capitolo 18

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Bagnò con l'acqua fredda la sua faccia.Quelle borse che si portava dietro non si dovevano vedere, prese il trucco da donna e lo mise delicatamente sull'occhio.Ricontrollo ancora ma purtroppo il rossore non spariva.

Lavò ancora la faccia, andava già meglio.Uscì dalla camera giá pronto con i soliti pantaloncini e felpa lunga.Chiuse casa a chiave, il posto che doveva raggiungere non era tanto lontano.

Al bar prese una brioche e un caffè come ogni mattina e poi tolse gli occhiali, non ci vedeva niente ma non poteva essere notato.Si sedette alla solita panchina e cominciò a giocare con le mani.Niente.Si alzò di scatto come le piaceva fare e tirò un forte pugno a quell'ammasso di legno.
Si mise a piangere, non solo per il dolore che aveva alle nocche ma soppratutto per il motivo per il quale lo aveva fatto.

Stefano era una persona molto pacifica ma quando si vedeva soffrire per una persona a cui non interessava niente di lui si arrabbiava con se stesso, con l'inutilità che era per se la sua esistenza.

Ogni mattina alle 9.00 lui si sedeva su quella sedia con la solita felpa e il cappuccio sulla testa a guardare una persona che correva come un matto eseguendo sempre le stesse cose e allo stesso ritmo.

Sascha

A Stefano sembrava che egli si fosse dimenticato rapidamente di lui, lo osservava mentre correva, era super determinato, tutto programmato, non si fermava mai con lo sguardo perso o in aria, non lo pensava.

Quando Sascha uscì dal parco Stefano tornò a casa.

"Dove sei stato?"chiese Giuseppe appena varco la soglia della porta " a fare un giro" rispose cercando di sbarazzarsi di lui.

"Non è vero, eri da Sascha non è cosi?"Stefano sbuffò rispondendo ad una domanda abbastanza ovvia.

"Ascoltami, lui non tornerá, è inutile che ti metta a guardare davanti alla finestra che lo guardi la mattina intera, lui non tornerá" e quella era la frase che ogni volta faceva una crepa in più nella parte sinistra del torace.Stefano era convinto invece che era solo troppo orgoglioso per tornare e che forse se avesse avuto un po' di coraggio avrebbe dovuto fare lui la prima mossa. "Hai ragione" sussurrò.Fortunatamente non aveva fischiettato mentre parlava.Di peso si buttò sul letto "SASCHA!"urlò.

Le lacrime sgorgavano dai suoi occhi come l'acqua dal rubinetto.

Aveva riconosciuto i suoi errori.Ed ecco un'altro problema da affrontare, un'altra difficoltà posta all'ampiezza delle sue spalle.

Prese un foglio e ci scrisse sopra quello che non era mai riuscito a dirgli, ne fece un aereoplano e lo lanciò dalla finestra.

ti amo》

Senza firmare o lasciare indizzi del mittente tanto Sascha non l'avrebbe mai trovato.

sky || SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora