Il viaggio di ritorno a Skyhold fu tra i più disastrosi degli ultimi tempi, pioveva a dirotto da giorni, i cavalli con i carri arrancavano. Il Custode Blackwall e Varric spesso si fermavano a causa del fango che inghiottiva le ruote dei carri: perfino l'agile halla bianco di Elanor, simbolo del suo popolo, procedeva con difficoltà nella fanghiglia. Ci dirigemmo verso Emprise du Lion, cercando il più possibile di aggirarlo, il pericolo in quella zona era più che palpabile e la nostra sola presenta poteva dar luogo ad esplosioni incontrollate di violenza. Non eravamo propriamente adeguati ad un assalto dei Templari Rossi e i consiglieri lo sapevano.
Una carovana di Dalish si aggiunse al nostro convoglio: il Comandante Cullen era un uomo misericordioso e giusto, non li avrebbe lasciati a loro stessi con questo tempo inclemente: li avrebbe soccorsi e poi avrebbe permesso loro di viaggiare con noi per un tratto di strada. Non avevamo molto in comune io ed il Comandante: lui un passato da Templare, professione all'epoca rispettabile e di elevato onore, fu un reduce dal massacro di Kirkwall dove un mago umano di nome Anders diede inizio alla rivolta dei maghi contro i Templari, facendo esplodere il Circolo. La guerra che ne conseguì ben presto dilagò in tutto il Ferelden. Il nostro Comandante aveva perso amici e compagni, ma è ora a capo di una delle più grandi ed influenti organizzazioni della storia recente di tutto il Thedas meridionale. La Cercatrice Cassandra aveva visto in Cullen un potenziale enorme e lo mise a capo del comparto tattico dell'Inquisizione stessa. Mentre io? Io sono un Elvhen: un elfo mago eretico, dal passato solitario che ha studiato la sua magia da autodidatta vagando per il Ferelden e i Liberi Confini, o almeno così ero solito presentarmi. Ero un emarginato: dai clan Dalish venivo deriso ed ero visto come un pazzo visionario per aver parlato loro dell'Oblio e mettendoli in guardia dalle sue ombre incontrollabili da menti non addestrate. Mi innervosivano loro e le loro stupide credenze, i vallaslin prima di tutto. Quel loro marchio, un tatuaggio che portavano sul viso con orgoglio in onore dei loro Dei, simbolo di un'antica schiavitù ormai da tutti loro dimenticata. Dagli umani non ero considerato una minaccia o un giullare, si limitavano ad ignorarmi, semplicemente. Nessun Circolo dei maghi mi offrì protezione e sostegno per i miei studi sull'Oblio e sul Velo. Il mondo del Sogno non era un campo di interesse dei Circoli, né la magia del sangue. Non presero nemmeno in considerazione che le due cose assieme non possono coesistere.
"Buongiorno Solas. Come procede? Il tuo cavallo come sta?" una Josephine raggiante, avvolta nel suo mantello di lana leggera, accostò il suo cavallo al mio, i suoi grandi occhi scuri mi fissavano felici. "Buongiorno Ambasciatrice Montilyet, procediamo a stento, ma è sempre meglio che doversi accampare: il territorio del Leone non è per niente sicuro. Il cavallo è stufo e sbuffa in continuazione. Non ne vuol sapere di procedere così a rilento." anche Josephine faceva fatica a trattenere il suo cavallo bianco, si sforzava di frenarlo, in una corsa a briglia sciolta su questo terreno avrebbe potuto rompersi una zampa. Non era il caso. "Le piogge autunnali sono sempre in agguato, speriamo di raggiungere Skyhold nei prossimi tre, al massimo cinque giorni. Ci sono questioni della massima urgenza da svolgere." mi disse divenendo ansiosa all'improvviso. "Rilassati Josie – intervenne leggera Leliana – hai trovato almeno il tempo di guardare le terme durante il soggiorno ad Halamshiral?" Josephine calò la testa colpevole. Dava tutta se stessa per assicurarsi che l'Inquisizione potesse avere la strada spianata e la politica di due Stati rivali sempre favorevole alla sua causa, era un lavoro tutt'altro che facile e invidiabile, ma lei lo eseguiva alla perfezione. "Non c'è motivo di preoccuparsi, arriveremo quando sarà giusto arrivare. Non possiamo mettere a repentaglio la nostra carovana né quella del clan Dalish su un terreno così imprevedibile." incalzai. "Hai ragione Solas, devo solo imparare a rilassarmi. Il Gioco, mi ha lasciato troppo nervosismo, una patina di ansia che farò fatica a levare." Sorrisi. La nostra Ambasciatrice mostrava al pubblico il suo lato più inflessibile ed adamantino, con noi dimostrava di avere sentimenti e fragilità, mi rincuorava. Spronò il cavallo e raggiunse il Comandante Cullen in testa al convoglio.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
RomanceSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)