Mi svegliai da un sogno, sussultando e mugolando. Era da tempo che non dormivo così, dopo tanto ero finalmente ristorato. Rimasi ancora un po' seduto sul terreno morbido, l'alba stava pian piano sorgendo in mezzo a quella fitta foresta ancora assopita. I primi uccelli iniziarono a pigolare assonnati nei rami più alti delle querce. Mi alzai ed andai al ruscello, levai la giubba logora e sporca e raccolsi della saponaria deciso a darle una rinfrescata, gli schizzi di sangue non sarebbero andati via, ma l'odore, convenni, sarebbe migliorato. La immersi nell'acqua gelida del ruscello, il suo colore giallino divenne intenso, la sfregai con energia e osservai il lavoro della saponaria: aloni scuri tempestavano la mia tunica con superba tenacia, la strizzai, la schiantai con violenza su un grosso sasso bianco poco distante e la misi su dei paletti vicino a dove avrei acceso il fuoco. Raccolsi altra legna nelle vicinanze, il Lupo nebbioso saltellava contento vicino a me, gli grattai il sottomento spettrale con un sorriso, con un guaito approvò il mio affetto, sorrisi guardando i suoi occhi incandescenti smorzarsi un po'. Accesi un piccolo fuoco svogliato spostando i carboni della sera prima e riordinando i sassi attorno, feci bollire l'acqua nel mio pentolino per cuocere le radici mentre tagliavo a pezzi parte della mia carne affumicata. Preparai uno stufato di carne con le radici ricche di amido e aggiunsi un poco della mia preziosa riserva di sale e alcune erbe selvatiche. Poi andai al ruscello a lavarmi, affilai il piccolo coltello da caccia e considerai di rasarmi, mi allontanai in silenzio dal piccolo accampamento, avrei provato a lavarmi completamente per la prima volta dopo tanto. Temei di averne un disperato bisogno. Riuscii a lavarmi via gran parte della polvere e del sangue rappreso. Il mio braccio stava iniziando a guarire osservai con piacere: i capillari bluastri si stavano pian piano riassorbendo e le venature erano appena visibili sotto la mia pelle chiara. Uscii dal piccolo fiume e mi incamminai nudo ritornando verso il fuoco, il mio corpo si asciugò in fretta fortunatamente e riuscii a rimettermi i calzoni quasi subito portando gli stivali di cuoio ancora tra le mani, non avrei barattato per nulla al mondo la sensazione di camminare a piedi nudi sul soffice manto erboso di queste foreste. Trovai un altro mazzetto di saponaria, me lo strofinai tra i palmi e mi insaponai al meglio il mento e le guance e specchiandomi sulla superficie gorgogliante e irregolare del fiumiciattolo, cercai di rasarmi. Fu un'impresa abbastanza faticosa, riconobbi dopo di essermi tagliato tre o quattro volte, il mio sangue colava copioso e calmo dai piccoli tagli e lo sciacquai via cercando delle foglie di ortica da passarci sopra per fermare i tenaci rivoletti di sangue.
Tornai al fuoco che ardeva ancora tranquillo e rassicurante, Hawke aveva l'aria di essersi appena svegliata: occhiaie scure contornavano i suoi grandi occhi azzurri, alcune ciocche scure continuavano a ricaderle sul viso. Aveva rughe attorno agli occhi e alla bocca e si mordeva frequentemente le labbra, una cosa che non le avevo mai visto fare. Le porsi con un sorriso il pentolino gorgogliante di zuppa, non era molta osservai, ma a lei sarebbe servita più che a me, lo prese guardandomi con aria interrogativa. "Mangia, è una zuppa di radici e della carne del coniglio che ho macellato ieri, non è molta, ma non fare complimenti." le dissi con un sorriso, prese il pentolino con mani tremanti. trangugiò con foga il suo contenuto e si pulì la bocca con il palmo di una mano, sorrisi mentre cercavo di riordinare le poche cose sparse per tutto il prato. Una più profonda ruga di preoccupazione comparve sulla fronte e fra gli occhi della donna. Sapevo che ci sarebbero state domande. "Come mai sono qui?" "Ti abbiamo riportata indietro non appena abbiamo saputo che eri ancora viva. Cos'è successo? Come mai ti abbiamo trovata sepolta dal ghiaccio magico?" attaccai cercando di non darle modo di chiedermi cose che non avrei potuto spiegare in maniera semplice. "Non ricordo molto. – incominciò la donna abbassando il pentolino ormai vuoto – Ricordo che quella bestia mi attaccò ed io ero sfinita. Non sapevo cosa fare e imprigionai il mio stesso corpo dentro la coltre di ghiaccio, abbassando le mie funzioni vitali, aspettando di rigenerarmi... credo." "Straordinario." sussurrai tra me e me realmente affascinato. Le rughe sulla sua fronte si fecero più marcate, come una donna che ricorda qualcosa un tempo imparata a memoria. Si guardò le braccia e le mani, piegando le dita attorno al contenitore metallico. "A Skyhold ti attende una persona... – le dissi – ...ma prima di andare devo essere sicuro che riuscirai a sopportare il viaggio." la vidi sussultare, i suoi occhi si spalancarono e si velarono di lacrime. "Come ospite, non come prigioniero." mi permisi di puntualizzate in risposta alla tensione che stava ingabbiando il suo corpo, sembrò rilassarsi, mi sorrise.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
RomanceSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)