Cap. 16

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I giorni passavano lenti e tristi nonostante fosse praticamente estate: non vidi molto Elanor e quando di rado mi capitò cercai di cambiare direzione facendo finta di nulla, forse avrei dovuto parlarle, dirle qualcosa, qualsiasi cosa, ma a cosa sarebbe servito? Qualsiasi mia parola poteva alimentare in lei una qualche sorta di speranza che non volevo nemmeno generare, mi sentivo un mostro per averla amata, per amarla ancora e averla abbandonata senza darle alcuna spiegazione. Passavo le mie giornate quasi esclusivamente chiuso nella mia stanza, non uscivo nemmeno per andare alla torre a cercare alcuni manoscritti che avrebbero potuto servirmi per il volume sugli Squarci, non volevo incontrare gli sguardi di nessuno: le due costole rotte dal calcio della donna-drago erano l'esempio più lampante delle conseguenze delle mie azioni. Mi sedetti esausto e stanco sul mio scranno rivestito, la luce calda filtrava dai vetri gialli, azzurri e verdi della mia finestra inondando la stanza di colori vivaci e giochi di luce che in altre circostanze mi avrebbero sicuramente rallegrato. Invece mi alzai e tirai la spessa tenda restando al buio, presi una candela e la accesi. Cole entrò normalmente nella mia stanza, senza bussare. "Vi siete lasciati per amore, poi forse l'amore vi riprenderà. Più dolore, più gioia di chiunque possa sopportare, eppure lo abbracciate ancora." disse posandosi sulla porta chiudendola con il suo peso. Tutto, ma non questo avrei voluto dirgli. "Come potremmo non farlo?" chiesi più a me che a lui, come avrei potuto rinunciare a lei? "Ar lasa mala revas, sei così bella... ma poi ti sei allontanato. Perché?" chiese il ragazzo atono. Il giovane ragazzo Spirito sapeva esattamente dove infilare il coltello avvelenato. "Non avevo scelta Cole, lo sai bene." ringhiai al ragazzo che era venuto lì richiamato dal mio stesso dolore. "Ha il viso denudato, è imbarazzata e non sa perché, pensa che sia sua la colpa." un sorriso triste si posò sul mio volto, la mia Elanor, davvero lei pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato? Scossi la testa frustrato prendendola tra le mani. Non potevo crederci, Lunus era furiosa per quello, ha percepito la tristezza di Elanor e voleva difenderla da me. Era legata a lei da un vincolo che non potevo comprendere, un legame magico e antico, sconosciuto anche a me. "Non puoi curare questo dolore, Cole. Te lo chiedo per favore, lascia stare." Il ragazzo abbassò lo sguardo e si nascose sotto il ciuffo biondo. Prese a camminare velocemente intorno alla stanza per poi posarsi sul ciglio del letto ed io cercai il più possibile di ignorarlo. Ripresi in mano la penna e l'inchiostro cercando di riprendere a tradurre e mettere assieme i pezzi, ma la concentrazione sembrava essermi venuta meno, ringhiai frustrato scagliando la boccetta d'inchiostro sul muro macchiando anche il mio sacco di piume sul letto, presi delle pergamene e della sabbia cercando di asciugare il più possibile di quel liquido scuro. Sentii bussare alla porta, posai tutto e andai ad aprire irritato. "Ho chiesto... Elanor? Che... che ci fai qui?" chiesi sbarrando gli occhi dalla sorpresa. La Signora dell'Oblio mi spinse dentro, vacillai all'indietro mentre lei chiudeva la porta facendola sbattere "Adesso basta!" la guardai, era furiosa e spaventata come non l'avevo mai vista prima. "Inquisitrice, come posso aiutarti a prepararti alla battaglia finale?" chiesi fingendo di non aver capito il motivo per cui era lì, lei scoprì i denti dalla rabbia, poi divenne triste all'improvviso "Mi piacerebbe discutere di quello che è successo tra noi, Solas." temevo una frase