Capitolo 51

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L'inconscio ci comunica coi sogni, frammenti di verità sepolte

F. Battiato


Finisco di mangiare le mie uova strapazzate.

Sono le nove di sera.

Blaise è ancora qui per fortuna.

Dopo i discorsi di qualche ora fa, in realtà non abbiamo parlato molto. Sono tornata di sopra e mi sono fatta una doccia veloce, rivestendomi subito dopo, mentre lui è tornato a casa.

E adesso, eccolo di nuovo qui a cenare con me.

Ma sappiamo perfettamente di non essere di compagnia l'uno per l'altra. Abbiamo entrambi la testa altrove: lui forse pensa a Daphne e soprattutto ad Astoria. Chissà se le ha raccontato tutto. Sento un po' di senso di colpa per non averglielo chiesto, e mi appunto mentalmente di farlo quanto prima, anche se domani avrò le mie risposte.

Io invece ho la testa a lui... a Draco.

Più il tempo passa, più la mia agitazione sale. Tra poco lo rivedrò... E non ho la più pallida idea di come comportarmi. Sento l'imbarazzo già da ora... Quindi come reagirò quando me lo ritroverò davanti? Quando i suoi occhi, grigi come i cieli nuvolosi d'inverno, mi scruteranno e pretenderanno delle risposte?

Ma soprattutto... Come starà?

Ingoio l'ultimo boccone, poggiando poi la forchetta sul piatto vuoto.

Afferro la bacchetta e la agito leggermente, ripulendo le mie stoviglie, mentre anche Blaise, al mio fianco, fa lo stesso.

Ci siamo.

Il momento è arrivato.

-Io vado- annuncia infatti lui.

Annuisco: -D'accordo... Allora ci vediamo domattina al Ministero-

-Notte Granger...e...- dice, iniziando ad allontanarsi, ma esitando.

Mi giro a guardarlo, mentre afferro anche il suo piatto e mi avvio verso gli sportelli per conservarlo.

Mi acciglio leggermente: -E?-

Lui sembra imbarazzarsi, e devo aspettare qualche secondo prima che mi risponda: -E salutalo da parte mia-

Mi blocco, ma subito dopo mi apro in un sorriso: -D'accordo. A domani-

Se ne va e dopo aver sistemato tutto, ecco che mi fermo, girandomi a guardare la grande cucina che mi circonda, illuminata da diverse candele presenti in tutti gli angoli.

Mi afferro al bancone alle mie spalle.

Silenzio.

Un grande silenzio mi avvolge, talmente grande che l'unica cosa che avverto è il leggero battito del mio cuore.

Era questo che lui avvertiva tutte le sere?

Ogni sera dopo cena, dopo una lunga giornata di lavoro, era costretto ad ascoltare il rumore sordo del suo cuore che gli ricordava di essere ancora vivo? Che gli ricordava di essere ancora vivo, a discapito di migliaia di vite innocenti spezzate a causa, in parte, anche delle sue scelte?

Scuoto la testa.

No... Non devo pensare a questo.

Devo andare... Devo tornare da lui.

Non è più solo.

Non sarà più solo in questa grande casa quando e se tornerà.

Non gli permetterò di essere solo mai più.

Lumos - Nihil est ut videtur | Dramione (COMPLETATA) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora