38.

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Il suo respiro era irregolare.
Lo sentivo sulla mia spalla ad intervalli, ogni tanto si interrompeva, si fermava solo per singhiozzare. Il suo fiato tremava quasi quando le sue labbra.
Il naso si faceva sempre più freddo, minuto dopo minuto le guance parevano ghiacciarsi per via delle lacrime.

Non aveva parlato, era rimasto a piangere sulla mia spalla finché il suo corpo fu talmente tanto esausto da non potersi più permettere di perdere liquidi.

Quando si separò dal mio abbraccio si asciugò il viso, gli occhi gonfi, con le maniche del suo cappotto. Si strofinò le guance fino a farle diventare rosse.

Forse si sentiva patetico, o piangere sulla spalla di qualcuno era per lui una freccia puntata dritta al suo orgoglio, ma quando le sue guance furono finalmente asciutte non seppe come guardarmi negli occhi.
Prima si fissò le scarpe, poi si preoccupò di asciugarsi il naso colante. Si tenne a testa bassa, con i capelli a mascherargli gli occhi.

La lettera fu restituita a Yoongi, che la ripose di nuovo in tasca.

Avevo la tentazione di allungare di nuovo le braccia, trascinarlo all'interno di un altro abbraccio, afferrare con le dita alcune ciocche dei suoi capelli e assicurarmi che si fosse sentito al sicuro.

Ma non credetti in quel momento che potesse essere di alcun aiuto.
Avrei dovuto dirgli qualcosa- ma in era come avere il vuoto totale al posto di un cervello. Sentivo solo l'incredibile disagio emotivo nel vedere Yoongi in quelle condizioni, non riuscivo a pensare ad altro se non al fatto che Yoongi stesse soffrendo, e anche parecchio, e che io stavo assistendo a tutto senza fare nulla. Ero inutile, e mai mi sentì più frustrato come in quel momento.

Cosa si provava?
Nel sapere di aver avuto la possibilità di salvare una persona, ma che invece si era finiti con il dargli il colpo di grazia.

-Yoongi- alcuni passi e gli fui difronte -Mi dispiace tanto- 

Non era molto, ma era tutto quello che potevo dirgli al momento. Yoongi scosse il capo, come a dire che non ero io la persona a doversi scusare, e forzò sul suo viso un sorriso a labbra strette. 

Mi chinai leggermente per lasciargli un veloce bacio a stampo sotto l'occhio, la sua pelle era fredda.

...

Quella sera fu molto silenziosa. Nessuno dei due parlò per molto tempo. Yoongi perchè dedicò la maggior parte del suo tempo a recuperare le forze. Durante il periodo passato a Daegu, non aveva mandato giù un boccone, perciò recuperò tutto ciò che non aveva ingerito servendosi dei miei piatti preparati con amore e cura. 

Io, d'altra parte, avevo la mente annebbiata. 

Yoongi sembrava tranquillo, ma sapevo perfettamente che quella era solo una scorza superficiale che gli piaceva mostrarmi per allontanare via da se la mia soffocante preoccupazione. Si mostrava contento mentre mandava giù un piatto di lasagne avanzati da quel pomeriggio, e nel frattempo evitava il più minimo contatto visivo con me- che intanto stavo tirando fuori dal frigorifero un pezzo di torta.

Gliela posi davanti, il soffice pezzo di pan di spagna era posato su un piattino di porcellana. Mi ricordai di aver pensato, prima di allora, che la pelle di Yoongi ricordasse un candido pezzo di preziosa porcellana. 

Alzai lo sguardo e mi accorsi che, al momento, la porcellana poteva essere l'ultima cosa a cui avrei paragonato il colorito della sua pelle. Sembrava più il colore che assumeva la neve una volta che veniva intaccata dai gas dello smog. Di un grigio anormale, che va a sporcare qualcosa di lindo e che ne velocizza la scomparsa. Mi si strinse il cuore nel petto, sotto agli occhi aveva delle pesanti occhiaie- la sua insonnia deve avergli impedito la benché minima ora di sonno.

-Sto bene, è inutile che mi guardi così- non mi accorsi che anche Yoongi, finalmente, aveva iniziato a sostenere il mio sguardo. 

I suoi occhietti neri riflettevano la luce artificiosa della lampadina, creando tante piccole scintille bianche all'interno dell'iride.     

Accennai ad un sorriso -Certo, certo- andai ad accendere una stufa che era rimasta spenta per due giorni di seguito all'angolo della stanza. L'atmosfera si stava facendo strana, e il fuoco rossastro in qualche modo aveva sempre riscaldato l'aria rendendola più accogliente. 

-Jungkook?- fece Yoongi, aveva girato la sedia nella mia direzione. Posò il mento sullo schienale, mi appiccicò gli occhi addosso mentre ero impegnato a giocare con le valvole del gas per azionare la stufa, inginocchiato sul pavimento impolverato del mio salotto. 

Mi finsi impegnato e semplicemente feci un verso -Mh?- chiesi mentre, con successo, vidi le prime scintille are vita ad una fiammella, a sua volta dette fuoco a delle piastrine  che iniziarono a produrre un ustionante calore.

-Sei mai andato a trovare tua madre? Quando è morta, intendo- 

La domanda mi colse alla sprovvista, mi rimisi in piedi talmente tanto veloce che le ginocchia presero a formicolarmi -Eh?- feci, fingendo di non aver capito. 

-Sei mai andato alla sua tomba?-

-Non mi piacciono i cimiteri- accampai la prima scusa che mi venne per la testa.

-Andiamoci insieme-

-Al cimitero?-

Yoongi annuì.

-Sarebbe un appuntamento davvero strano- feci dell'ironia, poggiando la schiena alle mattonelle della mia cucina, incrociando al petto le braccia -Perché?- continuai.

-Vorrei ringraziarla-

-Di cosa?-

Yoongi mi guardò come a chiedersi se la mia fosse una stupida domanda retorica. Allargò le labbra in un leggero sorriso- il tipo di sorriso che si fa ai bambini quando chiedono qualcosa di imbarazzante a cui i genitori rispondono sempre "sei troppo piccolo".

Allora alzai gli occhi al cielo.
-Va bene- alla fine buttai fuori il mio consenso con un sospiro di rassegnazione -Se è quello che vuoi ci andremo-

Neptune; Mercury - Y о о п K о о KDove le storie prendono vita. Scoprilo ora