Capitolo 23 (Ultimo saluto)

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Un rumore costante, come un ticchettio, un continuo di suoni costanti riempirono le mie orecchie; i miei occhi erano pesanti, volevo aprirli, ma non ci riuscivo ero fin troppo debole. Se fino qualche secondo prima non riuscivo a sentir nulla, in quel momento un fortissimo mal di testa prese possesso in me.

Tutti i ricordi lentamente riaffiorarono a me, e dissi l'unica cosa che in quel momento avrei voluto. "Harry."

I miei occhi si aprirono di scatto ed un soffitto bianco apparve davanti i miei occhi.

Leccai le mie labbra, come d'istinto e potei percepirle completamente secche, come se da mesi non bevessi.

"Dafne!" La voce di mia madre arrivò chiara alle mie orecchie.

"Harry." Sussurrai nuovamente. "Dov'è Harry?" Chiesi in fine.

"Oh mio Dio, tesoro mio... come stai? Come ti senti?" Chiese lei, riempiendomi solo di più la testa e rendendo il mio mal di testa più persistente.

Non risposi, semplicemente mi girai verso di lei. Sembrava invecchiata dall'ultima volta che la vidi, cioè qualche ora prima, probabilmente.

"Mamma."  Sussurrai.

"Sì sono qui tesoro! Infermiera! Infermiera! Chiamate un dottore!" Imbronciai il viso, perchè stava urlando?

"Oh Dio, pensavamo non ti saresti più risvegliata!" Disse con le lacrime agli occhi. Ma cosa le prendeva? Ero solo svenuta.

Poi, quello che successe in realtà, riaffiorò alla mia mente.

I medici e le infermiere erano oramai entrati nella mia stanza, ma non riuscivo a capire ciò che stava realmente accadendo, la mia mente era concentrata a rimembrare quella sera.

No, non era assolutamente una sera come le altre, non lo era.

Ero lì sul letto a piangere, a piangere per quello che era appena accaduto; mamma oramai non tentava neanche più a chiedermi se volessi mangiare o se volessi scendere a parlare o se stessi bene, sapeva benissimo che bene non stavo affatto.

Quella sera forse fui troppo debole, forse non avrei dovuto farlo, ma le presi, presi alcune pasticche che avevo comprato da uno spacciatore, il primo che mi era capitato, non mi interessava di che genere di roba si trattasse, a me interessava solo poter tornare da lui.

Così le presi: due, tre, quattro

o forse cinque, non ricordo ed aspettai lì, aspettai lì nel mio letto in attesa della mia morte.

Volevo andare dove lui era andato, dove tutti dicono le persone si sentono meglio, in un posto migliore, dove tutto è rose e fiore e dove nessuno più soffre.

Ma ciò sembra non essere successo, o forse sì, ma per troppo poco.

"Quanto?" Chiesi alla dottoressa che con quell'aggeggio sentiva il mio battito cardiaco.

Si fermò a guardarmi e sospirando disse: "Quasi tre mesi."

Annuii lentamente, ero a corto di parole.

Li lasciai fare ed una lacrima scese dai miei occhi.

****

Non appena i medici ebbero finito di visitarmi, mia madre e mio padre ritornarono dentro la stanza; mi abbracciarono, mi baciarono e ne fui felice, mi erano mancati davvero moltissimo.

Iniziarono a parlare, non prestai neanche molta attenzione, continuavano solo a ripetere quanto gli fossi mancata e quanto mi volessero bene, questo fino a quando Maggie, Liam e Zayn non si presentarono.

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