Capitolo 21 (Realtà)

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Dopo che Maggie mi lasciò lì, mio padre mi riempii per tutta la sera di domande, facendo preoccupare anche mamma, ma non gli diedi ascolto e semplicemente me ne andai in camera mia e mi addormentai, questa volta con più fatica, ma ce la feci e, fortunatamente, riuscii ad andare da Harry.

Lui era lì ad aspettarmi come al solito, in tutta la sua bellezza, con quel suo perenne sorriso a trentadue denti e quelle sue dolcissime fossette. Era fin troppo bello, come un'utopia, come qualcosa di irraggiungibile.

Quando arrivai da lui mi aprii le sue braccia e mi ci tuffai dentro, fregandomene di tutto. Volevo solo sentire il suo profumo, il profumo di casa, il profumo di felicità; in quel periodo era l'unico a farmi sentire davvero a casa, nessuno ci riusciva come faceva lui e non riuscivo a credere che lui ce l'avesse fatta, che fosse riuscito ad entrare nel mio cuore così facilmente.

Piccola, ecco, era questo il nome con cui mi chiamò mentre mi chiese come stessi. Le farfalle volavano nello stomaco, il cuore palpitava, il respiro era diventato corto e le guance rosse tutto d'un tratto.

La mia testa era in subbuglio, non riuscivo neanche più a capire dove fossimo, cosa stessimo facendo: c'eravamo solo io e lui.

Tutto questo perché? Perché mi aveva chiamata in quel modo? Non solo, anche perché lui era con me.

Non mi resi neanche conto che stessi piangendo, non riuscivo a capirne neanche la ragione per la quale mi sentivo come se qualcosa di brutto stesse per succedere, come se questo a breve si sarebbe dissolto e come se Harry fosse potuto svanire dalle mie braccia.

"Perché stai piangendo?" Mi chiese, ma non riuscii a rispondere, più semplicemente continuai a piangere, piansi talmente tanto che quando finii mi sentii più libera, come svuotata, ma non del tutto.

Poi, finalmente, parlai.

"Ho detto a Maggie quello che stava succedendo." Ammisi, dopo aver bevuto dell'acqua. Non so neanche come abbia fatto a prenderla dato che era rimasto tutto il tempo abbracciato a me, ma oramai non mi stupiva più niente; non mi avrebbe neanche stupito se fosse stato un cerbiatto a portarlo.

"Cosa intendi?" Mi chiese lui.

"Le ho detto di te, di noi, di questo posto, ma lei non mi ha creduta..." Sussurrai, tirando su col naso.

"Cosa ti aspettavi? Che ti credesse realmente?" Mi chiese lui, quasi con tono stizzito.

"Lo speravo." Risposi, allontanandomi appena da lui.

"Tante volte sarebbe meglio farsi gli affari propri." Rispose lui, guardandomi, con occhi stanchi.

"Ma è la mia migliore amica, voleva sapere cosa mi stesse succedendo e gliel'ho detto." Risposi semplicemente, con tono un po' più acido.

"Tante volte mi chiedo come tu possa essere tanto stupida." Quasi sussurrò lui.

"Scusami?" Alzai un sopracciglio, guardandolo storto.

"Hai sentito benissimo. Tante volte sei la persona più intelligente del mondo, ma tante altre sembri così dannatamente stupida! Come puoi non capire quello che sta succedendo?" Mi chiese lui, facendomi arrabbiare, come si permetteva di dire una cosa del genere?

"Cosa ci sarebbe da capire? Tu sei sempre stato schivo e hai sempre cercato di sviare le conversazioni." Risposi io, alzando la voce.

"Dovevo solo prender tempo, ma pensavo, data la tua intelligenza, che ci saresti arrivata da sola." Disse lui, guardandomi e, posso giurar di aver visto i suoi occhi diventar lucidi, come se stesse per piangere.

"Scommetto che in questo periodo mi avrai raccontato un sacco di bugie, allora." Dissi io, stringendo le mani in pugni.

"Ho raccontato la realtà in modo diverso, ma ciò non significa che io ti abbia mentito." Rispose lui, facendomi scuotere la testa.

"Allora dimmi le cose come stanno una volta per tutte!" Urlai, facendo un passo in avanti, verso di lui.

"No." Rispose lui.

"No." Urlò poi, portandosi le mani alle orecchie e coprendosele, mentre si contorceva, come dal dolore.

"Harry..." Lo chiamai, per capire se stesse bene.

"No!" Gridò un'ultima volta, prima di sparire completamente.

Mi svegliai di scatto, con il fiatone e sudata nel mio letto.

E ancora una volta Harry era sparito, non era più con me. Quella volta pensai me l'avrebbe fatta pagare davvero, ero sicurissima del fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto.

Non si sarebbe fermato dal non farsi vedere per qualche giorno, ero sicura non si sarebbe più fatto rivedere.

Non sapevo neanche io se esserne certa o meno, ma nella mia mente, nel mio cuore, ne ero sicura.

Quella sera cercai di addormentarmi, forse anche di mettere fine alla mia vita una volta per tutte, ma non ci riuscii.

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