Mi destai ai margini di una foresta. Il fruscìo delle foglie e i tiepidi raggi di un sole primaverile mi bagnavano il viso. Chissà che sogno era. Chissà di chi fosse. Accanto a me intravidi terre coltivate, campi di cereali, ero probabilmente vicino ai Liberi Confini. Mi alzai dal soffice e fresco manto erboso. Mi toccai istintivamente la testa e mi scoprii con lunghi e lisci capelli castani. Mi mossi alla ricerca di uno specchio d'acqua: in giovane età e una quindicina d'anni prima del mio definitivo risveglio mortale avevo una capigliatura simile. In seguito, temendo di essere riconosciuto, li rasai completamente. Con facilità trovai quello che stavo cercando. Fissai l'immagine riflessa nello specchio d'acqua limpida. La forma del viso allungato e scarno, gli zigomi sporgenti, la fossetta sul mento e la cicatrice poco sopra il sopracciglio destro. Fin qui tutto normale, mi dissi. Poi osservai meglio. Il respiro mi si smorzò in gola. I miei capelli erano lunghi fin oltre le clavicole, lisci e color dell'ebano. Alcune ciocche sui lati erano fermate con dei monili, altre più avanti erano intrecciate con fili dorati. Sulla sommità del capo portavo il cranio affusolato di un predatore dai canini affilati. I miei occhi erano verdi con minuscole pagliuzze d'oro all'esterno dell'iride, brillavano nel riverbero dell'acqua. Ai lobi e poco più in alto portavo degli orecchini d'osso e oro. Dal collo allo sterno pendeva un grosso collare di scaglie di drago anch'esso di un colore paglierino. Mi alzai sconvolto. Ero il Temibile Lupo. Paralizzato dalla paura mi chiesi di chi fosse quel sogno.
Cercai di calmarmi e mi guardai meglio intorno, la pelliccia grigia e nera di Lupo faceva capolino sopra la mia spalla destra e in diagonale mi accerchiava schiena e torace fino al fianco, posata sopra una tunica di seta bianca. Uno spallaccio bronzeo finemente lavorato ad intaglio era fissato alla mia spalla sinistra da una tracolla con inserti dello stesso materiale legata al mio petto. Inserti in bronzo lavorati, così leggeri e resistenti mi avvolgevano le gambe nell'armatura da battaglia forgiata per un alto mago elfico, un Dio. Un Evanuris. Ero ancora più sconvolto. Presi ad aggirarmi nella zona, mi accorsi in breve tempo che era deserta, a parte l'incessante frinire di grilli e gli uccelli che si librarono in volo. Non c'era anima viva. Chissà dov'ero. Avanzai senza una meta ben definita: procedere senza meta era meglio che stare fermi senza meta, e molto meglio che arretrare senza meta anche perché non potevo farlo. Il sogno non era mio. Non avevo alcun potere. Ero un ospite invisibile. O almeno sperai che così fosse. Vidi delle colonne di fumo in lontananza, decisi di avvicinarmi con timore. Avanzai tra le spighe di grano e arrivai ad un piccolo villaggio. Era una tribù di Dalish apparentemente stanziale. Il mio cuore precipitò in un dirupo.
Nella cultura Dalish, Fen'Harel, tradotto nella lingua comune: il Temibile Lupo, era il Dio del tradimento e della ribellione. Le tradizioni ancestrali Dalish raccontano di un tradimento ai danni dei loro Dei, gli Evanuris, da parte del Temibile Lupo. Secondo loro Fen'Harel uccise prima la dea Mythal e successivamente creò il Velo, esiliando gli Evanuris nell'Oblio. Li bandì e privò le genti elfiche di qualcosa in cui credere.Di me si racconta una versione della storia molto più meschina di quella reale: si racconta che non ho mai apprezzato gli elfi e si dice che abbia passato secoli in un angolo lontano dal mondo mortale dopo il mio grande inganno, abbracciandomi e ridendo sguaiatamente, compiaciuto di gioia. In realtà i falsi dei avevano reso schiave le loro genti. Avevano superato il limite. Creai il Velo e così facendo distrussi i popoli elfici. Rasi al suolo la loro cultura e le loro meraviglie, contaminai indelebilmente la loro natura di elfi. Secondo le popolazioni fu un tradimento. In realtà ogni altra alternativa al Velo era dannatamente peggiore. Cercai di salvarli entrambi, Evanuris ed elfi, semplicemente separandoli. Li uni dalla brama sempre maggiore di potere, gli alti dalla loro ignoranza. Poi piombai nel sonno e rimasi in attesa di un futuro migliore.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
RomanceSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)