16 - wendigo

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Sbuffai, incrociando le braccia al petto.

"Non devi rimanere per forza, starò bene!"

Guardai Theo aprire il mio frigorifero e prendere una bottiglia d'acqua, poi afferrò un bicchiere dal mobile e versò la bevanda in esso.

"Non starai solo a casa mentre un serial killer gira in città."

Mi sedetti sul tavolo e Theo mi passò il bicchiere prima di riempirne uno anche per se stesso.

"Ma non sarò solo, i miei genitori tornano domattina presto da lavoro."

Bevve dal suo bicchiere, senza staccare gli occhi dai miei. "A che ora tornano?"

"Alle sei."

"Sai quante cose possono succedere in undici ore?"

Roteai gli occhi. "Posso mangiare cena, guardare un film e andare a dormire nel mio amato letto."

"E nel frattempo farti uccidere da un serial killer cannibale."

Un lamento lasciò le mie labbra. "Non è sicuro che siano stati mangiati, Melissa ha detto che è solo una supposizione."

Posai il bicchiere ormai vuoto e appoggiai le mani sul tavolo, dietro di me, in modo da sorreggere il mio peso.

"Dovremmo andare a vedere i corpi." disse, e io spalancai gli occhi.

"Ma sei matto?"

Theo alzò le spalle. "Possiamo sentire odori che gli umani non percepiscono, potremmo essere d'aiuto."

In fondo non aveva torto, ma il solo pensieri di trovarmi nuovamente davanti ad un cadavere mi fece stringere lo stomaco.

Da quando Scott mi aveva morso avevo visto morire troppe persone. Molte erano colpevoli, moltissime di più innocenti.

Avevo ancora bene vivida l'immagine di Hayden che moriva tra le mie braccia, di Brett e Lori che venivano uccisi, di Gabe in una pozza di sangue.

Mi ero sempre dimostrato forte in quelle situazioni, ma non ero sicuro che ci sarei riuscito ancora, soprattutto se si fosse trattato di altre persone a cui tenevo.

Era difficile guardare un corpo senza vita e non immaginare quelli che avevo già visto in passato, non cambiare il volto pallido con quello di un'altra persona.

Non avrei sopportato di aggiungere altri nomi alla lista.

Theo si accorse del mio battito irregolare e del mio silenzio. Si staccò dall'isola della cucina e si avvicinò a me, infilandosi tra le mie gambe a penzoloni dal tavolo.

Alzai lo sguardo su di lui e mi mostrai vulnerabile contro la mia volontà.

"Oppure possiamo lasciare che la polizia e i medici facciano il loro lavoro e guardarci un film." disse con calma, mettendo le mani sui miei fianchi.

Il contatto mi fece rabbrividire, un tremito mi percorse tutta la schiena.

Eravamo vicini, estremamente vicini, ma stranamente non sentii imbarazzo. Mi sentii accaldato, ma non come quando si arrossisce e le guance diventano tutte rosse, non come quando il sole batte sulla pelle per tempo prolungato.

Era una sensazione che proveniva dallo stomaco e si propagava per tutto il corpo, scaldandomi solo internamente piuttosto che esternamente.

Aprii la bocca per parlare, ma non ne uscì parola. Mi limitai ad annuire e Theo mi fece scendere dal tavolo, senza staccare le mani dai miei fianchi.

Improvvisamente un tuono ruppe il silenzio, facendomi sobbalzare. Non mi ero accordo dell'odore della pioggia imminente fino a quel momento.

Non ero un amante dei temporali e la Caccia Selvaggia non aveva fatto che acuire la mia paura.

hold on ❁ thiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora