Cap. 29

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La disperazione mi sommerse mentre stringevo il corpo senza vita di Abelas. Non osavo lasciarlo andare, ma finché lo trattenevo ero inutile per qualsiasi altro compito. Vidi almeno due guerrieri della Viddasala girare le spalle alla battaglia e avvicinarsi a me decisi, come se avessero ricordato all'improvviso che avevano affari urgenti altrove. Molti altri sembrarono perdere lo slancio dell'attacco, riducendosi a difendere se stessi mentre si chiedevano cosa ci facevano lì. "Di nuovo! Stanno cedendo!" Percepii la fatica di Leliana in quel grido rauco. La spada che aveva tra le mani sembrava pesare come il mondo intero e non le era mai piaciuto uccidere un uomo guardandolo negli occhi. Poi un colpo di vento sopra di me mi fece acquattare come un topo di campagna sorvolato dalle ali di un gufo. L'urlo di rabbia e dolore di Lunus sovrastò qualsiasi altro rumore.

La mia bambina era posata sul lascricato freddo, vicino all'arco di Abelas. I due qunari caricarono verso di noi brandendo le loro enormi spade. Alzai il capo, trassi un respiro e mi mossi di scatto. Mi gettai furioso contro di loro. Due pugnali di ghiaccio si formarono tra le mie mani, penetrai la loro carne accecato dalla furia, nello stesso momento sentii una deflagrazione di magia, era la rabbia di un Lupo che protegge il suo cucciolo. Era fatta d'amore per ciò che proteggeva, più che di odio per ciò che combatteva. Era diretta a loro e la forza prodigiosa dell'esplosione pietrificò i due soldati ormai morti. Atterrai male sul pavimento reso scivoloso dal sangue, scivolai e rotolai, piegandomi come una bambola di stracci. Lunus intontita aveva girato il capo per guardare il mio corpo che si fracassava al suolo sfinito poi voltò lo sguardo alla Viddasala che dietro di me si stava rimettendo in piedi. Vidi la bocca della donna-drago deformata da un ruggito di puro e semplice odio. Con quella forza si lanciò attraversando veloce il salone staccando una freccia dal corpo morto di un soldato e prendendo l'arco di Abelas. Trasse indietro quella corda, sempre di più e pensai per un momento che l'arco si sarebbe spezzato. Vidi Lunus divenire la freccia quando incontrò gli occhi della Viddasala che avanzava pesantemente verso di lei. Scagliò il dardo. Infallibile come l'amore, la brillante freccia grigia volò. Colpì la Viddasala in pieno petto e affondò nella carne scura. Vidi la donna-fauno alzare una mano per strapparla dalla sua carne senza successo.

Chiusi gli occhi, li riaprii e vidi l'intero campo di battaglia. Vidi Elanor stremata, sentivo che era allo stremo delle forze, la sua mana era bassa: pericolosamente bassa. La vidi crollare in ginocchio, urlante di dolore, davanti ad un qunari armato di ascia e scudo. Vidi quello stesso scudo colpire Elanor ad una spalla, il suo corpo venne sbalzato svariati passi più indietro e rimase a terra. Sera giaceva sul pavimento, non si muoveva. Blackwall ringhiava ai tre qunari che l'avevano accerchiato. Dorian era immobile appoggiato ad una colonna, era ferito, vidi una densa scia di sangue colare sulla sua giubba. Cole lottava disperato, urlante di paura menava fendenti incollerito e furioso, il pugno di un soldato lo colpì in pieno volto spaccandogli il naso e lo zigomo. I qunari ci stavano sopraffacendo. Avevo visto abbastanza. Cassandra riparava con il suo scudo il corpo di Vivienne esanime e svuotato, mentre il Toro di Ferro e Cullen schiena contro schiena, cercavano di allargare il cerchio di soldati inferociti. Raccolsi nel mio corpo tutta la magia di cui disponevo. Fui travolto dai ricordi antichi delle fauci della morte che mi si chiudevano attorno. Sentii le mani di quella bambina impaurita che salvai e la paura dello Spirito di Saggezza che accompagnai alla morte, la mia vita fatta di ricordi fluiva ora tra le mie mani divenendo magia. Ai margini della mia furia sentii il terrore e il dolore che scorrevano nella sala e in quell'istante esplosi. Scagliai tutta quella magia in tutta la stanza. Vidi i qunari pietrificarsi nelle loro posizioni, rimanendo immobili. All'improvviso sentii la Viddasala tempestarmi di pugni. Sapevo bene che avevo una sola possibilità di ucciderla. Le mie mani si chiusero sul suo collo scuro. Conobbi l'istante gelido in cui persi quell'occasione, sollevò le mani unite fra i miei gomiti e spalancò le braccia, liberandosi della mia presa sul collo. Mi scagliò indietro con un calcio al ventre, precipitò contro di me come un'ondata di muscoli armati. Mi avrebbe sopraffatto senza difficoltà e sarei stato saggio a lasciarla fare offrendole una resa, ma un urlo di Ainwen, avvolta e abbandonata in mezzo ai cadaveri dei soldati qunari, risvegliò in me una rabbia che non sentivo dal giorno in cui avevo combattuto contro Samson. Lottai senza controllo, aspettandomi che la Viddasala mi uccidesse. Si trattenne più di me e mi inflisse meno danni di quanti ne infliggessi io a lei. So che le spezzai la clavicola, perché udii lo schianto ma come in tutte le battaglie, quando quel raptus mi prende, il ricordo è vago e dissociato.

"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"Where stories live. Discover now