... e pessime notizie

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Era tutto tranquillo in quella serata di ottobre. I fratelli erano soli a casa e se ve lo state chiedendo, Trevor aveva un'affare importante per la sua "compagnia" da portare a termine e quindi non era presente. Sia Chester che Chelsea erano in riva al fiume, lui ad ascoltare musica con le cuffiette e lei con l'altoparlante del cellulare, stesa a terra e con lo sguardo fisso sulle stelle. Vista la solitudine in cui si trovavano, la sorella considerò la situazione un'occasione per parlare faccia a faccia col fratello, che spesso e volentieri era evasivo e chiuso peggio di un riccio stitico. Rotolò sul fianco verso di lui, urtandolo attirando così la sua attenzione e tirandogli via le cuffie dalle orecchie.

«E che cazzo, Chelsy!» esclamò lui riprendendosi subito le cuffie, già sulla strada per rimettersele nelle orecchie. Chelsea lo fermò prima che potesse farlo «Se ti da fastidio non ci andare da lei» disse.

«Lei chi? Tracey?».

«Be', sì. Ma io parlavo di Amanda. Ho visto come la guardi. Tutti se ne sono accorti».

«Guarda che non mi piacciono le milf».

«E guarda che io sto parlando di nostra madre».

Chelsea si mise seduta e guardò il fratello con un'aria truce «So che il non averla mai conosciuta ti ha sconvolto, ma questo non significa che devi fissare qualsiasi altra donna che sia una madre. Inizialmente non le dava fastidio, sai? Col passare del tempo però la cosa ha iniziato a preoccuparla sul serio. Che mi devo inventare? Dimmelo!».

«Assolutamente un cazzo Chelsy! Non ci vado più okay?! Farò venire Tracey qui e fine della storia!» rispose lui senza pensarci troppo su.

«Ma non è così che risolverai le cose Chester! Se solo potessimo tornare indietro allora la conosceresti e-».

«LEI NON È PIÙ NOSTRA MADRE! ANZI,  NON È MAI STATA LA MIA!!!» l'urlo di Chester echeggiò in tutta la vallata e la sorelle sobbalzò per lo spavento, indietreggiando sull'erba.

«Ma tu cosa ne vuoi sapere?! Tu hai avuto tutto il tempo per godertela, non è così?! Non sei stata la ragione per cui è letteralmente impazzita ed è stata chiusa in un cazzo di manicomio! E non hai nemmeno rischiato di morire per mano sua!» infierì il fratello. Senza aspettare una risposta, Chester si alzò dal terreno e fece per andarsene, ma la musica sul cellulare della sorella s'interruppe perché stava ricevendo una telefonata. Chelsea, che era intenzionata a cantarne quattro al fratellino cocciuto, si vide costretta a rispondere. Lo schermo riportava "sconosciuto" ma non si poteva mai sapere, con Trevor in giro a narcotrafficare o gli scherzi telefonici di Lamar e Jimmy ai quali era sempre uno sballo rispondere. Fu un errore. Aveva abbassato la guardia.

«FINALMENTE VI HO BECCATI. CHI SEI? LA TROIETTA O QUEL PICCOLO MERDOSO?».

Quella voce. Chelsea l'avrebbe riconosciuta tra mille.

«Cosa... no!» la sorella scattò in piedi più pallida di quanto non fosse mai stata. Chester, che si bloccò all'istante quando sentì la sorella al telefono, si preoccupò e le si avvicinò per origliare, dimenticandosi della litigata di qualche attimo prima.

«AAAH CHELSEA! SEI TU, NON È COSÌ? TI È RIMASTA LA VOCE DA BAMBINA ROMPIPALLE, ME LA RICORDO! E IL TUO FRATELLINO? È LÌ CON TE, CI SCOMMETTO!».

Chester riconobbe quella voce urlante. Anche lui non l'aveva dimenticata. Non avrebbe mai potuto.

«È STATO DIFFICILE TROVARE UNO DEI VOSTRI NUMERI, MA ORA CE L'HO FATTA! ORA MI BASTA... OH, ECCO FATTO! SO DOVE SIETE! TRANQUILLI BAMBINI, ZIA CHARLOTTE STA ARRIVANDO A PRENDERVI! PER DIECI ANNI SIETE RIUSCITI A SCAMPARLA MA STAVOLTA... STAVOLTA VI FARÒ IL CULO A STRISCE E POI VI RINCHIUDERÒ NELLO STESSO BUCO DOVE AVETE LASCIATO VOSTRA MADRE A MARCIRE HAHAHAHAHAHA!!!».

*bip*

«Dobbiamo avvisare gli altri!» fu la prima che disse Chelsea una volta agganciato il telefono. Entrambi erano completamente scossi. Come aveva fatto a trovarli? E perché proprio ora? Cazzo!

«No! Non possiamo dir loro tutto!» ribatté il minore, afferrando la sorella per i polsi e costringendola a guardarlo negli occhi, a concentrarsi.

«E perché no?! Finiremo col fuggire ancora! Proprio ora che abbiamo una casa... degli amici... e-e Trevor... non...» scoppiò a piangere prima di formulare una frase di senso compiuto. Per quanto Chester si sforzasse, sapeva bene quanto la sorella che non potevano tenere la bocca chiusa. Dovevano confessare. Ormai quella era la loro casa, non potevano mollare tutto così. Avevano bisogno di aiuto. Chester tirò fuori il cellulare e scrisse un singolo messaggio nel gruppo chat che avevano con Michael, Franklin e Trevor. 

"⭐⭐⭐⭐⭐".

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