...SUGA'S POV...
E io volevo andare ad un appuntamento solo con blue jeans (per di più logori e consumati) e una t-shirt?!
La mia immagine nello specchio mo urlava adosso quanto il mio abbigliamento trasandato non andasse per niente bene per un appuntamento.
I capelli scompigliati erano impossibili da recuperare, rovinati dalle numerose tinte, mentre la mia faccia pallida mi faceva apparire uno vecchio zombie ormai in uno stadio di decomposizione avanzato.
Mi fissai allo specchio per, forse, la trentesima volta, prima di decidere che il mio trentesimo outfit non era assolutamente quello giusto.
Avevo provato con abiti eleganti, e non mi sembrava il caso dato che non era né una cena di lavoro né una serata di gala. Poi ero passato al casual, e il fatto che avessi così tanti vestiti, tutti uno più inappropriato dell'altro, mi aveva mandato in una situazione di vuoto totale.Stavo persino pensando di andarci in pigiama, ad un certo punto. Ero già in ritardo di una decina di minuti, e mi stavo dicendo che Jungkook avrebbe potuto anche prendere e andarsene. E, certamente, era l'ultima cosa che volevo.
Avrò aspettato minimo una decina d'anni una singola possibilità con Jeon Jungkook, bruciarmela così sarebbe stata una cosa che avrei rimpianto per la vita.
Ripensai a quel pomeriggio, quando Jungkook si intrufolò in casa mia senza permesso, mi aveva visto in tutte le mie sfaccettature più deboli e imbarazzanti, eppure mi era comunque rimasto vicino e, anzi, aveva cercato di capire cosa stessi provando a comunicargli con così tanta impazienza.
E ci era anche riuscito, soltanto rileggendo ciò che scrissi all'epoca, e con l'unico indizio che gli avevo concesso aveva capito tutto senza il bisogno che io dicessi niente.
Scossi la testa quando i miei ricordi andarono a sfiorare il momento più scomodo, ovvero il bacio, non volevo vedermi arrossire attraverso lo specchio, sarebbe stato davvero frustrante.
Alla fine mi accontentai di blue jeans e maglia, sospirato arreso.
"Tanto uno come me è fantastico con qualsiasi cosa" decretai infine.Il bussare alla mia porta mi interruppe dal nutrire ancora un po' il mio narcisismo fissando la mia immagine nello specchio.
All'inizio credetti fosse Jungkook, che aveva deciso di venirmi a prendere da casa, invece che rispettare i patti e aspettarmi vicino al locale, ma solo quando mi fui avvicinato capì che non poteva essere in alcun modo JK.Il picchiettio era decisamente troppo poco irruento e impaziente, calmo e poco rumoroso.
-Zia?!- esclamai aprendo la porta. La sua faccia rugosa, con il trucco che cercava inutilmente di nascondere la sua reale età, mi riservò un'occhiata di puro disprezzo.
Non la volevo in casa, e se lei non si fosse intrufolata a forza nell'appartamento le avrei sbattuto la porta in faccia. Mi schivò come se possedessi una malattia mortale che avrebbe potuto contagiarla e dimostrò la sua abitudine priva di buone maniere iniziando silenziosamente a criticare ogni minimo particolare di casa mia, partendo dal divano in finta pelle alla vecchia e ammuffita mobilia.
-Allora verrai?- tagliò corto mirando subito al punto, ponendosi le magre e ossute dita sui prosciugati fianchi.
Sapevo a cosa si riferisse, ed era ovvio che fosse lì per lo stesso motivo per cui mio zio si era scomodato a portare fuori il suo ricchissimi fondo schiena dalla sua gigantesca magione solo per poter rivedere la faccia del tanto detestato nipote.
-Perché dovrei? Non sono mai andato e non credo che ci sia bisogn...-
-Dovresti, dato che tua madre si è finalmente decisa a rivolerti in casa-
-Beh, questa volta sono io che non ci voglio rientrare. Mia madre si attaccasse al tram e mi lasciasse in pace-
Mia zia, esattamente come poco prima il fratello aveva fatto, iniziò a fissare raccapricciata la topaia in cui vivevo, trattenendo finti conati ad ogni macchia di muffa o ad ogni gocciolina di condensa che pigramente scivolava giù da una mattonella ingiallita. Ci mancava poco che tirasse fuori dalla sua tasca il suo amatissimo fazzoletto ricamato in seta per potersi coprire la bocca piena zeppa di rossetto, come per evitare un'intossicazione da aria contaminata.
-Sei una persona terribile a parlare così di tua madre, lei che dal cuore d'oro ha deciso di perdonarti, dovresti deciderti e darle ascolto per una buona volta- il tono severo non mi smosse, continuavo a negare. Non volevo andarci, a cosa sarebbe servito, se non a sentirmi colpevole sotto gli sguardi dei miei parenti, che ancora mi ritenevano il responsabile?
-Non ho niente per cui dovrei essere perdonato. Non ci andrò...- chiusi le mani in pugni talmente tanto forte che le mie nocche divennero bianche e le unghie mi pizzicarono i palmi, lasciando dei segni, la rabbia mi attanagliò il petto in una morsa amara e pesante, i polmoni sembravano esplodere e la testa era talmente tanto in preda alla confusione che potevo sentire le mie tempie bruciare.
Il dolore che provai all'improvviso mi distrasse dalla presenza di mia zia, per un attimo la donna scomparve, e pur di cercare di mandarla via iniziai a dire le prime cose che mi vennero in testa, alcune cose che non pensavo neanche, come mio solito, ogni qual volta perdessi le staffe -...sul serio, non ho alcun motivo di farmi vivo per ricordare una persona tanto debole come mio padre. E' stato lui che ha deciso di suicidarsi e io devo accollarmi tutto il peso addosso?! Non era una persona che meritava di essere ricordata, per colpa sua ho passato il peggio, e io per primo non dovrei...-
Non finì neanche di parlare che un forte schiaffo, che non vidi neanche arrivare, mi costrinse a zittirmi. Feci qualche passo indietro, spinto via dal colpo, fu un miracolo per me non perdere l'equilibro, fu un miracolo non finire al suolo per ritrovarmi poi gli occhi severi di quella vecchia che mi fissavano dall'alto, contemplando la mia inettitudine e la mia pateticità con i suoi occhi scuri, che detestavo pensare fossero simili ai miei.
Per un attimo ci vedetti sfocato da un occhio. Mi portai una mano al viso, ma non mi mostrai debole, continuai a guardarla. Mia zia alla fine si allontanò.
Un forte rumore attirò la mia attenzione, ma non ci badai, ero concentrato ad incenerire con lo sguardo mia zia, che finalmente aveva deciso a muovere quei suoi tacchi costosi fuori dalla mia abitazione.
Non mi ero neanche accorto che Jungkook aveva appena spalancato la porta di casa.
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Neptune; Mercury - Y о о п K о о K
FanfictionMercurio finirà con il salvare la vita di Nettuno.