Tutti e sei si sistemarono nella casetta fatiscente. Le mura erano ricoperte da una carta da parati decadente ma in giro erano sparsi secchi di vernice e pennelli, cosa che faceva pensare ad un re-style improvvisato. I quattro ospiti si sedettero sul divanetto contro il muro, piccolo, ma abbastanza morbido e capace da contenere quattro persone. I due fratelli Fairchild si erano piazzati davanti a loro, Chester con le braccia incrociate sul petto e Chelsea con le mani dietro la schiena. Erano ancora insicuri su cosa rivelare o meno della loro storia, specialmente a quattro individui tanto pericolosi e che erano riusciti a scovarli.
«Quindi volete sapere chi siamo...» cominciò Chester.
«E da dove veniamo...» continuò la sorella.
«La nostra storia» riassunse Chester cercando lo sguardo rassicurante della sorella.
«Siamo qui per ascoltare» disse Michael alzando le mani in gesto di resa, posandosele poi sulle ginocchia.
«Non per giudicare o spifferare qualcosa agli sbirri» aggiunse Franklin con sguardo serio. Ora che aveva introdotto l'argomento era nato un altro sospetto. Ma Chelsea voleva fidarsi e Chester, anche se fosse successo, avrebbe facilmente gestito la situazione e nel peggiore dei casi si sarebbero cercati un'altra baracca da chiamare casa.
«Bene...» Chester tirò un sospiro e cominciò a raccontare, mentre la sorella si allontanò per andare in quella che era la cucina «Siamo Chester e Chelsea Fairchild, abbiamo rispettivamente 19 e 24 anni».
Lamar era concentrato - così come Trevor ovviamente - sul culetto di Chelsea protetto da un unico paio di mutandine bianche. Chester tossì e la loro attenzione si spostò simultaneamente sul ragazzo, come se fossero due suricati.
Il fratello riprese il suo discorso «Viaggiamo spesso... cioè, da sempre. Il camper che sembra più un treno e che è parcheggiato qua fuori è dove abbiamo vissuto fin'ora. Tutti i soldi che abbiamo, ce li siamo guadagnati rubando».
«Tutto quello che sappiamo fare lo abbiamo imparato vivendo sulla strada» disse Chelsea tornando dalla cucina con una sigaretta tra le labbra e una confezione di birra in mano, di quelle legate da cerchi di plastica. Ne consegnò una a tutti e quattro gli ospiti che increduli rimasero a guardarla come se fosse un gesto inaspettato. Le restanti due lattine le consegnò al fratello, apparentemente felice del fatto che gli spettasse una doppia bevanda. Si sedette sulla poltroncina accanto al divano e Chelsea si sedette sul bracciolo della medesima poltrona, accanto al fratello.
«Parkour e corsa acrobatica, guida, mira e abilità con le armi, persuasione» e a quel punto dell'elenco Chelsea guardò di sottecchi Trevor, il quale si accorse dell'occhiatina e si leccò lascivamente le labbra già bagnate di birra «Scassinamento, contrabbando».
«Una volta abbiamo provato con un elicottero» commentò Chester bevendo un sorso di birra che aveva aperto poco prima.
«Non è andata molto bene... ah già, ci sono persone che ci venerano ma non abbiamo capito il perché... sarà per qualcuno che abbiamo fatto fuori? O per qualche oggetto sacro che avevamo rubato alle tribù nemiche?» terminò sorridendo Chelsea ponendo il quesito al fratello che, totalmente ignaro, fece spallucce. A quanto pare Lester aveva ragione, questi qui erano pericolosi e c'era pure chi li venerava come degli dei... anche se erano popolazioni arretrate di origine azteca, maya o chissà che altro.
«E... riguardo ai vostri genitori? Insomma... la vostra vera casa? Dovreste averne una, da qualche parte...» domandò Michael sinceramente preoccupato. Questi due dovevano essere delle macchine assassine e nessuno vegliava su di loro. Non osava immaginare cosa sarebbe successo quella mattina in banca se...
«Sono morti» rispose freddamente Chester guardando altrove.
Chelsea sospiro malinconica «Viviamo così da almeno 10 anni».
Questa rivelazione fece saltare un battito a due dei quattro individui accomodati sul divano.
Lamar l'impiccione s'intromise «Dieci cazzo di anni? Quindi tu a 14 anni-».
«Rubavo e guidavo, sì» Chelsea lo fermò prima che potesse continuare oltre, aspirando dal filtro della sigaretta per sbuffare del fumo verso l'alto «Ma non volare con la fantasia: non abbiamo mai ucciso nessuno per divertimento o errore».
«Solo per necessità» sussurrò amaramente Chester, con la bocca nascosta dal dorso della mano e la birra che trasudava per la calura estiva.
«Meno di dieci» confermò lei «Abbiamo anche pagato i loro funerali, ogni singola persona che abbiamo ucciso. Ho ancora le ricevute se non ci credete. Potete anche chiamare le loro famiglie se proprio non ne siete convinti, ma dubito che saranno felici di parlare dell'argomento».
La serietà era ormai onnipresente. Se prima c'era tensione e mistero, ora era rimasta solo la lugubre malinconia di un passato che voleva restare ricoperto di polvere e ragnatele. Quei due nascondevano dell'altro e i tre ospiti sembravano aver perso la genuina curiosità che li aveva spinti a metter piede in quella casa.
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GTA V ||Sconociuti e Folli||
FanfictionDue ragazzi, fratello e sorella, viaggiano di città in città fino ad arrivare a Los Santos. Già dal loro arrivo si capisce che questi due sono in gamba e non esitano a far conoscenza col leggendario trio di L.S. nel peggiore dei modi... ma non tutti...