Capitolo 3

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Le cene erano, forse, la parte della giornata che sopportava peggio. Duravano per delle ore e non si limitavano di certo al pasto. Mid, Tur ed Atar, tutti quanti, dovevano conversare di politica. Annabel, i cui nervi erano terribilmente corrosi dal susseguirsi degli eventi, non riusciva a tenere bene il filo del discorso, e per questo ringraziava di cuore Charlie che sempre le era affianco, ricordandole il tema della discussione e, qualche volta, ciò che era meglio dire. Quando non era necessario che parlasse tentava di astenersi.

Era persa a fissare il fuoco della Sala dove, via via, i politici andavano disperdendosi, vista l'ora tarda. Si destò solamente quando  qualcuno le sedette accanto: si trattava di un uomo di non più di trent'anni. Egli le porgeva un calice di vino e le sorrideva. Sapeva di doversi ricordare il nome di tutti, cercò Charlie perché le potesse suggerire di chi si trattasse, ma dell'amico nemmeno l'ombra.
-Oh, non sentitevi a disagio Maestà. Jonathan Von Damme, Atar nella concordanza di Narbeleth.-

-La prego di scusare la mia poca memoria Atar Von Damme. La ringrazio per il vino, ma temo di aver bevuto fin troppo per questa sera. Non darei di certo un ottimo esempio di regnate se alzassi troppo il gomito, non trova?- gli riservò uno dei sorrisi freddi e falsi che era tanto brava a fare, e la cosa parve funzionare. Non impazziva all'idea di scoprire in che modo gli Atar di Narbeleth avevano intenzione di plasmarla secondo i loro voleri, ma era pur sempre meglio che rimuginare sui propri dolori. Non metteva in dubbio che, per un po', si sarebbe distratta.

-Vi assicuro, Vostra Altezza, che site un impeccabile esempio di buona condotta.-

-Questo perché il mio 'regno' è ancora agli albori.- lo fece ridacchiare. -Qualcosa in particolare vi porta a volervi intrattenere con qualcuno di così noioso, Atar Von Damme?-

-Cosa vi fa pensare che io voglia qualcosa?-

Annabel sorrise e scosse la testa: -Vi prego, Maestà, spiegatevi.- si chinò leggermente in avanti, ritraendosi all'istante allo sguardo perplesso di Annabel. -Scusatemi.-

Lei prese il bicchiere che solo poco prima aveva rifiutato e bevve un sorso: -Non avete nulla da farvi perdonare, Atar Von Damme. Ho avuto il privilegio- ridacchiò -di combattere una guerra non da nulla, di vedere insurrezioni popolari e molto altro che lei nemmeno può immaginare. Posso anche essere sovrana da poco, ma so che voi desiderate qualcosa da me. Per cui, parlate.-

Ma John Von Damme non parlò, la guardò anzi con occhi che aveva già visto sul volto di altri. Gli stessi occhi con cui la guardava molto spesso Tur Ernest Avarna. Decise che non sarebbe stata clemente con professioni d'amore: non era in grado di sopportarle in un momento come quello.
-Voi state per dirmi che ciò che volete da me non ha nulla a che vedere con il vostro partito politico, né tanto meno con le sorti di questo Regno.- e bevve un altro sorso. -Non è così?-

Jonathan Von Damme rise di gusto, tirandosi indietro: -Oh, maledetto me, altri mi hanno preceduto.- scosse piano la testa: -Vostra Altezza, chiedo clemenza. Attenderò il mio turno di spasimante molto pazientemente. Ma non accetterò rimproveri..-

-Atar Von Damme..- lo richiamò assumendo una postura rigida -Perdonerete la mia scortesia, ne sono certa. Ma credo che voi, come la maggior parte degli uomini, crediate ancora con fervore nella debolezza del mio sesso. Voi credete di farmi un complimento rivolgendomi tali parole, ma ai miei occhi non fate altro che mettervi in ridicolo. Con questo comportamento non solo mi sottovalutate come Rinie, ma, prima di tutto, come donna.- il volto serio dell'Atar mutò istantaneamente.

-Chiedo perdono, Vostra Altezza. Non era mia intenzione mancarvi di rispetto.-

-Certamente.- quindi gli sorrise. -Desiderate passeggiare con me per i corridoi di questa grande casa? So che siete amico di Ernest.- S'alzò, lasciandolo di stucco. Non intendeva certo condannarlo per quell'unico errore.

Adamas IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora