Gli occhi di Abelas si riaprirono, curiosi e vivaci sul viso pulito. L'antico elfo mi sorrise e si toccò il viso incredulo "Grazie Fen'Harel. Adesso ho un grande debito nei tuoi confronti, non solo perché mi hai liberato, ma anche perché Mythal mi ha liberato. Non so se la mia vita immortale riuscirà a ripagarti. Ma melava halani, ma serannas." disse inginocchiandosi, mi abbassai anche io e lo alzai, gli presi il viso triangolare tra le mani e gli sorrisi: "Hai la memoria corta elfo, non sei al mio servizio. Ti ho donato la libertà: ora sei un mio pari se accetterai di seguirmi e se lo farai sarà perché tu lo vorrai, altrimenti cambia il tuo nome e vivi come desideri vivere, fratello." dissi posandogli una mano sulla spalla, l'elfo ambrato mi prese tra le sue braccia, spiazzandomi. Mi teneva stretto e forte al suo petto. Rimasi interdetto da questo suo gesto, ma mi piacque. Si staccò e mi prese le spalle tra le mani affusolate e mi scosse "Sarò con te, fratello." mi disse. Il freddo mattino invernale rischiarava l'alcova dell'altare di Mythal, mi voltai e vidi il corpo di Flemeth posato sulla fredda pietra erosa. Mi concentrai e in un attimo sentii un flusso di magia uscire dal mio corpo e vidi il suo corpo mutare, lo vidi piegarsi alla mia volontà e pietrificarsi partendo dal basso. Sarebbe sempre stato suo questo posto ai confini del mondo, immerso nella natura lussureggiante e baciato dal sole. Osservai le piccole rughe che le solcavano il viso sereno, la accarezzai un'ultima volta e mi voltai. "Abelas, – chiesi all'elfo – uno dei tuoi agenti può rintracciare un'elfa di nome Briala? Possiede una parte degli Eluvian del Crocevia. Vorrei..." non riuscii a finire la frase. Una lancia di puro dolore mi trafisse la testa. Caddi in ginocchio sconcertato e incapace di capire, urlai dolorante prendendomi la testa tra le mani. Qualcosa dentro di me pulsava talmente forte che a momenti temei di esplodere. Digrignai i denti fino a rompermeli quasi. "Solas!" sentii Abelas urlare, incapace quanto me di capire cosa mi stava succedendo.
Hi los ni pogaas bonaar, Fahliil!
Un pensiero potente tuonò nella mia testa e mi schiacciò soffocandomi. Respirai a fatica.
Cosa? Chi sei?
Chiesi a fatica, restando accucciato a terra, l'elfo ambrato non sapeva cosa fare se non tentare di girarmi su un fianco e tenermi fermo.
Hin du'ul los ni hin suleyk, Grohiik. Hin kah los nunon aan motaad.
Mi schiacciai ancora più a fondo nel terreno, urlando e sanguinando dalle orecchie. Il mio sangue si mescolava alla polvere chiara del terreno. Ringhiai verso quella voce profonda e feroce a cui è bastata una frase per mettermi in ginocchio.
Na melana sahlin!
un ringhio potente si contrappose a quella voce nella mia testa. Il Temibile Lupo si destò avvolgendomi con la sua coda e spalancando gli occhi di fiamma. Attaccò quella potente presenza, accecato e furioso. Nella mia testa il mio Lupo di nebbia e quell'entità misteriosa ed antica stavano lottando. Ansimai e la mia vista si oscurò. Non saprei dire per quanto.
Nella mia mente assistei allo scontro: il mio Lupo spettrale, veloce e sfuggente attaccava senza sosta quell'entità dall'aspetto poco definito, ma enorme e sembrava schivare con sorprendente velocità i potenti attacchi della mia bestia spirituale. Il Lupo ringhiava rabbioso ed io ero paralizzato, incapace di muovermi e fare qualsiasi cosa: catene di spine mi avvolgevano crescendo sempre più attorno al mio corpo immobile. Gli uncini mi strappavano la cotta di maglia, lacerandomi la pelle e l'armatura si piegava sotto la loro stretta potente, il mio respiro si faceva sempre più affaticato. Cercai invano di tendere i muscoli, ma la stretta di quella presa mi impediva qualsiasi reazione. Una spira si protese verso il collo: era spinosa ma non era un vegetale, aveva delle squame, osservai, piccole squame dorate. Mi avvolse il collo e strinse. Il mio cappio era pronto e saldo: sarei morto così, in sogno, in un mio sogno. Che fine misera avrei fatto, riuscii a sorridere. Abbassai il capo sfinito e rassegnato al mio destino, rivolsi un ultimo disperato pensiero ad Elanor e al figlio che non avrei visto nascere. Uggiolai mentre il potente urlo di quell'intruso scaraventò il mio Lupo contro la parete scura della mia mente. Con fatica e il muso sporco di sangue si rialzò ringhiando violento, il suo aspetto era terrificante: altri occhi spuntarono al fianco degli altri, ardenti come braci e iniettati di sangue. La sua bocca era intrisa degli stracci nebbiosi di quella creatura e gli pendevano dai denti aguzzi serrati. Caricò un altro disperato attacco contro quella creatura che sembrava invincibile.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
Lãng mạnSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)