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Mia madre era un'insegnante e una scrittrice. Amava il suo lavoro più della sua famiglia, per questo non la vedevo praticamente quasi mai. Spesso tendeva ad impegnare anche il suo tempo libero, invece che passarlo con me, facendo lezioni private ad un fastidiosissimo ragazzino con un sacco di problemi di comprendonio. 

Mi ritrovai con questo ragazzo che gironzolava per casa, cercava di attirare la mia attenzione,mi stava sempre tra i piedi, ve lo avevo sempre attorno, come un cagnolino. 

Non potevo lamentarmi del fatto che mamma preferisse stare con il figlio di uno sconosciuto che con il proprio, per quanto avessi voluto piangere e pregarla di prestarmi più attenzioni, magari afferrando con le mie manine perennamene sporche d'inchiostro la sua lunga gonna tutta fuori e pochi colori (perché sì, detestavo mia madre, ma la sua passione per la scrittura a quanto pare era ereditaria) ma ho sempre dovuto mostrarmi forte e menefreghista, perché così mi imponeva mio padre, che non ammetteva mocciosi lacrimanti nella sua casa. Con la sua voce severa me lo ripeteva sempre "gli uomini non piangono" così da farmi sentire un debole in cerca di attenzioni.

Quindi sono cresciuto con una madre super impegnata tra scuola, scrittura e babysitting  e un padre che obbligava il figlio a comportarsi d'adulto, anche a cinque anni.

Durante tutto il tempo, prima che quel ragazzo si trasferisse in un'altra città, poco prima che sparì nel nulla dopo la notizia del suicidio del padre, dovetti sopportarlo, lo trattai male, era la mia valvola di sfogo, su cui riversare tutta la mia rabbia repressa. Gli davo la colpa per le mie sfortune, perché pensavo fosse lui la causa per cui mia madre non mi prestasse minimamente attenzioni. 

Alla fine dovevo accontentarmi di quelle poche volte, alcune sere prima di addormentarmi, in cui mia madre mi usava come la sua piccola cavia personale, leggendo le storie che essa stessa scriveva. La maggioranza parlavano di principesse costrette ad essere chiuse in torri altissime da draghi sputa fuoco, e tutte queste finivano tutte allo stesso modo, un principe dal cuore d'oro riusciva ad uccidere il drago, scalare la torre, baciare la principessa e liberarla dalla prigionia, per poi vivere per sempre felici e contenti. Ma una di queste favole non era minimamente paragonabile alle solite, noiose e stupide, che mia madre era abituata a scrivere. Una storia che nascondeva qualcosa, che pareva ambigua, in un certo senso, ma che trasmetteva una sensazione di limpidezza e chiarezza.
A me piacque e, anche se la casa editrice rifiutò il brano, io lo trovai l'unico, il migliore, e il più bello che mia madre potesse mai scrivere. 

Prima di leggermela mi disse "Jungkook, queste sono le parole di una persona importante, perciò per una volta cerca di stare attento a ciò che leggo, okay?". Non capivo a chi si riferisse con "persona importante", ma alla fine capì che, dato che era stata lei a scrivere quel racconto, doveva essere una donna tanto narcisista da considerare se stessa una persona importante.  

Mia madre mi ha sempre ignorato, ma purtroppo era mia madre, e da lei ho finito con l'ereditare, oltre che l'aspetto, anche la tendenza all'amare tutto ciò che è scritto, per lettura, e per la ricerca.
E per questo che sto scrivendo in questo momento, ed è per questo che voglio rendere la favola raccontatami da mia madre ancora migliore, per poterla pubblicare, e magari realizzare uno dei desideri di quella vecchia megera, prima che il cancro la uccidesse. 

Neptune; Mercury - Y о о п K о о KDove le storie prendono vita. Scoprilo ora