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-Cosa?- feci io, chinando la testa da un lato, un po' confuso.

-Soffro d'insonnia, quelle pillole erano sonniferi, non pensavo di averne ingerite così tante... è stato un incidente-

-Quindi mi stai dicendo che soffri di insonnia e che in realtà non volevi morire, una cosa non volontaria, in pratica...-

Lui annuì in risposta, a io continuai ad assicurarmi di aver sentito bene -Perché non me lo hai detto prima?-

-Perché mi piace che la gente mi consideri uno problematico-

-Soffri di insonnia, questo ti rende già qualcuno di problematico, non avevi bisogno di farmi stare così in pena-

Rimasi imbambolato al mio posto con gli occhi assottigliati in due fessure, cercando di capire se la sua espressione lasciasse intendere menzogna, e in un certo senso mi sentì sollevato, ma era difficile nascondere il mio scetticismo: era chiaro che volesse solo che io sparissi.
Prima che Yoongi potesse ribattere ripresi a parlare.

-Ah... quindi la sera scorsa non ti eri svegliato apposta per portarmi la coperta ma semplicemente non hai dormito per niente- trattenni la voglia improvvisa di tapparmi quella stupida bocca che mi ritrovavo: lo avevo messo di sicuro in imbarazzo.

-T-tu eri sveglio allora!- aveva le guance rosse, ma cercò di nasconderlo coprendosi la bocca con la manica del pigiama.

-Non pensavo che un tipo come te potesse essere così gentile- mi finsi un tipo spavaldo mentre bevevo tranquillamente il mio caffè, ridacchiando sotto i baffi per la reazione terribilmente adorabile dell'altro. Mi scocciava ammetterlo, ma Yoongi era un tipo terribilmente tenero, specialmente quando aveva certe reazioni. La consapevolezza del mio orientamento sessuale, accertata durante il mio periodo scolastico alle medie, rendeva il tutto più difficile. Il mio orgoglio, per quanto potesse essere piccolo quando si trattava di sentimenti, semplicemente rifiutava la semplice parola "attrazione" e di solito ero portato a negare ogni evidenza su cotte o innamoramenti, e mi sarebbe riuscito facile, ignorare il battito accelerato ogni qual volta lo sentissi vicino, se fossi erroneamente convinto di essere etero. Ma per una volta avevo convinto il me presuntuoso che sì, provavo qualcosa per Yoongi e sì, non si poteva fare nulla per evitarlo. Altrimenti che altra spiegazione potevo attribuire al mio continuo preoccuparmi per lui? Come mai tornavo dietro alla porta del suo lercio appartamento ogni volta? E perché sentivo semore freddo quando lui non c'era?

Non mi è mai piaciuto mostrarmi debole ammettendo di provare sentimenti delicati come l'amore, per questo, potrei considerarmi uno tsundere di alto livello, il più esperto e il più fastidioso, ma con Yoongi semplicemente sentivo che mi piaceva averlo affianco, sentimenti o no, sembravo non negare la chiara evidenza che, molto probabilmente, un giorno sarei finito con il baciucchiare quelle guance lattee, e non vergognarmene dopo, come di solito facevo con altri.

Yoongi era un tipo attraente, punto e basta.

-Va bene, allora me ne posso andare- mi alzai, dando per buona la sua scusa, anche se ancora mi sembrava una bugia. Magari il fatto che soffrisse d'insonnia era vero, ma ingerire quantità a così elevate di pillole comunque destava sospetti, insomma, tutti sapevano perfettamente che si ci incammina verso la morte se si prende più della dose consigliata, era talmente stupido da fare una cosa tanto pericolosa?

Yoongi era ancora rosso, ma finse di ignorarmi mentre mi dirigevo verso l'uscita per poi prendendo le mie scarpe in una mano e infilandomele -Vedi di ricaricare il telefono- feci, con una voce severa -Ti richiamo più tardi-

...SUGA'S POV...

Cosa mi doveva richiamare a fare? Già il fatto che avesse dormito a casa mia era un'eccezione, adesso si permetteva anche di darmi degli ordini.

