Vi siete mai chiesti cosa significhi avere una vita felice? Ci avete mai pensato al fatto che in realtà si può essere felici anche con nulla? Ci avete mai pensato?
Ad essere sincera io no, non me lo sono mai chiesta.
Era una giornata normale, forse una di quelle noiose, o forse una di quelle in cui non appena ti svegli la mattina sai già che sarà lunga e tortuosa.
Ed è proprio così che è andata. O forse non proprio.
Quel giorno, ad esempio, qualcosa era cambiato, avevo litigato con la mia migliore amica e giuro di non aver potuto desiderare nulla di migliore.
Siamo sempre state due ragazze completamente diverse, sia esteticamente sia caratterialmente e, per questo, la maggior parte delle volte eravamo solite a non parlarci per giorni.
Quel giorno non era per niente iniziato nei migliori dei modi. Oltre ad aver litigato con la mia migliore amica, ero riuscita a prendere un voto brutto in storia.
Non riuscivo a pensare in modo positivo, ogni cosa sembrava andarmi contro. Ma forse mi sbagliavo, c'è sempre speranza, in qualsiasi caso, sempre.
Iniziai a camminare per le affollate via di New York, diretta verso casa. Iniziai a pensare ad una scusa plausibile da raccontare ai miei genitori per il brutto voto preso quella mattina.
Cercando di non andare addosso alle persone che correvano, finalmente, riuscii ad arrivare a casa sana e salva.
"Mamma! Sono a casa!" Esclamai non appena entrai nella mia umile dimora. Lo era per davvero. I muri tappezzati con agli angoli qualche accenno di muffa erano orribili da vedere e i corridoi erano talmente stretti che si faceva persino fatica a passarci in due.
"Sono in camera." Rispose lei dopo qualche secondo di silenzio.
Seguii la sua voce, diretta verso la stanza padronale, trovando la donna piegata per mettere via alcuni panni.
"Ciao mamma." Mi avvicinai a lei, cautamente, cercando di non far trasparire alcun accenno di preoccupazione dal mio viso.
"Ciao tesoro, la scuola com'è andata?" Alzandosi mi diede un bacio sulla fronte.
Ero certa me lo avrebbe chiesto.
"Tutto bene." Risposi semplicemente facendo le spallucce.
"E l'interrogazione di storia? Avevi accennato che oggi la professoressa ti avrebbe interrogata." Asserì lei facendomi subito mandare giù il grappolo che mi si era formato in gola.
"Alla fine non mi ha interrogata, ha deciso che avrebbe iniziato settimana prossima, ha ancora alcune cose da spiegare." Finsi, mordendomi il labbro.
Sperai con tutta me stessa che mi credesse e, fortunatamente, successe proprio così.
"Va bene, ma inizia a prepararti per bene, non vorrai arrivare impreparata all'interrogazione..." Disse lei con sguardo amorevole, facendomi sentire così dannatamente in colpa.
Mia madre era una donna davvero forte, all'età di nove anni perse la mamma, così dovette crescere i suoi tre fratellini da sola. Il padre era troppo occupato a portare a casa il pane e, quelle volte che aveva qualche secondo per studiare, si metteva d'impegno. Per questo tutte le volte che andavo male a scuola lei ci rimaneva male; mi ripeteva che non aveva potuto studiare, poiché le condizioni economiche e sociali non erano delle migliori - non che in quel momento avessimo una villa, ma per lo meno avevamo abbastanza soldi per permetterci di mangiare e di mandarmi a scuola – di conseguenza voleva che io ci mettesi tutto l'impegno del mondo, per essere migliore.
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Il ragazzo dei sogni.
FantasíaDafne è una ragazza qualunque, con una vita normale, ottimi voti a scuola e dei genitori amorevoli. Ma un giorno tutto cambia, una porta segreta, un ragazzo perfetto, un mondo parallelo... Sarà la realtà o solo frutto della sua immaginazione? "Fors...