Cap. 9

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Gli elfi ci hanno imbottigliati proprio come il Maestro aveva detto, cinque giorni nelle Selve. Si muovono più velocemente di tutti gli elfi che abbia mai visto, e conoscono la foresta come se ci fossero nati. Quelli che fuggono si fondono con ombre. Sono forti e non conoscono timore; ogni dannato elfo ha combattuto con onore fino all'ultimo, faticosamente ne abbiamo abbattuti molti, ma non tutti.

Gli attacchi si sono rallentati da quando abbiamo raddoppiato le truppe. Ne abbiamo uccisi abbastanza per fermarli. Corypheus dice che gli elfi si chiamano 'Sentinelle'. Mentre stavamo completando il piano per l'assalto finale al Tempio mi ha detto che gli elfi che stiamo combattendo sono gli ultimi 'veri' sacerdoti dei loro antichi Dei. Prima di potermi fermare gli chiesi come lo sapeva. Il Maestro mi guardò e aprì la mano. Un secondo dopo la sua Sfera magica fluttuava provocandomi dolore.

Mi disse che era appartenuta ad un elfo, che gli eventi lo avevano destato per il suo scopo. Il Maestro si voltò e pensavo di essere stato congedatoo, ma la sua voce mi ha fermato prima che me ne andassi. Ha detto solenne che non avrei mai potuto conoscerlo, che c'erano molte cose che non poteva dirmi, che le ha nascoste in modo da rimanere concentrati sul Pozzo. Ha detto che se avessi sacrificato tutto, non ci sarebbero stati segreti una volta che sarei diventato il Ricettacolo.

Mi lasciò così, ma non posso smettere di pensarci. Giurai che in quelle ultime parole ci fosse del rammarico. Vorrei sapere esattamente per cosa.

· Dai resti carbonizzati del libro da campo di Samson, recuperato dalle spie dell'Inquisizione presso un accampamento dei Templari rossi nelle Selve Arboree. Il resto del libro è troppo annerito dal fuoco per essere leggibile.


"Quelle creature forse sono il motivo per cui le Selve Arboree sono rimaste incontaminate." disse Morrigan avanzando nell'erba alta della foresta. "Nella lingua comune il loro comandante si chiama Dolore: un nome particolarmente azzeccato direi." dissi guardando alcuni templari trafitti da frecce elfiche di superba manifattura i cui segreti erano ormai del tutto dimenticati. Sera ne recuperò alcune. Erano perfettamente bilanciate e potenti, le punte cave non offrivano via di scampo per coloro che venivano colpiti, erano state fatte per uccidere in maniera dolorosa.

Avanzammo con difficoltà: il sole non sembrava eccessivamente alto nel cielo, ma non ne ero assolutamente sicuro, le fronde degli alberi non aiutavano in questo compito. Salvammo altre truppe dell'esercito di Orlais e dividemmo con loro alcuni nostri impacchi ed unguenti curativi. Cole pensò al resto con metodo e compassione, sospirai allentando la tensione accumulata sulle spalle e mi avvicinai a Cassandra. "Quante vittime, quante persone hanno corrotto e costretto a fare questo... per cosa? Per dar loro una vita di tormento e dolore per il sogno di un folle?" disse furiosa guardando nel vuoto. Il Lyrium normale era un tonico usato dai Templari e dai maghi dei vari Circoli, era fonte di deperimento accelerato in cambio di forza e vigore per gli uni e mana per gli altri: il nostro Comandante al tempo ne faceva uso e con grande fatica se ne era liberato, il suo uso in passato era per lui un motivo di vergogna assoluto e vivo. Non risposi alla Cercatrice, nessuna mia parola avrebbe placato la sua furia. Montammo l'ultimo presidio e prima di ripartire sostituimmo le armature rotte e le armi scheggiate. Indossai una giubba da incantatore e mi legai degli stivali a placche di drakite e scaglie di drago. Controllai il bastone, la mia furia ardeva sulla sua sommità, il cristallo incastonato nel metallo bruciava. Ci medicammo un'ultima volta le ferite prima di rimetterci in marcia: avevo un occhio pesto e gonfio, ammaccature su braccia e gambe e una o forse due costole rotte ma non provavo dolore, l'adrenalina si era impadronita del mio corpo fino a farmi dimenticare il dolore. Avrei stretto i denti.

Riprendemmo il cammino, con pura curiosità mista a paura per quello che avremmo potuto trovare. Subimmo altri attacchi da parte dei Templari rossi intenti a distruggere qualunque cosa di vivo o morto trovassero lungo la loro via. Erano incontrollabili e la loro furia cresceva a mano a mano che venivano braccati: erano come bestie in gabbia, feroci e prive di rimorsi attaccavano per uccidere. Fui colpito al petto da un pomolo d'ascia, persi la vista per il dolore acuto e sputai in terra un grumo di sangue. Eressi una barriera di ghiaccio attorno a me congelando il mio avversario, con un movimento del bastone gli trafissi la gola con la lama ornata. Vidi i suoi occhi ritornare chiari, un sorriso apparve sul volto scarno dell'uomo che avevo appena ucciso. Con difficoltà mi tirai in piedi e zoppicando bevvi un tonico per lenire il dolore, tossendo dal disgusto, ma non potevo fermarmi e l'unico impacco a mia disposizione lo avevo applicato al braccio di Elanor; almeno la sua ferita non si sarebbe infettata, mi dissi sforzando un sorriso. Alle nostre spalle c'era l'entrata del Tempio, entrai piano: le mura di pietra grigia, altissime, risvegliarono in me quella sensazione di meraviglia che non provavo da tempo: ero estasiato, ma avrei dovuto tenermi quell'intenso piacere per dopo, sperando di avere ancora la pelle attaccata al corpo una volta finito.

"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"Where stories live. Discover now