simile, sospirai spaventato "Credo che questa discussione in questo momento non sia appropriata, – le dissi andando a sedermi sullo scranno senza degnarla del minimo sguardo – dobbiamo concentrarci su ciò che conta veramente. Tempra le ferite del tuo cuore, e rivolgi questo dolore contro Corypheus." una fitta al cuore mi fece quasi urlare dal dolore, ma non potevo permettermi di fare quello che in realtà avrei voluto. "Se potessi spiegarmi almeno il perché..." disse lei tesa come un bastone restando in mezzo alla stanza, il suo viso era basso e la sua voce era rotta dal pianto. Dovevo resistere, non potevo crollare: avrei voluto abbracciarla e dirle che l'amavo, ma non potevo. Dovevo proteggerla da me ancora una volta. "Le risposte porterebbero solo a più domande, – le dissi piano – un coinvolgimento emotivo così forte non aiuterebbe nessuno di noi. La colpa è mia, non tua, è stato irresponsabile ed egoista da parte mia. Spero che questo sia sufficiente." le dissi mascherando il più possibile il mio dolore. "Davvero non permetti a nessuno di vedere sotto la maschera che indossi?" chiese, una sua lacrima si schiantò sul pavimento con lo stesso rumore di un uragano. Respirai a fondo deglutendo rumorosamente: "Tu hai visto più di tutti, molto di più. Fammi sapere se posso esserti di aiuto per pianificare la nostra battaglia finale." cercai di troncare la conversazione, non sapendo quanto fosse dura la mia maschera d'indifferenza nei suoi confronti, però ero certo che a breve sarebbe stata sul punto di frantumarsi in mille piccoli pezzi. "Vuoi parlare con me quando avremo finito con Corypheus?" un ultimo, un ultimo disperato tentativo sussurrato con dolore, Dorian aveva ragione, mi dissi, sarebbe stata disposta a tutto, io per lei valevo la pena. "Va bene. – acconsentii – Se dopo saremo ancora entrambi vivi, te lo prometto, tutto sarà chiarito." promisi. Una promessa che avremo probabilmente rimpianto entrambi. Se ne andò chiudendosi la porta dietro le spalle senza dire altro, finalmente potei girarmi verso quella porta e respirare. Guardavo le lacrime di Elanor che mi fissavano crudeli sulla doga levigata, mi passai una mano sul viso e tremai dalla tensione, i miei muscoli erano indolenziti e tesi, il dolore al costato dove la donna-drago mi ruppe le ossa a calci era sempre presente, silenzioso e costante. Mi portai una mano al viso, le mie dita premevano sugli occhi cercando di frenare il mio mal di testa e il mio avvilimento, riuscii a non piangere anche se il mio cuore era sprofondato nella più totale apatia. Mi sentivo un mostro, avrei voluto abbracciarla e stringerla a me, avrei voluto crollarle tra le braccia e dirle chi fossi realmente, ma questo significava coinvolgerla definitivamente nella mia lotta ingloriosa e dirle tutto. Non c'è gloria nel mio viaggio, non provavo piacere per quello che facevo e avrei dovuto fare; sono stato sprovveduto, frettoloso, poco attento e le conseguenze delle mie azioni avventate hanno portato a questo, al dover prendere scelte dal peso enorme. Tremai e mi accasciai sulla scrivania, osservai pensieroso le venature del legno, passandoci sopra svogliatamente con le dita "Vuoi che ti aiuti?" chiese Cole ancora seduto sul letto, si era celato ad Elanor di proposito, ma era lì. "No Cole, non puoi." dissi piano, il ragazzo si alzò e mi poggiò una mano sulla spalla. "Dimentica." disse, ma non funzionò, lo guardai con uno sguardo sottile, il giovane trasalì tirando via la mano dalla mia schiena "Hai ragione, non posso farlo." disse triste e se ne andò a testa bassa, lasciandomi solo con le mie torture.

"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"Where stories live. Discover now