Un boato scosse il terreno sotto i nostri piedi. La fortezza tremò. Lunus che era dall'altro capo del salone per la prima volta alzò il capo dal cadavere del suo amato, vidi le ombre del suo volto rigato di lacrime. Riuscii a percepire il pensiero che mi colpì attraverso il suo sguardo.
Il Velo.
Confermò il Temibile Lupo, uggiolando isterico.
Non abbiamo più tempo.
"Alcuni anni di relativa pace..." ridacchiò Dorian sarcastico, ignorai volutamente il commento e con un rapido movimento delle dita ricucii cauterizzando magicamente l'arto mutilato di Elanor. I suoi occhi erano colmi di lacrime, tentava di trattenerle orgogliosa com'era, ma io riuscivo a sentirle nel suo respiro. Il suo dolore mi trafiggeva come lame di ghiaccio, l'arto reciso smise di sanguinare. Non ebbi il coraggio di dire nulla, Cullen si strappò un pezzo della tunica e me la passò, bendai al meglio che potevo quel braccio lacero. Lo annodai sotto la spalla e tornai a guardare Elanor. "Ce la fai a reggerti in piedi?" le chiese Cassandra con dolcezza. Lei si guardò il moncone, "Sì, credo di sì..." C'era una grande tristezza nelle sue parole. Si tirò in piedi, barcollando un po', Cassandra la resse con le poche forze che le rimanevano.
Un altro boato. Il tetto crepitò sinistro sopra di noi, la fortezza mi sembrò all'improvviso un immenso castello di carte in balia del vento. "Ed ora cosa facciamo?" chiese Dorian avvicinandosi a noi con mia figlia in braccio, schiacciata contro la sua giubba. La grande mano dell'uomo teneva ancora coperta la sua piccola orecchia a punta, la bimba premuta contro il petto di Dorian mi guardò spaventata. "Cercherò di aprire un portale verso un altro mondo. Cercherò di salvarvi." Dissi. Il mio sguardo accarezzò Lunus in fondo alla stanza. La vidi accarezzare il volto di Abelas, mi avvicinai a lei. Cole mi seguiva silenzioso, mi fermò prendendomi per un braccio. "Lascia... – mi disse – lascia che ci pensi io." Mi disse il ragazzo dai capelli di grano. Mi arrestai a pochi passi dalla donna-drago. Il suo volto contratto era una maschera di dolore, rimasi a rabbrividire in un angolo, mi strinsi il torace con le braccia, vedendola in quello stato. Sembrava una bambina: era accovacciata come una ragazzina, le ginocchia sotto il mento e un braccio attorno alle gambe, a piedi nudi. I suoi occhi erano vuoti, una sua mano accarezzava senza sosta la fredda pelle di Abelas. Cole fece un'altra dozzina di passi verso Lunus, e poi la donna-drago urlò. Urlò, urlò fino a rimanere senza fiato, poi sentii il suo faticoso ansimare. "Uccidimi!" mi gridò. "Se hai pietà di me, uccidimi elfo! Hai la forza necessaria per padroneggiare la tua magia! Fallo!" Mi chiesi brevemente se avesse previsto quel momento, se avesse immaginato la mia immobilità e l'avanzata di Cole. Vidi Lunus guardare il ragazzo con il viso deformato dal dolore, le lacrime sembravano non avere una fine, cadevano nel vuoto colpendo il volto immobile dell'elfo ambrato. "L'eternità è un tempo troppo lungo da passare da soli, Cole..." la sentii dire, il ragazzo si chinò verso di lei e le tolse una lacrima dallo zigomo. "...la mia epoca sarebbe finita tanto tempo fa, ma Mythal ebbe pietà di me cercando di salvare qualcosa che ormai era destinato ad essere perduto per sempre." la donna-drago continuava a passarsi tra le dita i capelli insanguinati di Abelas, sembrava lo stesse coccolando, dolce e premurosa. "E poi arrivò Abelas. Bello e fiero come solo un elfo poteva essere. Si insinuò nella mia vita quasi per gioco, un mio gioco, ma si rivelò ben presto per me quella luce che riusciva a non gettarmi nel baratro della follia. Ed ora che non è più accanto a me cosa mi resta, ragazzo? – chiese più a se stessa che a Cole – Non ho più nulla per cui valga la pena di lottare. Avrei dovuto dirgli che lo amavo... ma ero troppo sciocca, troppo orgogliosa. Ho sempre dato per scontato che ci sarebbe sempre stato, che sarebbe sempre tornato da me dopo ogni battaglia. Ed ora guardalo, giace qui, tra le mie braccia e non si muove, lo chiamo e non mi risponde. Dov'è? Dov'è il mio Abelas? – il suo dolore la stava consumando, vidi le sue lacrime continuare a scendere, cadendo sui capelli dorati e sporchi dell'elfo – Sono sola, vorrei essere come quelle bestie là fuori, senza cervello né cuore, senza rimpianti né dolori... Fin zu'u kopran, Cole?" lo Spirito di Compassione la fissava senza giudicare il suo dolore, senza compatirla le si sedette affianco. "Hai suo figlio." Vidi Lunus toccarsi il ventre ancora piatto, accennò brevemente un sorriso, ma la tristezza prese il sopravvento "Volevo questo figlio perché era suo. Lui me ne ha fatto dono per legarci ancora di più di quanto già non lo fossimo, per costruire quella famiglia, quella vita regolare che da secoli entrambi sognavamo e che ora non arriverà mai." Il viso della donna si spostò su di me, ero pietrificato dall'ondata di dolore della donna-drago. Dimenticai perfino di respirare. "Non farlo. – disse Cole – Abelas non vorrebbe questo. Solas può aiutarci, ancora." disse, Lunus sbuffò in una risata sforzata. "Abelas non può dirlo con certezza, – replicò sfiancata – ma penso che tu abbia ragione, spiritello. Permettetemi di portare il suo corpo con noi." Cole e Lunus si girarono verso di me, acconsentii alla strana richiesta senza esitazione.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
RomanceSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)