Coi piedi poggiati su uno dei bracci del grande divano nel mio salotto, i miei occhi vagavano sul soffitto, cercando di non pensare na a Yoongi ne a Jimin.
La "discussione" appena avuta con Jimin, o il fatto che Yoongi non fosse ancora tornato. Scenari uno peggio dell'altro si divertivano a balenarmi nel cervello, e tutti comprendevano Jimin che svuota ciò che teneva nell'animo parlando faccia a faccia con Yoongi. Confessando il suo risentimento nei miei miei confronti, come i suoi sentimenti non fossero spariti minimamente durante gli anni, e come si era stancato di stargli vicino- ammettendo quanto fosse doloroso.
In realtà, magari in un piccolo spazietto in fondo alla mia anima, mi dispiaceva per Jimin.
Doveva aver sopportato per anni, sin da quando era piccolo, l'idea di non poter ottenere qualcosa che voleva disperatamente.
Cerchi di essere la persona perfetta per chi tu pensi possa essere perfetto per te, solo per poterlo vedere felice insieme a qualcun altro.
Mi sono ritrovato in situazioni simili prima d'ora e il mio menefreghismo proprio in questi era una pillola antidolorifica, interveniva sul dolore meglio di qualsiasi medicina. Non in portava molto che fine facessero io e i miei sentimenti. Ignoravo spesso ciò che faceva male, persino le persone che un tempo potevo definire ciò che stava più caro al mio animo. Lo feci con mia madre, e adottati il suo stesso metodo di autodifesa. "Se non lo vuoi ignoralo", era la stessa pratica che adottava su di me.
Al pensiero, rendendomi conto quanto in realtà io e lei ci rispechiassimo, un leggero senso di colpa mi fece sobbalzare. Scossi la testa, e mi girai su un fianco.
La cosa che mi preoccupava, in quel momento, oltre a Yoongi e Jimin, era il il fatto che stessi perdendo quella mia caratteristica. Per anni mi ero nascosto dietro ad una scorza di indifferenza, ma Yoongi spuntò dal nulla: ho il coraggio di rimanere ferito, se è Yoongi il responsabile di quelle ferite?
Non sapevo esattamente cosa sarebbe potuto andare male. Ma se qualcosa non fosse andato come la mia mente lo stava immaginando, l'indifferenza questa volta non mi avrebbe aiutato.
Ciò che rendeva Yoongi arrabbiato, triste o felice influiva su di me più di quanto mi piaccia ammettere. Ed era la prima volta che mi importasse dell'opinione di qualcuno.
Mi chiesi se per Yoongi fosse lo stesso."Starà pensando a me dov'è ora?"
Sospirai pesantemente quando mi accorsi dell'ora tarda.
Non sarei mai riuscito a dormire, o a chiudere occhio, quindi semplicemente riprovai a chiamare Suga.Il suo contatto aveva un piccolo cuoricino, la scritta luminescente "Suga" mi urtava la vista nell'oscurità della sera. Fui costretto a ridurli a due fessure mentre schiacciavo la cornetta verde.
Il tempo di due squilli, il mal di testa risultato dalla mia tremenda preoccupazione aveva finito con il triplicare il suono di quei tuu tuu trasformandoli in pesanti note che riecheggiavano per tutto il mio cranio, stimolando una pulsante emicrania, e un suono di passi fuori dalla mia porta mi fece scattare per affermare la maniglia.
Non riuscì ad aprire, comunque. Posai un orecchio sul legno smaltato solo per assicurarmi che i passi fossero effettivamente quelli di Yoongi.
Ed era così.L'andatura di Suga era svelta e silenziosa, le sue scarpe consumate a malapena emettevano un suono quando venivano in contatto con il ruvido asfalto.
Lentamente abbassai la maniglia, e sbirciai dalla fessura. La chioma argentea, spettinata come suo solito, veniva completamente sconvolta dal vento.
Era in fondo al vialetto, e si dirigeva a testa bassa verso il portone di casa.
Aprì la porta solo quando il suo viso venne illuminato dalle luci fuori dal mio portico. I neon bianchi si rifletterono sui suoi due occhi scuri.
Yoongi mi vide ed abbozzò un sorriso. Involontariamente lasciai trasparire un broncio arrabbiato. Le mie labbra si icurvarono all'ingiú.
"Avevi detto -torno presto-"
"Che diavolo è successo a Daegu? Perché ci hai messo così tanto?"
"Jimin mi ha chiamato, potresti spiegarmi che cosa è successo"Le prime cose che mi saltarono in testa furono quelle, ma non parlai.
Yoongi stava portando un borsone sulle spalle, sembrava che la mia espressione arrabbiata fosse abbastanza per fargli capire quanto la sua assenza mi avesse reso nervoso.Yoongi non diceva ancora nulla, ma distolse presto lo sguardo dal mio quando si mise a cercare qualcosa nelle tasche del suo impermeabile.
Lo guardai confuso, dalla sua tasca fuoriuscí un pezzo di carta stropicciato. La carta era grigia, rovinata, mi ricordò tanto la lettera che mi aveva portato da Yoongi. Quel pezzo di carta che mia madre scrisse per chissà quale ragione.
Se ci ripenso, avrebbe potuto essere per il bene di Yoongi.
Mia madre era a conoscenza dei sentimenti di Yoongi nei miei confronti? O la lettera era solo per poter permettere ad uno studente di venire a conoscenza della sua dipartita?Quando Yoongi riuscì a passarmi quel pezzo di carta vidi che c'era qualcosa che non andava.
Le sue dita tremavano, e le sue guance sembrarono perdere un po' di colore.-Cos'è?- feci, la rabbia dissolta non appena mi accorso di quell'espressione tormentata. Senza pensarci più di tanto afferrai il pezzo di carta, e mi scostai per farlo entrare.
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Neptune; Mercury - Y о о п K о о K
FanfictionMercurio finirà con il salvare la vita di Nettuno.