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Quando gli imboccai le coperte lo osservai dormire beatamente, grazie all'alcol che aveva ingerito non si sarebbe svegliato per un bel po'. Stavo per andarmene ma il disordine regnava, ciò che Yoongi aveva combinato in salotto mi fermò e un'improvvisa voglia di pulire mi costrinse a raccogliere tutte le lattine, una ad una, fino a non lasciarne nessuna.

Quella che mi stava obbligando a pulire una casa non mia era la mia abitudine al tenere tutto in ordine, tutto pulito. 

Nel frattempo che recuperavo un sacchetto della spazzatura trovato in uno dei tanti cassetti della piccola casa, che avevano avuto l'onore di essere esplorati dopo molto probabilmente secoli di riposo a marinare nella polvere, iniziai a raccattare le lattine. 

E nel frattempo le parole di Yoongi mi tornarono alla testa "Sei il mio Mercurio"? Che intendeva?

Arrossì al ricordo di Yoongi che mi abbracciava e mi sussurrava quelle parole all'orecchio.

La storia che aveva scritto parlava di due pianeti uno distante dall'altro, uno di questi pianeti, Mercurio, era il Pianeta più vicino al Sole, mentre Nettuno era quello più distante. Il Sole scaldava Mercurio ma ignorava Nettuno, che non poteva far altro che fissare Mercurio scaldarsi ed emanare calore, mentre lui era costretto a rimanere al buio e al freddo, da solo, e convivere con la tristezza. 

Ma Nettuno considerava Mercurio un bel pianeta, nonostante fosse il suo completo opposto, e sentiva la sua presenza, mentre Mercurio non sapeva nemmeno della sua esistenza. Anche se erano distanti e separati, primo e ultimo, caldo e freddo, Nettuno avrebbe voluto avvicinarsi a Mercurio, sapeva si sarebbe distrutto per via del Sole, ma la smania di poter vedere da vicino l'altro pianeta era talmente tanta che venire distrutto non sembrava qualcosa di poi così tanto grave. Ma Mercurio non poteva trascendere le leggi della fisica o della scienza, non poteva cambiare il fatto di essere separato da Mercurio da altri cinque pianeti, non poteva ambire a una delle prime posizioni nel Sistema Solare, così come non poteva avvicinarsi a Mercurio, a cui il suo destino era stato talmente crudele da permettere a Nettuno di osservare Mercurio da lontano ma mai di poterlo raggiungere.

Adesso, scientificamente parlando, questa storia, ovviamente, era una completa stronzata, ma anche solo l'idea di sfruttare due pianeti per raccontare, narrare una situazione di distanza ma complicità, era l'idea geniale che me la faceva amare.    

Nettuno vuole potersi spostare per godere della luce, raggiungendo così Mercurio, ma il Sole lo ucciderebbe, e se fosse finito con il morire lo sforzo per raggiungere Mercurio sarebbe stato inutile.

Perciò mi chiesi che cosa intendesse, ero qualcuno che stava cercando di raggiungere? Se si fosse avvicinato avrebbe finito con il distruggersi?

 Sospirai e scossi la testa, per poi passarmi nervosamente una mano tra i capelli, questi pensieri mi stavano facendo uscire dai gangheri, mentre i postumi di una forte emicrania mi costrinsero a passare le dita nei capelli un paio di volte. 

Di certo non potevo chiedere a Yoongi che cosa intendesse, molto probabilmente da sveglio non si sarebbe ricordato nulla, non mi restava che cercare di capirlo da solo. 

Mi alzai e iniziai a rovistare in casa, cercando di focalizzarmi sul contenuto di quel racconto il meglio possibile nel frattempo, alla ricerca del foglio su cui era scritta la risposta alle mie domande, la favola di Yoongi, quella che scrisse quando aveva nove anni, quella che mia madre mi lesse e che evitò di specificarne il creatore, quella che mi è sempre piaciuta, quel piccolo pezzo che restava del vecchio e piccolo Yoongi, e che magari era anche qualcosa di più di una semplice storia. Magari qualcosa che avrebbe portato me ad avvicinarmi a lui.