"Devo comprare un caricabatterie nuovo..."

Ancora non riuscivo a credere a ciò che stava accadendo. Non vedevo Jeon Jungkook da quasi dieci anni, e adesso venivo a sapere che la madre, la mia insegnante di lettere, era deceduta, e che prima di morire si e penata nello spedirmi in una lettera "l'occasione" che, almeno per la prof.ssa Jeon, non avevo avuto quando ancora lo conoscevo.

"Ti sto dando l'occasione che non mi hai mai permesso di concederti, coraggio, fatti avanti ragazzino.

Fighting!"

La calligrafia disordinata da professoressa marcava quella frase, in una scossa di rabbia improvvisa avevo accartocciato il foglio e lo avevo lanciato fuori dalla finestra, ma in quel momento avrei voluto rileggere quelle parole, che mi parevano rassicuranti. Anche da morta doveva essere una rottura di scatole, quella vecchia, sempre a ficcanasare con il suo piccolo naso a patata in faccende che non la riguardavano.

Mi aveva detto di essere ammalata, via telefono, con una voce consumata dal dolore, mi aveva avvisato della sua morte imminente. Io non ero rimasto in contatti con la prof, ma lei riuscii in qualche modo a recapitare numero telefonico e indirizzo, come diavolo fece, non lo seppi mai. Probabilmente era stata mia madre a darglieli, ma in effetti non importava. Aveva condotto Jungkook di fronte alla mia casa, usando la scusa del "riporta l'opera al suo creatore", e il fatto che il caso lo abbia potato da me proprio nel momento in cui stavo quasi per morire, mi faceva innervosire.

Erano passati quasi dieci anni, se non di più, dall'ultima volta che i miei occhi si erano posati sul quel faccino prepotente, che si divertiva sempre a stuzzicarmi, prendendomi in giro.

L'ultima volta fu quando dovetti trasferirmi, e ci mancò tanto così dal confessare i miei sentimenti per il ragazzo, ma fui fermato da mia madre che mi trascinò in macchina e mi portò via dalla casa con un documento d'affidamento che attestava che da quel momento in poi non avrei mai più potuto parlare a mio padre. Quella fu l'ultima volta che vidi papà, se non contiamo il suo funerale e la volta in cui lo insultai, poco prima che morisse. Raccontare adesso questa storia è una seccatura, poi ci arriverò. E con lui non vidi più Jungkook, né la signora Jeon.

Sospirai, avevo la possibilità di dire a Jungkook quello che non avevo avuto l"occasione" di potergli dire, così come aveva scritto sua madre, ma mi aveva visto come un esserino debole e ferito che aveva cercato di uccidersi, probabilmente mi considerava un depresso del cazzo in cerca di attenzioni e di aiuto emotivo, bisognoso di essere assistito da un medico o da professionisti. Ma, alla fine, non avevo nulla da dirgli, dopotutto, non provavo decisamente più niente.

Scossi la testa e cercai di pensare ad altro, ormai ciò che era fatto era fatto, non ero nemmeno tanto sicuro di provare più qualcosa per lui, dopotutto ero solo un moccioso quando realizzai di essermi preso una cotta per il figlio della mia insegnante.

Erano passati dieci anni, lui era cambiato davvero molto, era diventato davvero molto affascinante. E se il suo aspetto era mutato in meglio, il suo carattere gentile era rimasto lo stesso.

Mi aveva stretto tra le sue braccia e aveva provato a capire cosa c'era che non andasse, mi aveva salvato senza neanche chiedermi chi fossi, ero uno sconosciuto, ma il panico che vidi nei suoi occhi era lo stesso che si poteva provare quando si vede una persona a cui si tiene in pericolo.

Jungkook era sempre stato il tipo che sprigionava calore, sapevo perfettamente che se avessi seguito il consiglio del fantasma della signora Jeon avrei finito con il raffreddarlo con la mia pessima personalità, e anche solo il pensiero di essere un peso per Jungkook mi faceva venir voglia di evitarlo il più possibile.

Neptune; Mercury - Y о о п K о о KDove le storie prendono vita. Scoprilo ora