CAPITOLO 3

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Loro hanno bisogno di te

"Ladri! Fuoco! Assassinio!"

A quelle parole un piccolo uomo spuntò fuori da dietro gli arbusti con una slitta trainata da conigli. Era un po' trascurato ma Arya lo trovava molto buffo.

"Radagast! È Radagast il Bruno."

Spiegò Gandalf. La ragazza ed i nani abbassarono le armi. Arya aveva sentito parlare di Radagast, sapeva che era un'anima gentile che preferiva la compagnia degli animali a quella delle persone. Viveva a Bosco Fronzuto e controllava le grandi foreste ad est, il che era un bene poiché sempre il male avrebbe tentato di prendere piede in quei luoghi.
Il piccolo stregone si rivolse a Gandalf con fare preoccupato, parlava di enormi ragni provenienti dalle rovine di Dol Guldur.

"Dol Guldur, ma la vecchia fortezza è abbandonata!"

Intervenne allora Arya. Aveva letto molte storie del passato, su Sauron e sugli Anelli del potere, su Isildur e sulla battaglia di Dagorlad*. La ragazza, in cuor suo, era terrorizzata all'idea che il passato potesse ripetersi.

"No mia cara, non più."

Riprese Radagast, spiegando del suo incontro con i Nazgûl e mostrando ai due un pugnale Morgul. Alla vista di quella lama Arya fece due passi indietro: poche cose riuscivano a turbarla, ma quel pugnale fece nascere in lei un inquietudine che mai aveva provato prima di allora. La giovane si destò dai suoi pensieri sentendo un forte ululato provenire da nord. "Mannari" pensò. Prese una freccia dalla faretra e la scoccò appena in tempo per vedere un mannaro cadere prima che riuscisse ad azzanare Kili.

"Un mannaro ricognitore: un branco di orchi non è molto distante. Dobbiamo andarcene da qui."

Sentenziò Thorin.

"Non possiamo, non abbiamo i pony, sono scappati."

Urlò Ori in preda al panico.

"Li depisto io."

Disse allora Radagast deciso.

"Questi sono Mannari di Gundabad, ti raggiungeranno."

Lo rimproverò Gandalf.

"E questi sono conigli di Rhosgobel, vorrei che quelli ci provassero!"

Detto ciò, Radagast montò sulla sua slitta ed si diresse verso sud a tutta velocità, seguito da una dozzina orchi in groppa ad enormi mannari. Intanto, la compagnia ed Arya si muovevano svelti per le terre selvagge. Gandalf li stava conducendo a Gran Burrone, la ragazza non ci aveva messo molto a capirlo. Dopo poco però si ritrovarono circondati. Gli orchi avevano capito l'inganno e avevano smesso di seguire Radagast. I nani si misero in cerchio attorno ad una grossa pietra, o almeno questo era quello che sembrava. Arya non vedeva più Gandalf, non capiva dove fosse finito, finché lo stregone non spuntò fuori dal masso alle loro spalle,
rivelando invece una piccola grotta. In breve tempo i nani iniziarono ad entrarvici. Stava per farlo anche Arya quando sentì qualcuno gridare dietro di sè: Ori, il più giovane della compagnia, era stato assalito da un mannaro. La giovane non ci pensò due volte, si buttò sulla bestia e la spinse via dal nano, poi imbracciò la sua spada e iniziò a combattere. Stava avendo la meglio quando sentì un dolore lancinante alla spalla. Era stata morsa. Con fatica spinse la spada nella fronte del mannaro e si rifugiò nella grotta.

𝐋'𝐔𝐋𝐓𝐈𝐌𝐀 𝐄𝐑𝐄𝐃𝐄 𝐃𝐈 𝐈𝐒𝐈𝐋𝐃𝐔𝐑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora