Pioveva nella foresta. La bambina dagli occhi viola era infreddolita e i suoi vestiti logori e strappati non le offrivano un'adeguata protezione dalle intemperie, la caverna era gelida ed umida. Dovevo fare qualcosa. Mi vedeva e mi percepiva come un grosso lupo nero dagli occhi di fiamma, questo era chiaro, e mi era ancora più chiaro che in quelle sembianze il mio aiuto era limitato ad alcuni specifici compiti, gli altri mi erano preclusi a causa delle mie sembianze; inoltre lei aveva bisogno di stare tra persone, elfi o meno che fossero, se vedevano una bambina in groppa ad un Lupo sarebbero stati guai seri per entrambi. Zampettai con la coda tra le gambe, riflettendo sul da farsi. La soluzione migliore era riprendere forma umana, ma come? Non sapevo come fare, il mio Spirito era debole e la mia magia ancora assopita.
La pioggia scendeva a dirotto all'esterno della caverna, decisi di uscire un po' lasciando la bambina addormentata in un giaciglio di paglia ricoperta da spesse foglie. Nessun predatore si sarebbe mai avventurato al di fuori della sua tana con questa pioggia. Camminai sotto il torrente che pioveva dal cielo, pensando frustrato ad una soluzione a quel problema e più camminavo tra l'erba bagnata più mi accorgevo che la soluzione mi stava sfuggendo di mano. Passai non so quanto tempo da solo, a vagare intorno alla caverna e spingendomi verso la radura dove una volta c'era l'accampamento del clan della piccola, annusando in cerca di tracce. Nessuna. Ringhiai rabbioso. Arrivai al limite della radura, sulle sponde di un lago. Le gocce d'acqua incresparono il suo placido stato disegnando cerchi scomposti. Mi sedetti e presi a leccarmi svogliatamente una zampa. All'improvviso un richiamo, come una musica sottile, una ninnananna, ma più forte, no, non era una ninnananna, ma una canzone di festa: avanzai quatto verso quel suono che ad ogni passo cambiava di intensità. Mi fermai a ridosso di un grosso e folto cespuglio di bosso, la musica proveniva da lì. Col muso cercai di farmi largo tra i rami induriti e un ramo spezzato mi ferì il naso, latrai di dolore, ma la musica mi chiamava; facendo perno sulle possenti zampe posteriori, cercai con quelle anteriori di spezzare qualche ramo, ad un certo punto una Sfera rotolò fuori dal cespuglio.
Esausto e sfinito guardai quell'artefatto: era un oggetto di incomparabile bellezza nella sua genuina semplicità: era di un materiale che non riconoscevo, striato di colori che sfumavano da giallo a verde, era immobile eppure la sua musica era assordante, la testa mi scoppiava. La afferrai tra le zampe anteriori e un fascio di luce mi inghiottì senza nemmeno lasciarmi il tempo di urlare. Sentivo il mio corpo mutare dolorosamente, la struttura del mio scheletro di lupo si stava rompendo per poi suturarsi un istante dopo in un dolore strano, particolare, sordo e incomprensibile. La musica si faceva sempre meno assordante, la mia vista cambiò e il mio tatto divenne incomprensibilmente più sviluppato. Non riuscivo ad avere alcun controllo su quello che stava succedendo al mio corpo, vorticai in quel cambiamento che non capivo e venni scagliato sul suolo privo di sensi. Mi destai qualche minuto, o forse qualche ora più tardi, scrollai la testa e cercai di rimettermi sulle zampe. Capii che ero insolitamente scomodo e caddi su un fianco, precipitai su una pietra accuminata conficcata nel terreno, il dolore che provai era insolito ed acuto. Qualcosa non andava. La Sfera giaceva per terra, come svuotata, non produceva più alcun rumore, nessuna melodia proveniva da quel piccolo globo ed era spenta. La raccolsi senza fatica con una mano lunga: ero cambiato, completamente cambiato.
Fen'Harel!
Dissi ansimando, madido di sudore.
Sì, sei tu. Ce ne hai messo di tempo, vecchio amico mio.
Disse il Lupo alzando il naso dalla coda pelosa. Sbadigliò.
Ora torna a dormire, Fen'Harel. Ho sonno.
E si rimise a dormire con un mugolio.
Stronzo arrogante.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
RomanceSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)