Mi svegliai ed era notte fonda, aprii gli occhi e misi a fuoco quel luogo scuro. Vidi una candela consumata giaceva sulla tela cerata posata sul terreno, la cera sciolta si era solidificata sul tessuto scuro. Mi alzai con un po' di fatica, mi legai gli stivali assicurandoli ai polpacci con le stringhe di cuoio ed indossai la giubba sopra la tunica chiara che mi arrivava sotto il bacino, respirai ed uscii dalla tenda. presi una pietra dal terreno e la manipolai magicamente, formando un piccolo lupo grigio, acquattato e mesto. Lo infusi di magia, i suoi piccoli occhi brillarono azzurri. "Io sono più forte di tutto questo." sibilai guardando il piccolo Lupo di pietra rigirandolo tra le mie mani. Non potevo fermarmi ora, dovevo arrivare fino a quel specchio, anche se ero così stanco. Il mio corpo bramava riposo. In verità, bramava Elanor. Toccai l'Eluvian di fronte a me, nel silenzio oscuro di quella notte mi colpì con la sua luce chiara e vivida. Un respiro ed attraversai lo specchio.
Skyhold. Questo era il mio posto. Conosco tutti i suoi segreti. Vorrei poter passeggiare là, come un topo dentro pareti e nessuno avrebbe mai saputo del mio ritorno. Nessuno.Qui potevo rivivere i miei ricordi più vivi con lei nell'Oblio. Era la cosa migliore che potevo fare, senza mai far passare il dolore di rivedere tutto ciò. Però, con un po' di fortuna, potevo veramente vederla, trovai uno dei corridoi di servizio usati dal personale della fortezza, con difficoltà entrai nel basso cunicolo e scesi alla biblioteca, quel posto che per me era più che familiare, la fitta rete di piccoli corridoi impolverati e bui si diramava tutt'attorno alla fortezza, retaggio di un antico uso da parte di spie ed assassini di corte, pensai. "La cosa strana è successa qualche settimana fa, uno degli elfi ha detto di aver visto una luce proveniente dall'anticamera di Elanor." quella voce, pensai, quella voce incredibilmente acuta per un uomo, quell'accento inconfondibile e quella cadenza quasi sprezzante, Dorian, pensai con un sorriso, il mio più caro amico era qui a Skyhold. Per un momento mi sentii sollevato, saperlo qui affianco alla mia Signora dell'Oblio era rassicurante più di ogni altra cosa "Suona come qualcosa che dovresti dire a Sua Inquisitabilità." disse un'altra voce a me familiare, una voce che sapeva di pietra e segreti, dolore e musica: Varric era con Dorian nella mia stanza della rotonda, cercai uno spioncino, ricordavo che ce n'erano un paio, li avevo visti mentre dipingevo le gesta di Elanor sulle pareti. "Ne ha passate così tante, – continuò il giovane Tev sospirando preoccupato – non voglio turbarla. Lei sfugge a quella stanza, evita quel posto quando può, ma non vuole spostare lo specchio da nessun'altra parte. Ma... sono contento. Da qualche giorno l'Ancora sembra non causarle più dolore. Sembra stia abbastanza bene, nonostante tutto. Non mi piace saperla triste, ha un bel sorriso." il tono del giovane umano cambiò all'improvviso, non seppi dare un motivo a quel suo repentino cambio nel tono della voce, improvvisamente mi sentii un verme, stavo origliando due dei miei più cari amici mentre parlavano di Elanor, ringhiai disgustato dal mio stesso comportamento, ma nessuno doveva vedermi "Dorian, è ancora innamorata di lui e non hai idea di quanto." disse Varric con un tono da chi la sa lunga in fatto di amori eterni, fiabeschi, forti e immortali. Il mio cuore mi rimbalzò in bocca. Cosa significava quella frase? Tesi tutti i muscoli del corpo fino a farmi male. "Cosa?! Io non avrei mai avuto alcuna idea? Davvero?!" urlò acuto Dorian sbattendo i pugni su quella che un tempo era la mia scrivania, nel mezzo della stanza. "Tengo il mio occhio puntato su di te, belloccio. Non me la si fa sotto il naso così facilmente..." sogghignò Varric sedendosi sul divano imbottito dietro la scrivania, dal tavolino prese una coppa di metallo e ci versò dentro del vino. "Per cosa?" chiese impotente il giovane uomo, il suo petto era gonfio e la sua irritazione era palpabile "Non accadrà mai, Dorian. Mi dispiace." disse il nano muovendo il vino nella coppa con un abile gesto del polso. "Io... – sospirò Dorian – avrei fatto di meglio." Varric annuì con lo sguardo basso: "É così." "Solas non è qui, ma io posso esserci se lei è disposta a volermi al suo fianco, anche come copertura. Il bimbo che porta in grembo, il figlio suo e di Solas non sarà un problema. Sarà come se fosse mio, potrei essere un buon marito per Elanor, nonostante la mia natura, nonostante io abbia altri... gusti." mi sentii mancare, il respiro mi si strozzò in gola. Non potevo crederci. La mia vista si offuscò, non potevo aver sentito veramente quelle parole. Non adesso, non qui, non era reale "Davvero Dorian? Saresti disposto a questo?" non volli ascoltare la risposta, se c'era stata, scappai da quel cunicolo tornando nelle stanze di Elanor, ero impolverato e spaventato.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
RomanceSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)