Trovai la storia sotto al divano, abbandonata nella polvere, l'afferrai e l'aprì per poter rileggere Nettuno e Mercurio, sperando di capirci, sta volta, qualcosa in più, qualcosa magari che quando ero piccolo non riuscivo a capire.

...SUGA'S POV...

"Quel vecchio doveva venire proprio adesso

Pensai lasciando che mio zio entrasse in stanza. Era vestito elegante, con i suoi capelli grigi  pettinati in ordine come suo solito. Sempre perfetto, quello scocciatore. Ma c'era una cosa di inusuale nella sua faccia, non lo vedevo da anni, le rughe sul suo viso erano più marcate, la pelle più grigia e i capelli più scoloriti. 

"Quindi anche lui è umano" 

-E' da un po' che non ci vediamo Yoongi- fece, mentre si divertiva a giudicare il mio appartamento, piccolo e polveroso, probabilmente ridendo della mia sfortuna.

-Che vuoi?- senza giri di parole mi posi con la schiena sulla porta, a guardarlo mentre si faceva gli occhi con la, per lui insolita, semplicità della mia tana. E la guardò come se fosse la tana di un topo, mi guardò come se fossi un topo, quando si girò a fissarmi. 

-Sono solo venuto a dirti che all'anniversario del funerale di tuo padre sei invitato anche tu, anche se so che non verrai... anzi spero, che tu non ci venga-

-Sta' tranquillo vecchio, non mi scomodo così tanto per uno che si è suicidato-

-Non mi sembra che tu sia un tipo tanto diverso, non hai tentato anche tu il suicidio qualche annetto fa?-

-Non ho mai detto di essere diverso, e poi ci ho provato, ma non ci sono riuscito. Ora, visto che hai fatto ciò che dovevi fare, puoi anche andare a fare in culo- indicai la porta con un gesto decisamente poco garbato mentre questo vi si dirigeva disgustato dal mio comportamento.

Mio zio non si fece problemi ad esitare sulla porta, scrutandomi con quei suoi occhi saccenti, credendo di essere migliore di me, così come lo credeva mia madre o così come lo credeva chiunque. 

-Tua madre vorrebbe vederti- disse, prima che io lo congedai sbattendogli la porta in faccia.   

Mi dimenticai di Jungkook, che probabilmente in quel momento mi stava aspettando all'uscita della scuola, e corsi ad afferrare una lattina di birra. Dovevo scordarmi la faccia di quel tipo o me la sarei sognata la notte, e io gli incubi non li sopportavo, specialmente ad averli quelle poche volte che riuscivo a prendere sonno. 

Quando mandai giù quella che, secondo me, era la decima lattina, mi stesi sul pavimento. A dire il vero, miravo al divano ma, si sa, da ubriachi ci si sdraia su qualsiasi cosa, basta che non si sta in piedi. 

Mi persi a fissare l'intonaco ingrigito del soffitto, sperando di liberare la mia testa da un ammontare incredibilmente fastidioso di pensieri molesti, ma ciò che ottenni fu solo una sensazione di fastidio agli occhi. Il pizzicore che creava il fastidio nell'aver visto qualcuno che non volevo vedere mi stava spingendo ad un pianto di rabbia repressa. 

Strinsi i pugni e cercai di non pensare a niente, specialmente a mio padre, o a mio zio, o a mia madre.

Quando sembrai per cadere nel sonno vidi Jungkook che mi sormontava, cubito dopo aver sentito la porta che veniva aperta e i pesanti passi degli anfibi del ragazzo sulla moquette che piano piano si stava scollando dal suolo.

Quel ragazzino compariva proprio nella situazioni più strane, ma fui contento di vederlo, e questo forse lo lasciai intendere dal leggero sorriso che mi parve in volto come saluto. 

-Jungkook?-  

Neptune; Mercury - Y о о п K о о KDove le storie prendono vita. Scoprilo ora