaciuta.
RICORDO CHE HO PUBBLICATO UNA RACCOLTA X READER SUI BTS!
Okay basta spammarmi.


Dedicata a TheFlightelessCrows .

Haikyuu!! One Shots x Reader ||ITA||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora