Cap. 17

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"Ditemi... – quella voce così innaturale – Dov'è il vostro Creatore adesso?" Corypheus uscì dall'enorme arco del Tempio, sospesa nella sua mano aveva la mia Sfera che emanava una luce rossa, ringhiai al pensiero della sua corruzione, nell'altra teneva un nostro esploratore, un giovane elfo Dalish, lo stesso ragazzo che si unì a noi nella Sacra Pianura. "Chiamatelo – continuò – invocate la sua furia contro di me." sogghignò e il suo sorriso regalò al suo aspetto qualcosa di ancora più terrificante: mezzo viso era dilaniato e dalla mandibola gli spuntavano cristalli di Lyrium, rossi e pulsanti di vita. I suoi occhi ardevano di piacere mentre i suoi artigli strozzavano quell'individuo ormai esanime "Non potete, perché non esiste!" continuò compiaciuto nel suo discorso gretto. Il suo torace si gonfiò osservando quella che un tempo era la mia Sfera, ispirando la sua aura di potere cremisi "Vi libererò dalla menzogna che vi intorpidisce, io sono Corypheus!" disse e lanciò il giovane contro un masso, sentii la sua schiena frantumarsi nello schianto. Il giovane mi rivolse uno sguardo, aveva ancora un secondo di bagliore agli occhi, il sangue scuro gli colava dalla bocca. Incurante del pericolo mi avvicinai "Dareth shiral, ma Lethallin." gli dissi, sul viso dell'elfo dai capelli di rame comparve un sorriso sereno. Spirò.


"Inchinatevi al vostro nuovo Dio e sarete risparmiati." concesse il Magister scendendo le scalinate distrutte del Tempio, avvicinandosi agli altri esploratori e a noi, Cassandra era un fascio di nervi pronto a scattare e distruggere qualsiasi cosa le si parasse davanti, strinse l'impugnatura della spada fino a farla stridere. Corypheus allargò le braccia e la mia Sfera prese a sollevarsi in alto, gli esploratori affannati e martoriati si rialzarono a fatica digrignando i denti, dedussi che non si sarebbero mai inchinati al volere di Corypheus. Non sapremo mai se quel gesto fu coraggioso, stupido o entrambe le cose, si opposero impugnando le loro armi, Corypheus era atterrito dalla loro disperata resistenza, sgranò gli occhi furioso come non mai, scrocchiò il collo "Come volete." disse e la Sfera emanò una nube di fuoco che investì in pieno il gruppo di esploratori, Elanor ed io lanciammo un incantesimo barriera, ma alcuni esploratori furono investiti dalla nube di fuoco senza possibilità di scampo, le loro urla ci avrebbero perseguitato nelle nostre notti a venire, mi dissi, mantenendo la barriera mentre Cassandra e Varric prestavano i primi, doverosi soccorsi ai sopravvissuti. Un Demone del terrore, con il suo corpo alto, agile e scheletrico attaccò gli esploratori che si erano riparati dietro a dei massi, i suoi artigli ferirono e dilaniarono la carne lasciando alle truppe in armatura leggera poche possibilità di sopravvivere. Cassandra non perse tempo e lo passò a fil di lama: la sua mano si sporcò del sangue viscido e scuro del demone, sorrise compiaciuta; avanzammo con le armi in pugno, Corypheus si inchinò omaggiando la nostra presenza "Sapevo che saresti venuta, mia giovane Inquisitrice, o forse dovrei chiamarti Elanor? É questo il tuo nome, vero?" Elanor aggrottò le sopracciglia "Finiamola qui, una volta per tutte!" urlò. Corypheus caricò le sue mani di magia e con uno scoppio fece tremare il terreno sotto di noi. Cademmo privi di equilibrio, quando la terra smise di tremare, l'intero edificio del Tempio e tutti i colli pietrosi che lo circondavano erano sospeso in aria. Sotto di noi, il vuoto.

"Hai avuto un discreto successo nello sventare i miei piani, ma non dimenticare mai cosa sei..." disse Corypheus avanzando verso di noi, traballanti ed increduli. "Sei una ladra, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un'intrusa, una blatta." enunciò Corypheus avvicinandosi ad Elanor. "Qui dimostreremo una volta per tutte chi è degno di diventare una divinità." ghignò malvagio. "Non stai dimostrando nulla con le tue chiacchiere vuote." lo provocò Elanor e ci riuscì alla grande, Corypheus era livido di rabbia, alzò le spalle e rise con quella sua voce roca. Un passo pesante. Un verso strano, troppo strano, ma l'avevo già sentito, mi dissi, poi un brivido, un ricordo. Haven. L'enorme drago nero di stava arrampicando sulle mura diroccate del Tempio, ci guardava con furia famelica spalancando l'enorme bocca scoprendo file di denti appuntiti. Ruggì in tutta la sua potenza spiegando le enormi ali lacerate. Si librò in volo verso di noi con le fauci spalancate, era la fine.

"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"Where stories live. Discover now