Capitolo 36

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Quando entrò trovò Aisha seduta sul divano, circondata da fogli e colori di diverso tipo. Sul taovlino da caffè una bottiglia di vino affiancata da un bicchiere colmo del liquido rosso scuro. Lei sulle gambe appoggiate al tavolo reggeva un blocco da disegno sul quale tentava di riprodurre il tramonto: regalo di un rosso sole che scompariva all'orizzonte.
-Chi non muore si rivede.- l'accolse senza accennare a muoversi.
Dorian non ricambiò il saluto, lasciò andare su un tavolo le proprie chiavi della stanza ed alcuni fascicoli frutto della lunga conferenza che avevano avuto lui, Annabel, Dukley, Hasanati, Saikhan ed il consiglio di Malgalad: era sfinito. Camminò mentre scioglieva il nodo della cravatta per lanciarla da qualche parte. Procedette con la giacca dirigendosi nello studio per non dover stare nella stessa stanza in cui si trovava lei.

-Perché quel muso lungo?- gli domandò. Dorian, sempre più arrabbiato, si tolse la giacca e la lanciò sulla sedia dove si sarebbe dovuto sedere, quindi sbottonò la camicia. -Spero la tua lingua non si sia consumata a forza di fare discorsi da politico con la strega cattiva ed i suoi omoni malvagi.- ridacchiò.

Solo a quel punto Dorian s'affacciò sulla stanza: -Cosa hai raccontato a tuo padre?- le chiese. La vide smettere di dipingere e sollevare gli occhi verso di lui, lo guardò per un attimo soltanto prima di ritornare al suo lavoro.

-Sei intelligente abbastanza per averlo capito.-

-Non giocherellare con me, Aisha. Non lo sopporto.-

-In realtà lo adori.- continuò con tono apatico. -O meglio: adoravi. Sembra che le cose siano cambiate precipitosamente.- sollevò gli occhi verso il tramonto, poi ritornò a dipingere.

-Non hai creduto fosse più saggio parlare con me dei nostri problemi di coppia piuttosto che con tuo padre? Il mio primo consigliere?- sollevò le sopracciglia in un'espressione interrogativa.

-Non avresti ascoltato. Senza contare quanto poco sei reperibile ultimamente. E poi, come hai appena detto, lui è mio padre, ed io qui sono sola.- si strinse appena nelle spalle.

-Come puoi essere giunta ad un conclusione come quella che gli hai raccontato?!- continuò con voce più alterata. -Come puoi pensare che io sia così.. maledettamente debole da cadere nel letto di chiunque?!-

-Non nel letto di chiunque.- alzò lo sguardo e piantò gli occhi marroni in quelli di lui -Nel letto di Annabel Adamantis.- a quel punto afferrò il bicchiere e bevve. -Lei non chiede, prende. Non parla, agisce.- bisbigliò la ragazza. -Queste sono le parole che Pearl Burke utilizzò per descriverla. Mentre tua sorella..- ridacchiò -Imani non era la sua fan numero uno, questo è certo. Ed in quel periodo era terrorizzata dal fatto che potesse essere sostituita. Non da Annabel, sapeva che una Howard non avrebbe mai potuto prendere il suo posto, ma i suoi figli, i tuoi fogli, avrebbero. L'odiava con ogni cellula del proprio corpo, provava una vera e propria repulsione per Annabel. Mi ricordo che arrivò perfino a dire che avrebbe tanto voluto stringere le mani attorno alla sua gola.-

Dorian sentì la propria inasprirsi e la lingua diventare troppo pesante per potergli consentire di parlare: si sentiva confuso e viscido perché, nonostante Imani fosse sottoterra, arrivava ad odiarla comunque. -E tu cosa dicevi?- le chiese sospirando; andò quindi a sedere all'estremo opposto del divano.

-Che ha una bella gola.- rispose pronta Aisha. -Pearl non perdeva occasione per tranquillizzare tua sorella. Le diceva che lei erano nata per essere Aranel, che aveva ricevuto l'educazione e le buone maniere, mentre Annabel..- le parole le morirono in bocca e Dorian la vide tracciare una riga troppo spessa, troppo violenta, sulla tela. -Annabel è sempre stata una regina. E tutte noi lo sapevamo. C'è qualcosa in noi donne che ci fa sentire il pericolo; magari è la stessa cosa che attrae così tanto voi uomini. Annabel era più di noi: infondo cosa rappresentavamo se non la figlia di un ricco Bor, disprezzato per essere ai tuoi servigi, la sorella del tuo braccio destro e l'erede di un Tiranno? C'era qualcosa nel modo in cui Annabel Howard affrontava le cose, in cui affrontava te senza abbassare lo sguardo, senza battere ciglio, il modo in cui parlava così liberamente senza tutte le imposizioni affibbiate a noialtre. Alla fine tutte abbiamo capito di aver avuto un sospetto fondato. Tua sorella perfino il lusso di guardarla negli occhi prima di morire.- riprese a dipingere in modo pacato.

Adamas IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora