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Molto probabilmente ho trovato lavoro prima del previsto. Andrea mi ha chiamato questa mattina, dicendomi che un suo conoscente che vive a Chino conosce il proprietario di una mensa dove si è liberato un posto all'inizio delle feste natalizie. Una signora è appena andata in pensione e non hanno nessuno che possa sostituirla quando la mensa riaprirà dopo le feste. Non ho mai messo piede in una mensa ma sono certa che me la saprò cavare, in fondo sono abbastanza brava ai fornelli.

Mi ha sorpreso la sua chiamata, non mi aspettavo che pensasse a me, non dopo il modo in cui sono scappata da casa loro, ieri. Forse è il caso che torni lì a chiedere scusa... anche se non credo che la colpa sia esclusivamente mia. Mia madre ha fatto la sua parte per irritarmi.

Oggi la vita ha ripreso il suo ritmo normale e anche Lily è tornata dalla casa dei suoi genitori. Naturalmente non mi parla ma non credo che sia un male, anzi, mi risparmia il suo veleno, quindi forse dovrei ringraziarla.

Mi preparo per uscire, devo andare da Andrea per discutere su questo lavoro così ne approfitto per scusarmi con loro. Mi metto il giaccone ed esco senza salutare, manco ho visto cosa stava facendo Lily. Per fortuna oggi gli autobus hanno ripreso a funzionare, così come i taxi e tutti i negozi. Mi dirigo alla fermata, anche se preferirei la comodità del taxi non credo che potrei permettermelo, almeno non finché non avrò ripreso a lavorare. Una volta a destinazione Iris viene ad aprirmi la porta e io mi dirigo subito in salotto, dove Andrea sta leggendo il giornale sulla poltrona. Appena mi vede si alza e mi viene incontro.

"Ciao Sara, vuoi qualcosa da bere per riscaldarti?"

"No, grazie. Sono venuta per il lavoro e per darti questo." Dico tirando fuori dalla borsa il mio curriculum.

Lui lo afferra e legge di cosa si tratta. "Ah, il tuo curriculum. Brava, ma non era necessario."

"E perché no?"

Lui fa sentire una risatina. "Ti basta la mia parola."

A questo punto lo guardo sconvolta. "Ho imparato che il lavoro è un diritto, ma non va ottenuto per conoscenze, ma solo per meriti e se ce lo guadagniamo... questo mi è stato insegnato da che ho memoria." Recito guardandolo fisso negli occhi.

Lui torna subito serio. "Oh... scusa. Non volevo offendere la tua intelligenza. È sott'inteso che tu abbia tutte le qualità per poter trovare ogni lavoro che ti prefiggi di fare." Tenta di rimediare.

Faccio un respiro profondo tentando di accantonare questa piccola parentesi. "C'è mia madre?"

"Certo. Dev'essere di sopra con Veronica. Vuoi che te la chiami?"

"Sì... grazie!"

Lui mi fa un sorrisetto e sparisce per andare a chiamare mia madre. Per aspettarla mi siedo sulla poltrona. Appena la vedo apparire mi rialzo. Avanza verso di me con un sorriso radioso.

"Ciao Sara, come stai?"

"Bene..." la sua accoglienza mi spiazza. "Volevo chiederti scusa. Ieri forse ho esagerato."

Lei si avvicina sempre con un sorriso benevolo e mi prende il viso con entrambe le mani. "Non hai bisogno di scusarti, ti capisco. E forse anch'io sono stata un po' troppo invadente. Pace fatta?"

Mi strappa un sorriso. "Pace fatta." Ci abbracciamo brevemente, poi noto Veronica dietro di lei con la bambola in mano. "Veronica, ciao."

Lei mi guarda e avanza verso di me un po' titubante. "Ti va di giocare con me e la mia Judy?" Mi chiede mostrandomi la bambola.

"Uh... magari un'altra volta, ok?" Mi dispiace ma non ci tengo a ripetere il pomeriggio di giochi di New York; è una bambina molto dolce ma altrettanto appiccicosa.

Il Cuore ha i suoi TempiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora