Resa dei conti

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Respiro bloccato.

Mano ferma.

Mira infallibile.

Il proiettile era stato sparato dal fucile di Michael con una precisione fenomenale, diretto ad alta velocità sulla mano di zia Charlotte. I riflessi della donna erano sì svegli, ma non abbastanza da schivare una pallottola. La sua mano fu colpita in pieno e lasciò andare la pistola insieme a Chester che non esitò a separarsi da lei per recuperare l'arma e correre al fianco di Chelsea per puntarla contro la zia. Tutti gli scagnozzi erano fuori gioco, lei era l'unica pedina attiva in campo. In lontananza si sentirono le sirene della polizia.

«Dobbiamo andarcene!» Franklin corse al volante della sua auto. Chester invece corse verso la zia <Tu adesso vieni con me>. La sua voce non era contagiata da paura di alcun sorta. Con calma e compostezza la prese per i polsi e la trascinò nell'auto di Franklin tenendole la pistola fissa sulla tempia mentre Chelsea e Trevor abbandonarono la zona con il pick-up ancora funzionante del signor Philips dopo aver recuperato al volo Michael. Letteralmente. Si era lanciato dall'edificio sul quale si trovava (un posto fortunatamente non troppo alto)  ed era atterrato sul retro della vettura.

Chelsea aveva le mani che le tremavano. Aveva rischiato di perdere suo fratello. Non ci era mai andata così vicino. Era terrorizzata. Il viaggio fino ai binari nel deserto fu lungo ma silenzioso. Quando il motore del veicolo si spense Trevor guardò la ragazza, ancora paralizzata con lo sguardo perso nel vuoto.

«Oi, Chelsea» Trevor posò la mano sulla sua spalla coperta da polvere, lividi e sangue di nemici caduti. Lei sobbalzò ed iniziò a piangere. Fu in quel momento che Michael assistette alla scena più dolce che il signor T lì presente avrebbe mai potuto offrire. Trevor la abbracciò forte nascondendole il viso contro il suo collo. «Sssh pasticcino. Non piangere. Che ti prende huh? Ti sei spaventata per il fratellino non è vero?». Lei non tentò nemmeno di annuire, si strinse le braccia al petto, come a volersi rendere più piccola tra le sue braccia mai state così accoglienti.

Nel mentre erano arrivati anche Franklin e Chester, con in ostaggio la zia schizzoide. Chester aprì lo sportello e la buttò fuori a calci senza lasciare che la canna della pistola cambiasse direzione. Erano alla resa dei conti, finalmente avrebbero avuto la loro vendetta. La zia nel frattempo aveva quasi consumato i denti a furia di strofinarli tra loro, digrignando i peggio insulti e le più pittoresche bestemmie, toccata dalla sconfitta e dalla probabile perdita dell'uso di una mano per il resto della sua vita. Che non sarebbe durata poi così a lungo. Chelsea si separò da Trevor con evidente amarezza negli occhi, che presto strofinò per cancellar via le lacrime. Prese la pistola e balzò fuori dal pick-up senza nemmeno aprire lo sportello e raggiunse il fratello puntando l'arma contro la zia. I Fairchild erano spalla a spalla, lei con la sinistra impegnata e lui con la destra, due buchi neri pronti a far fuoco.

«Ci hai dato la caccia per così a lungo...» mormorò la sorella.

«Per colpa tua abbiamo perso tutto. Una famiglia, una casa... adesso è arrivato il momento di farla finita» continuò il fratello.

«Per tutto questo tempo non abbiamo neanche preso in considerazione l'idea di combatterti. Da soli non ce l'avremmo mai fatta, considerando anche tutti gli aiuti che ti sei procurata».

«Tu hai avuto a disposizione centinaia di uomini armati... noi solo tre. Una gran bella differenza zia».

«Probabilmente ti brucia di più l'aver perso contro di noi piuttosto che rinunciato alla possibilità di avere una vita felice e tranquilla».

«Se solo fossi stata meno ostinata, stronza e forse pure puttana a quest'ora avresti comunque tutti i soldi che volevi per farti una vita. Invece hai deciso cocciutamente di darci la caccia. Ecco, questo è quello che ti meriti».

Entrambi stavano per premere il grilletto, il loro odio era arrivato al punto di sublimazione massimo. La zia era paralizzata dalla paura, dalla consapevolezza di aver perso e di non poter tornare più indietro. Nel panico fece vagare lo sguardo sui tre uomini che erano riusciti a contrastare il suo piccolo esercito: due di loro le dicevano qualcosa, erano familiari.

«V-Voi due!!!» la zia indicò Trevor e Michael con la mano sana «Vi ho già visti! Sì, voi!». Trevor e Michael si scambiarono un'occhiata confusa. La zia aveva parecchie conoscenze in quello che era il mondo corrotto della polizia americana... e una memoria d'acciaio quando si trattata di smerdare qualcuno. Riconobbe quei due poveri disgraziati. «Dieci anni fa, North Yankton! La banca di Ludendorff!».

Quelle coordinate misero sull'attenti anche Chester e Chelsea. Cosa significava quell'esclamazione? Che fosse solo un diversivo? O c'era qualcosa che i due fratelli ancora non sapevano?

«Che cazzo dici? Spiegati!» Chester agitò la pistola  contro la zia per costringerla a parlare. Lei capì di aver fratto breccia nella curiosità del ragazzo. Era troppo tardi per tornare indietro, per tutti loro.

«Quei due erano coinvolti! Credetemi se vi dico che la polizia non è tanto stupida da tenere una sola copia delle riprese nelle banche! Siccome per scovarvi ho dovuto fare la conoscenza di parecchi individui all'interno delle forze dell'ordine, ho anche fatto visita anche a parecchie centrali e stazioni... mi è capitato di vedere diverse registrazioni di casi irrisolti dove i ladri scappavano con la refurtiva! Proprio come hanno sempre fatto i miei due nipotini hehehe! Anche se la data era incompatibile col vostro periodo di attività la cara vecchia zia Charlotte ha pensato bene di non farsi gli affari suoi visto che quella sul nastro era una data importante... e indovinate un po'? Quei due hanno rapinato la banca dove dieci anni fa vostro padre ha perso la vita! Hahahaha!!!».

{C.d.A.}
È questo il fantomatico punto dove mi fermai tempo fa. Oltre ad aver individuato il mio fetish per i nomi in "ch" (o "sh") ho capito che non sarei riuscita a dare un lieto fine a questa vicenda... poi poco a poco sono riuscita a trovare una "via di fuga" XD

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