"Vieni. Prima che i bardi smettano di suonare, balla con me." le dissi, porgendole la mano sperando di ricordare come si fa a ballare sotto un cielo stellato. Sorrisi al pensiero di farmi guidare da lei. La gente nel salone del Palazzo d'Inverno ballava serena, i loro corpi erano avvolti in splendidi abiti dai vivaci colori, nello stile di Antiva, e le loro facce erano celate da elaborate maschere di pizzo e finissima porcellana candida. L'Impero delle maschere, pensai ridacchiando portandomi una mano alle labbra. "Certo." mi rispose con un sorriso e mi si avvicinò, profumava di albicocca. La strinsi a me, potevo sentire il suo calore. Ondeggiavamo, la mia mano era posata sulla schiena, mentre l'altra teneva leggera una sua mano, sentivo il battito del suo cuore nel petto premuto contro il mio. Mi piaceva. Elanor. Mi piaceva il suo essere così diversa, così eccezionalmente unica. Mi aiutava a non pensare, mi aiutava ad essere normale.
Ballavamo su quel terrazzo di marmo dai toni chiari, circondati da una tiepida notte stellata. Chiusi gli occhi e decisi di assaporare quel momento di assoluto piacere con lei. Era da tanto che non ballavo, nell'Oblio ho assistito a centinaia di eventi come questo, ma ero uno spettatore. Solamente un ospite all'interno di ricordi altrui.
"Solas..." trasalii al sussurro, nelle mie divagazioni a passo di danza avevo perso la cognizione del tempo. "Solas, ti andrebbe di scendere ai giardini? Avrei bisogno di fare due passi, lontano da tutto questo." mi chiese alzando di poco il capo dal mio petto, mi guardò negli occhi, le sorrisi "Certo, vhenan. Ti accompagno volentieri, fammi prendere alcune cose, del vino, una coperta e dei dolcetti... di certo avrai fame!" "Da morire..." mi disse lei toccandosi lo stomaco. Durante la sera non avevamo mangiato praticamente niente ed ero affamato anche io. "Aspettami all'entrata, faccio più presto che posso." Scesi nelle sale della servitù, presi di corsa una coperta di lana eterna color corallo, un po' delicata forse, ma non avevo tempo di cercare qualcosa di più grezzo. Andai alle cucine, rovistai e trovai facilmente del vino, del pane nero, della carne essiccata, del miele e dei dolcetti glassati. Mi ingozzai di un po' di tutto mentre infagottavo le cose nella coperta. Corsi fuori da un accesso secondario facendo attenzione alle guardie di palazzo, intente più che altro a non addormentarsi, annoiate a morte, ma la fiducia non è mai troppa in questi casi. Sarebbe stato complicato da spiegare cosa stessi facendo e l'Inquisizione avrebbe dovuto pagarne il prezzo. Cercai di calmarmi, sgattaiolai da Elanor. I suoi lunghi capelli neri risplendevano alla luce della luna, rimasi a fissarla mentre raccoglieva un tulipano in boccio. Era bellissima. Per la prima volta dopo tanto ero innamorato. Innamorato di un'elfa, figlia di un popolo che mi aveva sempre deriso e disprezzato ed io disprezzavo a mia volta. Ma non mi importava.
"Eccomi, ho tutto il necessario." guardai soddisfatto il piccolo fagotto che avevo legato di traverso sulla schiena. "Andiamo!" mi esortò lei con un sorriso. Passeggiavamo da circa dieci o quindici minuti, parlando dell'Oblio, in questa zona il Velo era sottile, sentivo il suo richiamo. È curiosa, pensai, di una curiosità pericolosa ed affascinante, spero di non tradirmi ora. Sarebbe... troppo. Non capirebbe ed io non saprei spiegarlo senza apparire un mostro e non voglio perderla, significa molto. Troppo. Da quel bacio nel sogno ad Haven ho paura di troppe cose, ma perderla è la paura più grande di tutte.
"Guarda – mi disse irrompendo nei miei pensieri melanconici – ci mettiamo qui? Sotto a questo salice?" Spostai le fitte fronde e con un inchino la feci entrare, lei mi ringraziò con un gesto del capo ed un sorriso complice "La mia accompagnatrice si sta montando un po' la testa vedo." dissi scherzosamente accendendo un paio di torce di velfuoco: un fuoco magico, molto simpatico nel suo bagliore verde azzurro, lei si mise a ridere. "Se non posso essere autorevole con te e con voi prima di tutto, come faccio ad essere presa sul serio dalle persone esterne all'Inquisizione?" una risposta che mi sorprese, la tirai a me e la baciai. Piccolo halla, pensai, così tenero e dolce, così ingenuo ed innamorato. Le lacrime mi punsero gli occhi.
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"What is the old Dalish curse? May the Dread Wolf take you?"
RomanceSolas and Lavellan - A Fan Fiction (VERSIONE AGGIORNATA)