Cap. 10

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In lingua Dalish, il termine 'Harellan' significa traditore dei propri simili, ma quella parola non compare sui testi elfici prima dell'Era delle Torri. Probabilmente deriva dai termini antichi 'Harillen' (opposizione) ed 'Hellathen' (lotta onorevole). I Dalish chiamano Fen'Harel 'Dio degli inganni', ma alla luce di ciò sarebbe più corretta la traduzione 'Dio della ribellione'.

Non ci è dato sapere se e contro cosa si ribellò. Nelle leggende Dalish, Fen'Harel imprigiona le altre divinità per puro dispetto. Se solo potessimo comprendere più a fondo l'antica lingua elfica, forse scopriremo sfumature più complesse nella storia del Temibile Lupo.

· Da "Trattato sui costumi pagani ed eretici degli elfi" di Senallen Tavernier dell'università di Orlais.


"Perché lui è qui?" chiese Morrigan guardando la statua di pietra che mi rappresentava. "Rappresenta Fen'Harel, il Temibile Lupo: nelle storie elfiche egli induce gli dei a confinarsi nell'aldilà con l'inganno, per sempre. Mettere una statua così nel più grande Santuario di Mythal è come affrescare Andraste nuda in una chiesa..." disse perplessa la donna dagli occhi di sparviero. "Non siete la massima autorità nel campo, Morrigan, credo che nessuno lo sia..." tagliò corto Elanor. Un qualcosa mi fece credere che in qualche modo qualcosa, come me, ricordava. "Ci sono motivazioni dietro ai misteri. Forse è ancora troppo presto per conoscerle." Sorrisi malignamente: "Tutta la vostra conoscenza, Dama Morrigan e non potete fare a meno di dare alla leggenda il peso della storia, il saggio non scambia una cosa per l'altra." "E il nostro esperto di elfi che cosa suggerirebbe? Sentiamo..." disse con aria di sfida la Strega delle Selve affilando lo sguardo. Piantai il bastone in terra e conciso risposi: "Niente che si possa ricavare solo guardando qualcosa." e me ne andai verso la paratia per tirare una boccata d'aria. "Quando litigate sembra sempre che stiate per baciarvi con indomita passione." intervenne Sera leccando le penne delle frecce. Divenni paonazzo, non poteva averlo detto seriamente, quella piccola impertinente sgraziata. "Questa volta siamo andati ben oltre." chiuse la conversazione Morrigan. Concordai. Scendemmo verso un altare, Elanor camminò su una piastrella che irradiò luce magica sotto il suo peso. "Pare che la magia del Tempio sia ancora forte." convenne Morrigan, davanti a noi c'erano delle colonne ricoperte di edera recanti delle effigi nella lingua antica degli elfi, mi avvicinai e cercai di strappare dei rampicanti per poter capirne il significato. "É elfico? – mi chiese Elanor – dice qualcosa riguardo al Pozzo del Dolore?" Mi allontanai dalla colonna rotta e consunta, strizzai gli occhi: "Atish'all Vir Abelasan significa: Percorri la via per il Pozzo del Dolore..." Morrigan mi interruppe: "Parla di conoscenza, rispetto o purezza, non capisco, i segni sono troppo deteriorati per essere tradotti correttamente. Shiven, shivennen... di più non riesco a tradurre, mi dispiace, ma si parla del Pozzo, è un buon inizio." Elanor si dimostrò positiva e sollevata e non mi lasciò il tempo per avvertirla delle clausole: "Chi veniva a supplicare Mythal doveva dimostrare rispetto, forse percorrendo l'antico cammino troveremo la porta." disse Elanor camminando tra piastrelle che brillavano al suo passaggio. Un rumore sordo, antico. Una porta si aprì alla volontà di Elanor; il sigillo magico si infranse e ci accolse una stanza buia, piena di polvere e macerie, probabilmente un'anticamera. Aprimmo la porta successiva e un'esplosione ci fece sobbalzare. I Templari si stavano facendo strada a colpi di esplosivi. La rabbia dentro di me crebbe a dismisura, Elanor mi afferrò per un braccio, ero livido di rabbia. Samson ordinò ai suoi uomini, o quel poco che rimaneva del loro essere uomini, di respingerci senza fare prigionieri in breve tempo ci circondarono, dovevamo lottare, non avevamo scelta. Imbracciammo le armi pronti allo scontro: i nostri bastoni emanavano magia, la spada di Cassandra era affilata e pronta ad essere bagnata dal sangue, Sera aveva incoccato due frecce tenendone una tra i denti. Eravamo compatti e uniti contro una decina di guerrieri addestrati, non mi azzardavo a fare pronostici, ma avremmo sicuramente venduto cara la pelle. Ci accerchiarono e finimmo spesso con le spalle addosso ai nostri compagni. Un Templare afferrò Sera per un braccio e la sollevò da terra, perse la presa del suo arco che sordo si schiantò al suolo, il Templare corrotto le avrebbe rotto il braccio di lì a poco. Lei urlava e si dimenava, ma non riusciva a divincolarsi, un lampo di ghiaccio trafisse il guerriero sotto la scapola uscendo dalla spalla, sputò sangue e morì; quell'incantesimo mi costò un colpo con l'elsa sul torace. Sentii un dolore sordo irradiarsi in tutto il corpo, altre costole andarono in frantumi, la vista mi si offuscò, non dovevo svenire, non c'era tempo. Ringhiai furioso e con un'esplosione di mana richiamai Tempesta e congelai il guerriero armato che stava per tagliarmi in due, Elanor e Cassandra attaccavano senza sosta mentre riprendevo fiato. "Grazie, elfo." mi disse Sera raccogliendo l'arco e valutando i danni. Sbuffando disgustata incoccò un'altra freccia che colpì al collo un Templare, li sterminammo senza alcun rimorso. "Forza, possiamo ancora raggiungerli!" disse Elanor cercando di tirare via del sangue che le era schizzato sul volto.

"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"Where stories live. Discover now