Capitolo 26

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Annabel raggiunse il suo prigioniero nella terrazza adiacente alla stanza di quest ultimo. Il freddo aveva lasciato il passo ad un clima via via più mite, ed il cielo si rischiarava rivelando agli occhi curiosi di un osservatore come Amable Cortes i segreti delle stelle. Annabel, infatti, lo trovò intento a fissare il cielo notturno ed annotare appunti.
-A quale scienza in particolare ti stai dedicando, amico mio? Ti conosco e so che sbaglierei a credere che tu stia semplicemente facendo dell'astronomia..- Amable ridacchiò scrivendo qualcosa sul suo blocco.

-Ed invece sto proprio facendo dell'astronomia. Ti hanno trovata vedo.- e le lanciò un'occhiata prima di invitarla a sedere al tavolo che era disposto all'esterno, apposta per lui.

-Certe volte ho bisogno di staccare da tutto questo.- gli confessò osservando il cielo. -Vorrei poter fare qualcosa per adempiere come si deve ai doveri che ho adesso.-

-Annabel..- Amable si bloccò, voltandosi per poter osservare direttamente la sua interlocutrice -..tu hai fatto per questo Regno talmente tanto che potresti permetterti di dormire sugli allori per il resto della tua vita ed essere comunque ricordata come una grandissima sovrana.- Annabel rise scuotendo la testa. Quelle parole, tuttavia, le facevano piacere.

-Vuoi sapere dove sono stata?- Amable annuì. -Nel Quartiere delle Ringil. Sai che ci sono luoghi in cui i sudditi si incontrano per pregare? Successivamente gli stessi luoghi diventano la casa di coloro che sono esuli di altre Terre. Mi chiedevo..come mai, oltre al Tempio, a cui solo pochi hanno accesso, non abbiamo altre strutture dedite alla preghiera?-

-Perché questo è il Mondo Vero, non quello Apparente. Noi non abbiamo Chiese, e non ci sono preti ad indirizzare la nostra preghiera. Ognuno prega per se. E' molto più individuale.-

-Lo capisco. Ma.. l'unità del Regno migliorerebbe di gran lunga se le persone potessero avere un luogo dove trovare conforto l'una nell'altra. So le regole delle Dee. Loro sono le uniche ad esistere ed hanno un sacerdote in terra, che è Malbeth il Vecchio. Non ne voglio altri, non potrei mai permettermi di intervenire in qualcosa di simile. Ma visto che la comunità è qualcosa che i sudditi richiedono, perché questo è palese, perché non concederla? Creiamo strutture in cui chiunque desideroso di condividere possa recarsi. Lasciamo a chi ha voglia di continuare a pregare in solitudine il diritto di essere un eremita, ma non precludiamo a chi vuole vivere in una società più coesa la possibilità di farlo, no?- si strinse nelle spalle.

Il Viale della Concordia erano due parallele di luci ed un debole flusso di persone, visto da lassù. Una leggera brezza smosse i fogli sparpagliati sul tavolo di Amable. Il ragazzo la raggiunse a passi misurati: -Tu lavori anche quando non dovresti farlo.- ridacchiò. -Hai ragione, hai ragione sulla maggior parte delle cose che dici.- le fece un sorriso, un sorriso che andava oltre al voler fare la cosa giusta. La guardò negli occhi e vide la grandezza e la tristezza che dietro di essi si celava.

-Me lo dice anche Nadine. Credo mi stiano già spuntando alcuni capelli bianchi.-

-Cosa che non fa demordere Ernest Avarna dal chiedere la tua mano ogni volta che ti trova di buon umore.-

-Il che, per fortuna, accade molto di rado.- risero. Difatti l'uomo non aveva demorso dal suo principale tentativo di essere suo marito, e quindi Alyon Consorte. Annabel lo trovava ripugnante e stava lavorando ad un incarico importante da affidargli che potesse tenerlo il più lontano da lei.

-Molto più acuto, invece, mi sembra Atar Von Damme.- le disse affiancandola.

-E' una brava persona.- Annabel non si sbilanciò.

-Niente di più?- la provocò.

-Se avessi il tempo di pensare a queste cose, Amable, tuo fratello sarebbe accanto a me.- gli rivelò con un sorriso che nascondeva una pungente verità. -Ho tutto..- gli disse -Eppure mi sento vuota. Ma il fatto di possedere.. il mondo, di fatto, mi preclude la possibilità di essere triste o.. insoddisfatta. Capisci?-

Adamas IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora